Ancora molti i dubbi sulla morte di Luca Ventre: la parola alle magistrature uruguaiane e italiane

MONTEVIDEO\ aise\ - “Sulla morte del 35enne Luca Ventre, ribadiamo, è bene che a fare chiarezza siano le magistrature uruguaiane e italiane. In questo momento è giusto ed è davvero il minimo che la famiglia dell’uomo possa sapere cosa è successo al proprio familiare. Ma crediamo fortemente che in questa storia l’Ambasciata italiana di Montevideo, che viene troppo spesso tirata in ballo, non abbia nessuna responsabilità. E lo diciamo noi de “La Gente d’Italia” che mai siamo stati teneri con questa istituzione, come avete avuto modo di constatare nel corso della nostra storia editoriale. Anzi, tutt’altro che rose e fiori i nostri rapporti con la struttura di via José Benito Lamas”. Si apre on queste riflessioni l’articolo pubblicato dal giornale on line diretto da Mimmo Porpiglia a Montevideo, ora on line, che fa il punto sul caso Luca Ventre, il connazionale morto dopo aver scavalcato la protezione della sede diplomatica italiana.
“Ma per amore della verità”, scrive Gente d’Italia, “in questa vicenda, secondo noi, l’Ambasciata c’entra proprio nulla. Per una serie di motivi. Non mettiamo in dubbio - e ci mancherebbe altro - che Luca possa essere stato minacciato da qualcuno negli ultimi tempi e che lui abbia tentato di chiedere aiuto proprio in Ambasciata. Ci sta, indubbiamente. Il passaggio è quello giusto. Ma perché scavalcare, alle sette di mattina (primi dubbi: il video trasmesso dal Tg3 mostra un orario diverso da quello dichiarato e cioè le 7:14; perché non le 7:04 come viene da più parti confermato? Esistono due differenti video?)? E ancora: Luca sa benissimo che in un giorno festivo (era il 1° gennaio) il Consolato è chiuso. Punto terzo: perché scavalcare il cancello per cercare di entrare non dove stanno gli uffici, ma in uno spazio privato destinato esclusivamente alla residenza dell’Ambasciatore stesso, cioè dall'altra parte rispetto a dove è ubicata la Cancelleria consolare? Perché poi tentare la fuga e non dichiarare apertamente di essere lì per essere ascoltato e aiutato e che non si sarebbe mosso di lì fino all’arrivo dell’ambasciatore?
Non è assolutamente nostra intenzione difendere il poliziotto “deputato alla protezione delle sedi diplomatiche”, che anzi, per noi, ha sbagliato decisamente quando ha optato per immobilizzarlo non con le canoniche manette, ma in maniera decisamente più forte, in pratica bloccandolo a terra per diversi minuti. Però vedere un estraneo che entra in una proprietà privata, con lo zainetto in mano, di certo avrà allarmato - e non poco - il tutore dell’ordine. È bene specificare che in altre zone del mondo e ci riferiamo alle ambasciate Usa, di Israele, Gran Bretagna, Russia... si sarebbe arrivati facilmente all’abbattimento o al ferimento dello scavalcante tramite colpi di pistola. Insomma, all’azione (lo scavalcamento del cancello) è succeduta una reazione (il blocco di Ventre).
Per i suoi familiari, Ventre è venuto a mancare proprio lì, in Ambasciata, vittima della reazione troppo violenta del poliziotto. Un’altra versione invece ipotizza una morte avvenuta all’Hospital de Clinicas, dove è stato portato successivamente all’immobilizzazione. Questa, in pratica, la cronaca dei fatti, che ha portato all’apertura di un procedimento in cui s’ipotizza il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti. Di certo a fare chiarezza sarà l’autopsia sul corpo di Luca che dovrebbe avvenire anche in Italia e, ancora di più, le indagini coordinate dal pm Sergio Colaiocco, che ha affidato ai carabinieri del Ros la delega per svolgere alcuni accertamenti.
Se qualcuno avrà sbagliato, è giusto che paghi il proprio dazio alla giustizia. Ma ci chiediamo: perché tirare in ballo la nostra istituzione in Uruguay? Quali “colpe“ dovrebbero essere imputate all'Ambasciata? Se a placcarlo duramente e per lunghissimi minuti fosse stato un carabiniere italiano il discorso sarebbe stato diverso. Ma i carabinieri a guardia delle Ambasciate nel mondo sono pochi e, per fortuna, non hanno mai sparato come purtroppo fanno altri corpi militari preposti a questa vigilanza. Noi ci chiediamo ancora perché Luca Ventre, come è scritto anche sul sito dell'Ambasciata, non ha telefonato allo 00598 99647551. Perché non ha citofonato chiedendo aiuto?
Ripetiamo la nostra vicinanza alla famiglia di Luca, ma ora non resta che aspettare gli ulteriori sviluppi delle indagini. Se Luca é morto per il placcaggio, l'unico a pagare dovrà essere colui il quale è intervenuto duramente. In molti si interrogano e chiedono spiegazioni sul perché l'Ambasciata non abbia reso pubblico e immediato lo scavalcamento e il successivo decesso. Be’, sbandierare ai quattro venti che si può facilmente scavalcare e entrare in una Ambasciata non é certo prudente... quanti per spirito di emulazione sarebbero invitati a provarci? Che poi il ministro Di Maio o qualche sottosegretario molto presente sui fatti uruguaiani non siano intervenuti subito questa è un'altra storia, certamente da condannare.
Resta purtroppo il fatto che un giovane italiano é morto in circostanze ancora tutte da chiarire. Le magistrature: saranno loro a parlare. Speriamo in breve tempo”. (aise)