Giorno della Memoria/ Storie e testimonianze del Campo di internamento di Ferramonti di Tarsia nello speciale di ParkTime Magazine: il giornale online dei Parchi Letterari

ROMA\ aise\ - Ci sono luoghi che appartengono ad ognuno di noi, anche se non li conosciamo e ancora non ci siamo mai stati. Sono questi i luoghi dell'anima che appartengono a tutti perché fanno parte della nostra storia comune. Quei luoghi siamo anche noi e li trasmetteremo alle generazioni future insieme ai valori acquisiti e alla consapevolezza della storia.
Il 27 gennaio di ogni anno ricorre il Giorno della Memoria per non dimenticare lo sterminio compiuto dai nazisti di milioni di ebrei. Abbiamo il dovere di ricordare l'orrore della Shoah, uno dei momenti più bui di tutta la storia che ha prodotto tantissime vittime. Abbiamo il dovere di ricordare perché ciò che si dimentica può tornare: “Meditate che questo è stato”, ammonisce in una poesia Primo Levi affinché ciò che è stato non si ripeta e non ci si rassegni all'orrore che ha prodotto morte, sofferenza, crudeltà, annientamento psicologico della dignità umana.
La Direzione del Museo internazionale di Ferramonti di Tarsia, in continuità e sviluppo coerente con il ductus culturale “Ferramonti, il Lager, la Speranza, la Salvezza”, precisato nelle linee programmatiche del 2019-2020, sottolinea la rilevanza del nesso tra la necessità di una migliore conoscenza della realtà di Ferramonti-Campo del Duce, alla luce delle recenti dinamiche interpretative dei nuovi esiti storiografici, e l’obiettivo di proiettare e promuovere Ferramonti, luogo storicamente e antropologicamente interessante, come spazio culturale europeo ed internazionale. Uno spazio dove è possibile fare ricerca, confrontarsi, formarsi, incontrare testimoni di prima e seconda generazione.
Un luogo dove la riflessione sul rispetto e la tutela dei diritti umani è il fulcro di tutte le attività, perché la rilevanza europea è connotazione intrinseca alla realtà stessa del Campo di Ferramonti: dal giugno 1940 al settembre del 1943 furono internati, come prigionieri di guerra circa 3000 persone per la maggior parte provenienti dal cuore dell’Europa: Austria, Cecoslovacchia, Polonia. È importante considerare che proprio queste persone, vittime innocenti di spoliazione e vilipendio dei diritti umani, siano stati capaci, a Ferramonti, di auto governarsi (istituendo un Parlamento, democratico, regolante la vita all’interno del Campo) e abbiano saputo, come poi dirà la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, “assumersi il carico di tenere insieme le alterità”. Questa è la missione concordata e condivisa dal Comune di Tarsia, dal Parco Letterario Ernst Bernhard e dalle Riserve naturali del Lago di Tarsia e della Foce del fiume Crati.
Nell’ultimo numero di ParkTime Magazine sono state raccolte tante testimonianze che raccontano la vita degli internati a Ferramonti ricordando che “qualsiasi lingua umana è troppo povera per descrivere le torture e le sofferenze” vissute come ci ricordano le parole di Dina Neumann Smadar. La malaria, la fame, il mercato nero, i disagi psicologici convivevano in questo lager del Duce con l'arte, la cultura e il dialogo interreligioso che riuscirono a far nascere spiragli di solidarietà e tolleranza. Luciana Marinangeli regala a ParkTime Magazine un prezioso passaggio delle “Conversazioni sull'ebraismo“ con Ernst Bernhard. Le ultime parole del grande psicoanalista che aprì alla cultura italiana degli anni '40-'60 gli orizzonti della cultura europea.
Il Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia, che rientra nel Parco Letterario Ernst Bernhard, è tra i sei siti italiani ammessi alla preselezione del Mibact per le candidature al Marchio del Patrimonio Europeo (European Heritage Label), il riconoscimento conferito ai siti che contribuiscono a “promuovere il senso di appartenenza all’Unione europea tramite la ricchezza della diversità e l’importanza del dialogo interculturale”. Un luogo che è stato simbolo della repressione oggi immerso nella riserva naturale protetta del Lago di Tarsia e della Foce del Fiume Crati (Cs) della Regione Calabria.
“La forza della vita è straordinaria, questo è quello che dobbiamo trasmettere ai giovani di oggi” ci ricordano le parole della senatrice a vita, superstite di Auschwitz-Birkenau e testimone instancabile della Shoah, Liliana Segre, che ha tenuto al Parlamento europeo di Bruxelles. “Noi non volevamo morire, eravamo pazzamente attaccati alla vita qualunque essa fosse. Eravamo solo giovani, ma sembravamo vecchie, senza sesso, senza età, senza seno. Non si deve avere paura di queste parole perché è così che si toglie la dignità a una donna”.
A conclusione del suo discorso Segre lancia il più bell'augurio che possa esserci per le generazioni che verranno e che noi facciamo nostro e condividiamo: “Siate farfalle che volano sopra i fili spinati”. (aise)