Farnesina e dintorni

ROMA – focus/ aise - “L’Italia condanna i lanci di razzi contro una postazione della Coalizione Internazionale per il contrasto a Daesh ad Erbil (Kurdistan iracheno), che hanno causato la morte di un dipendente della base ed il ferimento di numerosi militari e civili”. Così il Ministero degli Affari Esteri in una nota in cui esprime “solidarietà alla famiglia della vittima” e auspicio per “la pronta guarigione di chi è rimasto coinvolto nell’attacco”.
Tre razzi sono stati lanciati ieri contro la postazione della Coalizione ad Erbil: oltre alla vittima accertata di cui non è stata resa nota la nazionalità, sarebbero 5 i feriti. L’attacco è stato rivendicato oggi dalla milizia filoiraniana Saray Awliya al-Dam, “I guardiani delle brigate del sangue”.
L’Italia, conclude la Farnesina, “conferma il suo impegno, al fianco del Governo iracheno e delle Autorità regionali del Kurdistan, nella lotta al terrorismo e all’estremismo violento e nell’impegno per restituire sicurezza e stabilità all’Iraq e all’intera regione”.
“L’Italia condanna con fermezza l'attacco nei confronti del ministro dell'Interno del Governo di Accordo Nazionale libico Fathi Bashagha”. È quanto si legge in una nota della Farnesina che ieri ha espresso “la sua solidarietà al ministro Bashaga e ai membri del suo staff” per un “episodio inaccettabile”. Il convoglio del ministro ha infatti incrociato un'auto di una milizia fedele a Serraj ed è stato coinvolto in uno scontro a fuoco in cui è stato ucciso un poliziotto.
La Farnesina dunque “si appella a tutti gli attori libici ad astenersi da ogni azione volta a compromettere il percorso verso la stabilizzazione della Libia delineato dal Foro di Dialogo Politico Libico con la nomina dei membri dell’autorità esecutiva temporanea chiamata a condurre il Paese alle elezioni del 24 dicembre 2021”.
“L’Italia rimane al fianco della Libia in questa fase cruciale del suo percorso verso la sicurezza, la stabilità e la prosperità, nell’interesse del popolo libico”, aggiunge la nota del MAECI, che conclude riaffermando “il suo pieno sostegno all’azione della Missione UNSMIL ed all’operato dell’Inviato Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Jàn Kubiš”.
"Noi, i ministri degli esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America e l'Alto rappresentante dell'Unione europea condanniamo fermamente la violenza commessa dalle forze di sicurezza del Myanmar contro le proteste pacifiche”. Inizia così la dichiarazione dei ministri degli Esteri del G7, tra cui l’italiano Luigi Di Maio, sulle violenze in Myanmar, dove continuano le manifestazioni di protesta dopo il colpo di stato.
Espresse “le condoglianze per la perdita di vite umane”, i ministri sostengono che “militari e polizia devono operare con la massima moderazione e rispettare i diritti umani e il diritto internazionale. L'uso di munizioni contro persone inermi è inaccettabile. Chiunque risponda alle proteste pacifiche con la violenza deve essere ritenuto responsabile”.
I ministri condannano “intimidazioni e l'oppressione di coloro che si oppongono al colpo di stato” e ribadiscono la loro “preoccupazione per la repressione della libertà di espressione, anche attraverso il blackout di Internet e le modifiche draconiane alla legge che reprimono la libertà di parola”.
“Il sistematico attacco a manifestanti, medici, società civile e giornalisti – si intima nella dichiarazione – deve cessare e lo stato di emergenza deve essere revocato. Continuiamo a chiedere il pieno accesso umanitario per sostenere i più vulnerabili”.
Concludendo, i Ministri degli esteri del G7, confermano “l’unanime condanna del colpo di stato in Myanmar. Chiediamo nuovamente il rilascio immediato e incondizionato di coloro che sono stati detenuti arbitrariamente, tra cui il consigliere di stato Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint, e continuiamo a sostenere il popolo del Myanmar nella loro ricerca di democrazia e libertà". (focus\ aise)