L’EUROPA CE LA FARÀ – di Nello Gargiulo

SANTIAGO DEL CILE\ aise\ - “Gli ultimi 75 anni sono il periodo più lungo di pace di cui ha goduto il Continente Europeo dopo la dura esperienza della seconda guerra mondiale”. Parte da questa riflessione il lungo articolo di Nello Gargiulo, consigliere CGIE in Cile, pubblicato dal giornale in lingua italiana “Presenza”.
“Il carbone e l’acciaio, usati a cavallo delle due guerre per la produzione di energia e di mezzi cingolati e cannoni, nel 1951 furono alla base del primo vero e grande accordo per la ricostruzione: la CECA (Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio).
Forte e profuso fu il miracolo economico del dopoguerra al punto che, alla caduta del muro di Berlino, i Paesi dell’Est non esitarono a inglobarsi all’Unione Europea che, allargata, assicurerà meglio anche la pace.
L’Euro come moneta comune, simbolo anche di condivisione quotidiana, con il tempo non riuscirà ad assicurare vincoli di crescita anche culturali, come si sperava.
Attuali più che mai sono quei saggi sull’Europa di Ratzingher del 2004, quando gìa prima di varcare il soglio Pontificio, con l’appoggio dell’allora presidente del Senato Marcello Pera, richiamò i Paesi europei a rifarsi alle comuni origini critiane dei singoli Paesi.
L’Europa quindi doveva ritrovare una cultura comune per combattere il “relativismo etico moderno” che affiorava come il nemico nascosto che corrode l’idea stessa dell’origine dei singoli trattati.
Il grido di dolore all’Europa che l’Italia fin dalla prima fase dell’epidemia, vedendosi in difficoltà nel farcela da sola, lancia ai vertici dell’UE sembrava cadere nel vuoto, ma le colossali difficoltà presto sono diventate comuni. Dubbi e incertezze sfidano la politica dei singoli Stati, dei vertici dell’Unione e mettono sul tavolo la ricerca di piani di azione condivisi dove la solidarietà e il bene comune reclamano essere strumenti di intesa e di lotta per curare anche individualismi e consumismo nati in modo disordinato proprio da quel relativismo etico dilagato a macchia d’olio insieme al benessere.
Per fortuna le prove di abnegazione e coraggio di medici, infermieri, non solo italiani, e della società civile europea stanno dando prova che esiste una società ancora sana, che insieme alle forze imprenditoriali e di innovazione dovrà fare da battistrada per la ripresa. Allora sì che le ingenti somme stanziate troveranno le strade adeguate e giuste per essere impiegate e non finire nelle mani degli speculatori sempre in agguato. Questo sì che sarebbe un pianto amaro che tutti vogliono scongiurare!
Un’attenzione speciale deve esistere anche nelle nostre comunità italiane all’estero per entrare in sintonia e trovare strade di bidirezionalità per la ripresa che dovranno coinvolgere i nostri Paesi Latino-Americani, dove si vive l’incertezza ancora in atto nella lotta al virus e per le realtà economiche e sociali che, dove sono troppi fragili, renderanno piú difficile la risalita.
Non sentiamoci soli, perchè, sebbene i processi di integrazione dei nostri Paesi in America Latina ancora siano lontani per pensare e disegnare un futuro di maggiore collaborazione, sempre si aprono spazi per nuove iniziative.
L’ora dell’Europa e dell’Italia per la loro rinascita verrá sfidata anche in questo rapporto da ripensare rifacendosi, anche qui, alle comuni radici storiche e culturali”. (aise)