Il discorso di Biden alla Nazione, endorsement a Kamala Harris e analisi – di Gabriella Ferrero
WASHINGTON\ aise\ - Durante il suo discorso alla Nazione, in prima serata, il presidente Joe Biden ha confermato che non cercherà la rielezione per un secondo mandato. Questa decisione, già preannunciata sui social media, segna un momento cruciale della sua presidenza: all'età di 81 anni, Biden è il presidente più anziano nella storia degli Stati Uniti.
Biden ha voluto evidenziare il suo impegno per la trasparenza e la verità, presentando la sua scelta come un atto di altruismo volto a unire il suo partito e a dare priorità ai valori democratici del Paese piuttosto che alle ambizioni personali.
Ha quindi incoraggiato la Nazione a lavorare verso un futuro unito e democratico esortando il popolo americano ad abbracciare il potere della democrazia e sottolineando la sua dedizione nel continuare a svolgere i suoi doveri presidenziali, concentrandosi sulla crescita economica e sulla difesa delle libertà personali e dei diritti civili.
Biden ha sostenuto Kamala Harris come la candidata democratica "esperta", "forte" e "capace", prescelta per continuare o iniziare questa corsa alla Casa Bianca, sottolineando l'importanza di introdurre nuove voci più giovani per guidare la Nazione.
La decisione di Biden ha generato entusiasmo all'interno del Partito Democratico, con la vicepresidente Kamala Harris che ha ricevuto un'ondata di sostegno.
La vicepresidente degli Stati Uniti è la prima donna, la prima afroamericana e la prima persona di origini asiatiche a ricoprire questa carica. Kamala Harris sta segnando un momento storico nella politica americana perché è diventata la prima donna a cui un presidente in carica, un uomo, ha passato la "torcia" del potere, supportandola apertamente come suo successore e candidata democratica alla presidenza. Un evento che rappresenta un cambiamento significativo e un passo avanti nella rappresentanza femminile ai massimi livelli di governo degli Stati Uniti.
Nel caso in cui Harris ottenga la nomination democratica, sarà altrettanto importante la scelta del suo vice: l’elenco dei potenziali candidati alla vicepresidenza è ad oggi di 12 nomi che sembrano tutti ottimi potenziali.
1. Andy Beshear - Governatore del Kentucky, noto per aver vinto in uno stato conservatore con un focus su questioni locali e diritti all'aborto. Il suo appello trasversale e il successo in uno stato tradizionalmente repubblicano lo rendono un candidato degno di nota.
2. Pete Buttigieg - Attuale Segretario ai Trasporti e ex Sindaco di South Bend, Indiana. Il suo profilo nazionale, l’esperienza con le infrastrutture e la sua storia personale contribuiscono alla sua candidatura.
3. Roy Cooper - Governatore della Carolina del Nord, riconosciuto per il suo forte curriculum e l'appeal in uno stato swing. Il suo focus sui diritti all'aborto e sull'espansione della Medicaid è un punto di forza.
4. Mark Kelly - Senatore dell'Arizona, con esperienza in uno stato chiave per le elezioni. Il suo background di astronauta e il suo approccio pragmatico alle questioni locali rafforzano la sua posizione.
5. William McRaven - Ammiraglio in pensione, noto per il suo ruolo nell'operazione che ha ucciso Osama bin Laden. Il suo background militare e la sua posizione critica nei confronti di Trump lo rendono un candidato distintivo.
6. Wes Moore - Governatore del Maryland, una stella emergente con una storia personale coinvolgente e una solida vittoria nella sua corsa per il governatorato. Sebbene meno esperto, il suo sostegno e la sua leadership sono notevoli.
7. Gavin Newsom - Governatore della California, con una storia di collaborazione e rivalità con Harris. La sua rete politica e la sua posizione progressista lo rendono una figura significativa, sebbene la condivisione dello stato con Harris possa presentare un problema costituzionale.
8. JB Pritzker - Governatore dell'Illinois, noto per le sue politiche progressiste e le sue risorse finanziarie. La sua esperienza e astuzia politica sono punti di forza.
9. Josh Shapiro - Governatore della Pennsylvania, riconosciuto per le sue performance in uno stato cruciale e per la gestione di importanti questioni legali e politiche. Il suo appello trasversale tra i partiti è un potenziale vantaggio.
10. Raphael Warnock - Senatore della Georgia, il primo senatore nero dello stato, e una figura prominente in uno stato chiave. La sua partenza dal Senato sarebbe una preoccupazione per i Democratici che cercano di mantenere la loro maggioranza.
11. Tim Walz - Governatore del Minnesota, con un record di politiche progressive e un appello nel Midwest superiore. Il suo potenziale per energizzare gli elettori progressisti e assicurare il Midwest è significativo.
12. Gretchen Whitmer - Governatrice del Michigan, uno stato chiave, nota per la sua leadership durante la pandemia. Nonostante il suo sostegno a Harris, ha indicato che non accetterebbe un’offerta per la vicepresidenza.
Come sostiene l'analista e consigliere politico per la Marina Militare Italiana, Maurizio Geri, anche ricercatore presso la George Mason University di Washington D.C., “ognuno di questi candidati offre punti di forza diversi, dai vantaggi geografici e politici ai background personali e professionali. La scelta sarà probabilmente influenzata dalla strategia della Harris per le elezioni generali e dalla necessità di bilanciare il ticket. Il Midwest sarà l'area da conquistare. Il concetto di democrazia è basato essenzialmente sulla difesa delle minoranze e il sistema internazionale si fonda sulla -rule of law- ovvero il rispetto della legge e delle regole. Kamala Harris, che ha ricoperto il ruolo di procuratore in California, è quindi la candidata perfetta per la rinascita democratica sia a livello domestico, cioè all'interno degli Stati Uniti, sia a livello internazionale, poiché punterà alla legalità. Nel caso in cui ottenga la nomination democratica, assisteremo a una battaglia tra i due opposti: da una parte Kamala Harris, paladina della legalità e della giustizia e servitore dello Stato, dall'altra il “picconatore” Trump”.
Concludendo il suo discorso, Biden ha espresso gratitudine per le opportunità avute durante la sua lunga carriera, riflettendo sui suoi successi, come la fine del coinvolgimento americano in zone di conflitto e i suoi sforzi per la ricerca sul cancro e le riforme della Corte Suprema. Biden ha descritto la sua presidenza come parte della più ampia promessa americana; la promessa americana del vecchio slogan scelto da Barak Obama “Yes we can”, pieno di slancio e grinta.
Oggi l’America vuole ritrovare quella promessa nel novo slogan “Yes we Kam”. (gabriella ferrero\aise)