Al Castello Maniace di Siracusa “Visioni d’arte in Sicilia tra Ottocento e Novecento”

SIRACUSA\ aise\ - È un viaggio emozionale e visivo attraverso due secoli di arte siciliana, dalle luci poetiche dell’Ottocento alle avanguardie del Novecento, la mostra “Visioni d’arte in Sicilia tra Ottocento e Novecento. Sciatuzzu miu”, che si è aperta il 29 novembre al Castello Maniace di Siracusa. Qui, in questo capolavoro dell’architettura militare sveva affacciato sul Mar Ionio, la mostra celebrerà sino al 12 aprile 2026 la grande arte siciliana.
L’evento curato da Mery Scalisi, è promosso e organizzato da Mediterranea Arte, realtà imprenditoriale attiva nella produzione, organizzazione e promozione di mostre ed eventi culturali, al centro della cui missione vi è la convinzione che l’arte sia un patrimonio universale, capace di generare bellezza, ispirazione ed emozione.
Per l’amministratore di Mediterranea Arte, Marco Mariani, la mostra “esprime il legame viscerale tra gli artisti e la loro madre-musa, la Sicilia. È un viaggio nell’anima dell’isola, che respira nelle luci dell’Ottocento e nelle avanguardie del Novecento. Una rassegna che invita a riscoprire la Sicilia non solo come luogo fisico, ma come forza creativa eterna”.
Come spiega Tania Spitaleri, direttrice di produzione di Mediterranea Arte, “il viaggio tra i paesaggi, la luce, i corpi e l'anima della nostra Sicilia mette in risalto, attraverso le opere di straordinari artisti, tutta la bellezza e l'intrinseco essere eterna lotta tra contrari, coesistenti e inseparabili dell'Isola. Il visitatore godrà di questa dimensione tanto reale quanto onirica, coccolato dagli “sciatuzzi” dei più grandi pittori siciliani dell'Ottocento e del Novecento”.
Il sottotitolo in dialetto siciliano, “Sciatuzzu miu”, ovvero, “respiro mio” racchiude un’intimità profonda, simbolo del legame viscerale tra l’artista e la sua terra: un rapporto fatto di amore, memoria e appartenenza. La mostra, articolata in due sezioni, una dedicata all’Ottocento e una al Novecento, restituisce alla Sicilia il suo ruolo di protagonista nella storia dell’arte italiana ed europea, raccontando come luce, paesaggio e tradizione abbiano generato un linguaggio artistico unico. “Questa mostra, che si compone sia di opere pittoriche che scultoree”, afferma la curatrice Mery Scalisi, “è il mio modo di dire grazie alla Sicilia, una terra che ti prende e ti restituisce a te stesso, che ti fa sentire parte di una storia più grande”.
Nell’Ottocento, la Sicilia dei contrasti vive nella pittura di Pirandello, Lojacono, Leto, Frangiamore, Pardo, Tomaselli, Rizzo: scene di vita rurale, ritratti e paesaggi immersi in una luce che trasfigura il reale. È l’epoca in cui la pittura diventa specchio dell’anima dell’isola, della sua natura e delle sue genti. Con il Novecento, gli artisti siciliani si aprono alla modernità.
Le opere di Fiume, Guttuso, Accardi, Greco, Guccione, Calogero, Modica esprimono una nuova coscienza estetica, in cui libertà espressiva e radici culturali si fondono in un linguaggio universale. Negli anni Ottanta, la pittura di Piero Guccione e l’esperienza del Gruppo di Scicli riportano al centro la luce mediterranea e il paesaggio, mentre il Gruppo Forma 1 rinnova il linguaggio del dopoguerra, coniugando astrazione e impegno ideologico.
Il percorso si arricchisce di quattro “curiosità” dedicate a Pirandello, Guccione, Accardi e Guttuso che rendono dinamica la fruizione della mostra, fornendo ulteriori chiavi di lettura. Si pensi al rapporto tra Luigi e Fausto Pirandello, padre e figlio uniti da un legame profondo di arte e destino, evocato dal Dialogo immaginario di Luciana Grifi, interpretato da Giovanna e Pierluigi Pirandello. Al dialogo ideale tra Renato Guttuso e Leonardo Sciascia, due simboli di una Sicilia bella e ferita, che trasforma la verità in arte e la denuncia in poesia.
Accanto a loro, la curiosità dedicata a Piero Guccione e al Gruppo di Scicli racconta come, dagli anni Ottanta, un gruppo di artisti siciliani abbia saputo trasformare la luce e il paesaggio dell’isola in linguaggio pittorico, fondendo realismo e modernità in una poetica di profonda introspezione.
Infine, quella su Carla Accardi e il Gruppo Forma 1 ripercorre la nascita, nella Roma del 1947, di un movimento che unì marxismo e astrazione, affermando la forma pura come espressione di libertà artistica e intellettuale.
“Visioni d’arte in Sicilia tra Ottocento e Novecento. Sciatuzzu miu” è un omaggio alla Sicilia, alla sua luce, alla sua memoria e alla sua forza creativa senza tempo: un percorso che invita il pubblico a immergersi nell’anima dell’isola, dove arte e vita respirano all’unisono. (aise)