La Voce di New York/ Dieci anni visti da New York: si continua ancora più forti - di Stefano Vaccara

NEW YORK\ aise\ - “Dopo anni di lavoro vivo la meraviglia di questo miracolo: poter vedere il giornale fondato dal nulla diventare per molti un punto di riferimento”. Così Stefano Vaccara nell’editoriale pubblicato dalle pagine del giornale on line La Voce di New York, che proprio Vaccara fondò 10 anni fa e che il giornalista ha da allora diretto, sino al recente passaggio di consegne a Giampaolo Pioli.
“Cari lettori”, esordisce Vaccara nell’articolo, che riportiamo di seguito integralmente, “La Voce di New York è nel decimo anno della sua vita e, se nel 2013 la sfera di cristallo mi avesse fatto vedere la homepage del nostro giornale oggi, avrei fatto i salti d’incredula felicità. L’idea di questo giornale nasceva dalla grande opportunità “glocal” offerta da Internet: nonostante gli scarsi mezzi, poter creare una pubblicazione capace di essere allo stesso momento locale e globale, letta a New York e contemporaneamente in Italia così come in altri Paesi.
Questo incredibile risultato è stato raggiunto fin dai primi passi della Voce, che da allora non si è fermata più nella crescita dei suoi lettori, concentrati per lo più tra il Nord America e l’Italia e l’Europa, ma con altre migliaia di lettori “italici” sparsi in tutti gli angoli del mondo (nel 2022 ci avete letto da 226 Paesi, isolette comprese, secondo i dati di Google analytics).
Per il suo fondatore, importante è stata l’intuizione che La Voce di New York fosse un giornale in lingua italiana edito e pubblicato negli Stati Uniti e quindi risultasse protetto dal Primo Emendamento della Costituzione americana, un esperimento unico e ricco di opportunità. Tanti articoli sono passati sotto i ponti delle notizie mondiali in dieci anni e anche il dibattito sul significato di libertà di stampa e ruolo dei media persino negli Stati Uniti ormai trova sponde liberticide impensabili nel 2013. Ma La Voce ha continuato a confermare il suo successo principale: connettere da New York centinaia di migliaia di italiani sparsi nel mondo, attraendo anche lettori che non sono italiani di nascita e magari neanche di “sangue”, ma per i quali la cultura e la lingua italiana scorrono nelle vene.
Nell’immaginare quella sfera di cristallo, posso anche scrivere di aver centrato l’obiettivo personale più difficile per chi fa nascere un giornale: che la sua crescita non dipenda dal lavoro del fondatore alla direzione. Tante volte ho pensato di non riuscire a centrare l’obiettivo e che anche La Voce sarebbe stata destinata a far parte delle meteore nel cielo variegato della stampa italiana all’estero. Invece e con orgoglio posso annunciare che questo obiettivo è stato pienamente raggiunto: le redini del giornale passano nelle mani sicure ed esperte di Giampaolo Pioli, che da più di due anni, come presidente di VNY Corp., ha reso il giornale più organizzato, facendolo ulteriormente crescere. Ma soprattutto, essendo Giampaolo un giornalista di grande esperienza e capacità e condividendo i valori fondanti della Voce di New York, ha aggiunto anche una entusiasmante ondata di idee che stanno già da mesi rendendo la Voce di New York un quotidiano imperdibile non solo per gli italiani che risiedono a New York.
Dopo dieci anni, vivo la meraviglia di questo miracolo, poter vedere il giornale fondato dal nulla dieci anni fa diventare più forte e ancora più seguito. Questo mi consente finalmente di dedicarmi ai miei interessi principali: la copertura e l’analisi degli avvenimenti internazionali dalle Nazioni Unite e l’insegnamento e la ricerca accademica.
Tantissimi sono coloro, giornalisti di grande esperienza così come tanti valorosi giovani di talento, che con generosa professionalità hanno consentito il raggiungimento di questo risultato. Sarebbe troppo lunga la lista per citarli tutti, ma a tutti va la mia infinita riconoscenza.
A Emilio, Jeff, Emmelina, Grace e Marcello, che in fasi diverse del giornale, sono venuti in soccorso non solo con la loro professionalità ma soprattutto con la loro profonda amicizia, un ringraziamento particolare: senza di voi La Voce oggi non sarebbe qui. Devo tutto ai miei figli Louis e Siena e a mia moglie Robyn, che nel sopportare le mie continue assenze in questi dieci anni, non mi hanno fatto mai mancare quell’affetto indispensabile per arrivare fin qui.
A tutti voi lettori che avete reso possibili e indimenticabili questi anni di “libertà e bellezza” con La Voce di New York, ci ritroveremo nelle pagine del nostro giornale”. (aise)