REFERENDUM 2020: LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI - di Nello Gargiulo
SANTIAGO DEL CILE\ aise\ - “Il 29 marzo il popolo italiano e gli iscritti all’AIRE saranno chiamati ad esprimere Il voto per un Referendum su una importante riforma di modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Carta Costituzionale italiana e che in questo caso specifico riguarda la riduzione del numero dei parlamentari. La legge di modifica stata già approvata dal parlamento con una larghissima e trasversale maggioranza l’8 ottobre del 2019. Con questa, il numero dei parlamentari passerà per la Camera dei Deputati dagli attuali 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200”. Inizia così il pezzo di Nello Gargiulo, Consigliere Cgie per il Cile, in questo articolo pubblicato su "Presenza” periodico della comunità italiana in Cile.
“Si tratta di una sensibile riduzione che allinea l’Italia agli altri paesi Europei. È stata un’iniziativa politica lunga e difficile per trovare consenso che alla fine si è riflessa nella comune convinzione di ridurre da una parte i costi della politica e dall’altra rendere più agile il lavoro del potere legislativo.
Noi all’estero ci dobbiamo preparare, come in altre circostanze, all’arrivo delle buste con il materiale del voto a partire da una ventina di giorni prima della data del 29 marzo. Mettere in avviso previo: portieri dei palazzi e condomini ed attenti ai campanelli; i postini privati avranno fretta per l’alto numero di consegne.
Tempi ristretti e quindi muoversi sensibilizzando anche amici, parenti e conoscenti. Come italiani all’estero vedremo la già esigua rappresentanza attuale (6 senatori e 12 deputati) ridotta di un terzo, quindi 4 e 8. Qui mi sia permessa usare questa espressione forte: siamo difronte a una delle tante contraddizioni della politica se consideriamo che gli iscritti all’Aire aumentano di anno in anno e quindi con la riduzione ci potrebbe essere una minore amplificazione nel Parlamento specialmente quando si reclama un rapporto di maggiore integrazione e collaborazione, che si voleva stimolare quando con la creazione della Circoscrizione Estero, venne esteso l’esercizio del voto nelle modalità attuali anche a tutti gli italiani residenti nel mondo.
Cosa fare? Come regolarsi dall’ estero in questa circostanza? Va da sé che la nostra partecipazione deve essere attiva con l’emissione del voto. Dobbiamo dimostrare che ci siamo e guardiamo con interesse tutte le vicende del nostro paese. Le comunità italiane sono una estensione della Patria e della dinamica della sua storia oltre i limiti geografici. Diversamente il diritto di voto di 5 milioni di concittadini non avrebbe senso e nemmeno si giustificherebbe l’alto costo.
La contraddizione in questo caso della riduzione aritmetica anche per l’estero, non deve generare una contrapposizione ma essere capace di riportare sul piano civico il riconoscimento ed il valore delle nostre comunità che, come ha espresso il Presidente Mattarella alla cerimonia motu proprio, con la consegna (17 febbraio) delle onorificenze a coloro che si sono distinti come italiani nel segno della Solidarietà, questa non è altruismo ma è parte di una comunità. Non vogliamo essere negativi, ma dobbiamo esigere alla politica italiana di allargare lo sguardo sui nostri ambienti e lasciare da parte tanta “tautologia” che nasce proprio quando non si è agili nell’innovazione dei meccanismi con i quali si alimentano questi rapporti.
La solidarietà è il principio che deve reggere questi rapporti tra lo Stato italiano e le comunità all’estero. Sarà giunto il momento di darsi una nuova regolata, rivedendo l’insieme delle forme di rappresentanza che mettono alla base giustamente la solidarietà come paradigma di riferimento e di comportamento?”. (aise)