Unicef: niente uccide o ferisce più bambini delle armi esplosive

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GINEVRA\ aise\ - Nei contesti di conflitto, l’uso di armi esplosive è ora di gran lunga la principale causa di uccisione e mutilazione dei bambini. Niente uccide o ferisce più bambini delle armi esplosive. Ogni anno migliaia di bambini vengono uccisi, gravemente feriti o sono gravemente colpiti in altro modo dall’uso di armi esplosive – sia durante il conflitto, sia molto tempo dopo la fine delle ostilità. Quando queste armi vengono utilizzate in aree popolate, come città o campi per sfollati, si registra un aumento delle vittime civili, compresi i bambini. È quanto emerge dalla nuova Analisi dei dati contenuti nei Rapporti annuali del Segretario Generale delle Nazioni Unite su Bambini e Conflitti Armati.
Tra il 2020 e il 2024, evidenzia l’Unicef, in media, le armi esplosive costituiscono circa il 61% di tutte le vittime (tra morti e feriti) tra i bambini verificate pari a quasi 30.000 bambini.
La tendenza peggiora ogni anno: nel 2020 costituiva il 49,1% delle vittime fra i bambini; nel 2024 era al 69,2%, con un calo parallelo delle vittime fra i bambini dovute ad armi da fuoco, scese al 15,1% nel 2024. Questo calo suggerisce una nuova tendenza in cui le armi esplosive stanno sostituendo le armi da fuoco come principale minaccia per i bambini in situazioni di conflitto armato.
I conflitti con il maggior numero di vittime tra i bambini verificate sono Israele e lo Stato di Palestina, Afghanistan, Siria, Myanmar e Somalia.
Dati globali sulle vittime civili mostrano che il 97% delle vittime dovute ad armi esplosive - in tutte le fasce di età - si verifica in aree popolate.
L’uso di armi esplosive in aree popolate – riporta l’Agenzia Onu – porta anche allo sfollamento, a stress psicologico e alla distruzione di infrastrutture civili essenziali come ospedali, centri sanitari, strutture nutrizionali e sistemi idrici e igienici, e l’uccisione e la mutilazione di personale medico, operatori umanitari e altri fornitori di servizi di prima linea contribuisce ulteriormente al crescente numero di vittime civili nei conflitti attuali.
Le operazioni aeree sono la principale causa di vittime fra i bambini, rappresentando il 23% dei casi verificati tra il 2020 e il 2024. Il forte aumento registrato tra il 2022 e il 2024 è stato guidato principalmente dal conflitto in Israele e nello Stato di Palestina, con aumenti significativi osservati anche in Libano, Myanmar, Sudan, Somalia e Ucraina.
La contaminazione da ordigni esplosivi – inclusi residuati bellici esplosivi – costituisce un’altra minaccia rilevante, responsabile del 15% di tutti i bambini uccisi e mutilati nel periodo 2020–2024. I residuati bellici esplosivi rappresentano la quota maggiore (42%), seguiti dalle mine, comprese quelle improvvisate (13,7%). Artiglieria e bombardamenti costituiscono invece il 13% dei casi verificati.
Secondo i dati analizzati, i ragazzi rappresentano la maggioranza delle vittime, anche se la proporzione delle ragazze colpite è cresciuta dal 23% al 33% tra il 2020 e il 2024. Fra le vittime fra i bambini, il 47% dei bambini colpiti risulta mutilato, mentre circa il 35% muore. I bambini sopravvissuti soffrono spesso gravi lesioni fisiche, come la perdita della vista, dell’udito, degli arti o della capacità di parlare.
Il testo integrale del rapporto è disponibile a questo link. (aise)