“PRENDERE LA CROCE” PER LA SALVEZZA DEL MONDO

ROMA\ aise\ - “Prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo. Questo il messaggio che Papa Francesco ha affidato a fedeli e pellegrini che si sono raccolti ieri, 30 agosto, in piazza San Pietro, per il consueto appuntamento con l’Angelus domenicale.
“L’odierno brano evangelico (cfr Mt 16,21-27) è collegato a quello di domenica scorsa (cfr Mt 16,13-20)”, ha esordito il Santo Padre. “Dopo che Pietro, a nome anche degli altri discepoli, ha professato la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio, Gesù stesso incomincia a parlare loro della sua passione. Lungo il cammino verso Gerusalemme, spiega apertamente ai suoi amici ciò che lo attende alla fine nella città santa: preannuncia il suo mistero di morte e di risurrezione, di umiliazione e di gloria. Dice che dovrà “soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16,21). Ma le sue parole non sono comprese, perché i discepoli hanno una fede ancora immatura e troppo legata alla mentalità di questo mondo (cfr Rm 12,2). Loro pensano a una vittoria troppo terrena, e per questo non capiscono il linguaggio della croce”.
“Di fronte alla prospettiva che Gesù possa fallire e morire in croce”, ha continuato Bergoglio, “lo stesso Pietro si ribella e gli dice: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai!” (v. 22). Crede in Gesù – Pietro è così –, ha fede, crede in Gesù, crede; lo vuole seguire, ma non accetta che la sua gloria passi attraverso la passione. Per Pietro e gli altri discepoli – ma anche per noi! – la croce è una cosa scomoda, la croce è uno “scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo” il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza. Per questo Gesù risponde a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (v. 23). Dieci minuti prima, Gesù ha lodato Pietro, gli ha promesso di essere la base della sua Chiesa, il fondamento; dieci minuti dopo gli dice “Satana”. Come mai si capisce questo? Succede a tutti noi! Nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo, guardiamo Gesù e andiamo avanti; ma nei momenti in cui viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo, Satana – come dice Gesù a Pietro – ci tenta. È proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù”.
“Rivolgendosi poi a tutti, Gesù aggiunge: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (v. 24). In questo modo”. Ha spiegato Papa Francesco, “Egli indica la via del vero discepolo, mostrando due atteggiamenti. Il primo è “rinunciare a sé stessi”, che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori. L’altro atteggiamento è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia: lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il Male”.
“Così l’impegno di “prendere la croce” diventa partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo. Pensando a questo”, l’invito del Santo Padre, “facciamo in modo che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili. La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Ogni volta che fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristo crocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servo del Signore, ha realizzato la sua missione dando la vita, versando il suo sangue per la remissione dei peccati. E non lasciamoci portare dall’altra parte, nella tentazione del Maligno. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo”, ha concluso, facendo come sempre appello alla Vergine Maria, affinché “ci aiuti a non indietreggiare di fronte alle prove e alle sofferenze che la testimonianza del Vangelo comporta per tutti noi”.
Al termine dell’Angelus il Papa non ha mancato di volgere un pensiero all’attualità internazionale, in particolare alle “tensioni nella zona del Mediterraneo orientale, insidiata da vari focolai di instabilità. Per favore”, ha detto, “faccio appello al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione”.
Infine domani, primo settembre, ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. “Da questa data, fino al 4 ottobre, celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese e tradizioni il “Giubileo della Terra”, per ricordare l’istituzione, 50 anni fa, della Giornata della Terra”, ha riferito il Papa, salutando le diverse iniziative promosse in ogni parte del mondo. (aise)