Repubblica Centrafricana: la preoccupazione di Medici con l’Africa Cuamm per il blocco dei rifornimenti

PADOVA\ aise\ - L’Ong di Padova Medici con l’Africa Cuamm, fortemente impegnata nel Complesso pediatrico in Repubblica Centrafrica, si è detta in questi giorni assai preoccupata per l’instabilità che regna nel paese e per il blocco di rifornimenti, specialmente di generi di prima necessità, che sono bloccati alla frontiera.
Il governo della Repubblica Centrafricana, infatti, ha stabilito “quindici giorni di Stato di emergenza” a partire da giovedì scorsi, 21 gennaio, con misure eccezionali che danno alla polizia e ai militari poteri straordinari, su tutto il territorio per mantenere l’ordine. Una decisione forte per contrastare i ribelli che, dalle elezioni di fine dicembre, continuano a sferrare i loro attacchi, specialmente nelle città lungo le principali vie di comunicazione del paese. La settimana scorsa, l’ultimo grande attacco che, come denuncia OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari), ha colpito la MSR1, la principale via per i rifornimenti e il commercio del paese che unisce la capitale Bangui al porto più vicino, in Camerun.
Anche Medici con l’Africa Cuamm è in attesa di ricevere il rifornimento di materiale di prima necessità per il lavoro in ospedale, come i guanti per esempio, che è bloccato al confine con il Camerun.
“A Bangui la situazione è ancora sotto controllo – ha affermato Dario Mariani, responsabile dei Progetti del Cuamm nel paese -. La città brulica di militari e il rigido coprifuoco, dalle 18 della sera alle 5 della mattina, fa il resto. Ancora i ribelli qui non sono arrivati. Si sentono spari solo la notte, in lontananza. Certo la situazione è molto delicata, una sorta di “bomba ad orologeria” che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Con l’attacco alle principali vie del commercio e del trasporto, si colpisce la popolazione stessa. I generi alimentari di base, come la manioca, hanno prezzi più che raddoppiati. Non possiamo più bere l’acqua dell’acquedotto, per esempio, perché sono terminate le sostanze reagenti che utilizzano per che renderla potabile e non si sa quando arriveranno. Dobbiamo utilizzare solo quella in bottiglia. Se dovessero cominciare a scarseggiare i beni di prima necessità, si teme che la popolazione possa reagire”.
L’attacco di lunedì 18 gennaio ha distrutto un convoglio di 30 camion che trasportavano beni di prima necessità, come denuncia OCHA. E questo è solo l’ultimo, ennesimo episodio. Da dicembre, si stima che, al confine con il Camerun, siano stati bloccati circa 1.000 camion che dovevano far entrare nel paese cibo, medicinali e altri prodotti utili alla popolazione.
Dario Mariani, medico e responsabile dei Progetti del Cuamm nel paese, è appena rientrato dopo un breve periodo in Italia e ha trovato una situazione abbastanza delicata. Sta facendo la quarantena in casa, da dove lavora e coordina l’intervento nel paese.
“Sul lavoro in ospedale, nel Complesso pediatrico, non ci sono grandi cambiamenti. Certo non arrivano casi di notte, anche perché qui non si scherza, se ti muovi dopo le 18, ti sparano. Preoccupa anche la situazione nel territorio, dove Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 6 regioni con un progetto di formazione sulla pianificazione e la gestione dei servizi sanitari territoriali, sulla sorveglianza epidemiologica e altri servizi. Qui tutto si è bloccato. Abbiamo fatto rientrare i formatori e messo in sicurezza le auto. Stiamo in allerta e monitoriamo, minuto dopo minuto, la situazione, nella speranza che non degeneri”. (aise)