Rinasce a Venezia il soffitto ligneo dipinto da Giorgio Vasari per Palazzo Corner Spinelli
VENEZIA\ aise\ - Si è svolta il 28 agosto, alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, la presentazione del soffitto che Giorgio Vasari dipinse per Palazzo Corner Spinelli a Venezia, finalmente ricomposto integralmente.
Dopo quasi cinque secoli dalla sua realizzazione, avvenuta nel 1542, le Gallerie dell’Accademia rendono nuovamente fruibile il soffitto ligneo dipinto da Giorgio Vasari per Palazzo Corner Spinelli, sul Canal Grande, a Venezia.
Nell’anno delle celebrazioni dei 450 anni dalla morte del pittore, scrittore e biografo aretino (Arezzo, 1511 - Firenze, 1574), viene riproposta la completa e, solo fino a qualche anno fa, impensabile ricostruzione del soffitto Corner, andato disperso nei suoi elementi componenti sul finire del Settecento, e che, a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, sono stati riacquistati, in Italia e all’estero, per iniziativa del Ministero della Cultura e, in particolare degli Istituti territoriali veneziani, per essere conferiti alle Gallerie dell’Accademia.
“La ricomposizione dell’opera di Vasari aggiunge un tassello importante alla comprensione e alla lettura della storia dell’arte”, ha commentato il ministro Sangiuliano. “Le tavole dipinte dal genio aretino possono finalmente essere restituite al pubblico. L’importante campagna di ricerca e fundraising che ha consentito la riacquisizione dell’opera è l’ulteriore conferma di quanto sia necessario e fecondo il rapporto tra pubblico e privato nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Per questo ringrazio sentitamente tutti i soggetti promotori di questa ennesima grande impresa italiana”.
Di “un evento che pochi musei al mondo possono vantare e che corona un lungo lavoro di acquisizione, restauro, studio preliminare e progettazione del riassemblaggio dei comparti dell’insieme” ha parlato il direttore delle Gallerie, Giulio Manieri Elia. “Più di due secoli fa, Venezia ha assistito al progressivo disperdersi, in frammenti, di uno dei suoi gioielli artistici. Sono circa quarant’anni che lo Stato italiano ha intrapreso, su iniziativa dell’allora Soprintendenza storico-artistica veneziana e grazie a un proficuo coordinamento tra gli Uffici del Ministero della Cultura e alla fattiva collaborazione di fondazioni internazionali, enti pubblici e società private, una lodevole iniziativa volta a rintracciare e recuperare i frammenti di questo prezioso manufatto, che, come un puzzle, si è andato via via ricomponendo”.
Il soffitto ligneo con le sue nove tavole dipinte, otto quelle recuperate, costituisce un capolavoro assoluto, che agevola l’influenza che l’arte manierista centro-italiana ha avuto sui grandi artisti veneziani del Cinquecento e in particolare su Tintoretto, Tiziano e Veronese, che riprendono alcuni spunti e figurazioni di quest’opera.
Le Gallerie presentano l’opera, inedita nel suo insieme e restaurata nelle sue parti componenti per l’occasione, in una sala interamente dedicata posta lungo la loggia palladiana e la espongono rigorosamente a soffitto, in un ambiente immersivo che ripropone con attenzione e cura la camera di Palazzo Corner cui era destinata, riportando il visitatore indietro nel tempo.
Nel 1541 Vasari giunge a Venezia e ottiene l’incarico di dipingere il soffitto a cassettoni di una sala, la cosiddetta camera nova, del palazzo che Giovanni Corner, appartenente a una delle famiglie più influenti e nobili di Venezia, ha da poco acquistato dalla famiglia Lando sul Canal Grande.
Vasari realizza una ricca composizione costituita da nove scomparti, corrispondenti alle cinque Virtù e a quattro Putti destinati agli angoli della sala, per un totale di 12 metri quadrati di tavole dipinte. Al centro, nel comparto rettangolare, si erge la Carità, cui guardano, in un gioco di rimandi e sguardi, le altre virtù: la Speranza e la Fede, sui lati più lunghi, la Pazienza e la Giustizia, su quelli più corti.
Come è emerso dagli studi sull’opera, Vasari introduce delle varianti rispetto al tema classico del Trionfo delle Virtù, accostando al soggetto centrale nelle cinque tavole un esempio positivo, che rafforza ed esprime il concetto della virtù in questione, e uno negativo, che contrasta e si oppone al soggetto stesso. Questo dettaglio non è secondario, poiché è proprio la corretta attribuzione di un esempio negativo, il Giuda che si toglie la vita, per anni ritenuto un brano indipendente dall’opera del Vasari per Palazzo Corner, all’apparato decorativo del soffitto ad aver fornito la chiave interpretativa dell’iconologia dei singoli comparti, attribuendo nuovo significato all’unità della composizione.
È intorno alla metà del Settecento che le opere vengono smontate dal soffitto di palazzo Corner-Spinelli e trasferite altrove. Sul finire del XVIII secolo comincia la vera e propria dispersione, che vede una lunga peregrinazione dei comparti divisi in collezioni private italiane ed estere.
Le tavole di Fede e Speranza vengono ridotte di dimensione e dall’Allegoria della Speranza viene addirittura creato un soggetto autonomo: il cosiddetto Suicidio di Giuda. Quest’ultimo è il primo frammento riacquistato dallo Stato, nel 1980, e destinato al Museo di Casa Vasari ad Arezzo, poiché non si riteneva all’epoca facesse parte del complesso di Casa Corner a Venezia.
Nel 1987 comincia la lenta, ma continuativa acquisizione dei comparti a partire dall’Allegoria della Giustizia e Allegoria della Pazienza e due Putti con Tabella che vengono acquistati dallo Stato e destinati al patrimonio delle Gallerie dell’Accademia.
Nel 2002 è la volta di un ulteriore Putto con Tabella e, il medesimo anno, le Gallerie ottengono il comparto con l’Allegoria della Carità, appartenente dall’Ottocento alla Pinacoteca di Brera, ma depositata dagli anni Settanta del Novecento nel Museo di Storia Patria di Gallarate.
Nel 2013 viene acquistata a Londra l’Allegoria della Fede e nel 2017 si perfeziona l’acquisto dell’ultimo frammento, l’Allegoria della Speranza.
Gli unici frammenti al momento dispersi sono il quarto Putto con Tabella e due frammenti resecati dal comparto con l’Allegoria della Fede.
Diverse sono le realtà che, in accordo con il Ministero della Cultura e la Soprintendenza per il Polo museale veneziano, hanno reso possibile questa straordinaria iniziativa. In particolare, Venetian Heritage, che ha supportato le Gallerie dell’Accademia dal punto di vista economico e organizzativo e ha finanziato il volume (Marsilio Arte), dove si ripercorre la storia del soffitto. Inoltre, Venice in Peril Fund, Pro Venezia Sweden, Fondazione di Venezia, Vela SpA, MSC crociere, SAVE SpA, Consorzio Venezia Nuova e Fondazione Veneto. L’Ambasciata italiana a Londra e il Consolato hanno collaborato e reso disponibile la sede per sottoscrivere il contratto d’acquisto dell’Allegoria della Fede.
L’esposizione al pubblico della ricomposizione del celebre soffitto cassettonato arricchisce in maniera significativa il patrimonio artistico nazionale e segna il punto di arrivo di un lungo e complesso percorso di indagini e acquisizioni durato oltre quarant’anni, esempio virtuoso della continuità di azione dello Stato per riunire le tavole disperse di questa opera fondamentale per la storia dell’arte.
In occasione della ricomposizione, Marsilio Arte ha pubblicato un piccolo ma prezioso volume curato dal direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, Giulio Manieri Elia, che presenta un saggio che ripercorre le vicende critiche e collezionistiche delle tavole fino alla riunione e all’allestimento museografico; l’intervento di Rossella Cavigli dedicato al restauro dell’opera; il contributo di Luisa Caporossi, che si concentra sulla lettura iconologica del soffitto Corner. (aise)