La Voce di New York/ “Voltiamo pagina”: Harris costringe Trump in difesa nel dibattito ABC - di Massimo Jaus

NEW YORK\ aise\ - ""Voltiamo pagina", è stato il mantra di Kamala Harris nel dibattito con Donald Trump che, invece, è rimasto ancorato al suo passato di sconfitto. Donald Trump e Kamala Harris si sono confrontati nel loro primo, e forse ultimo, dibattito televisivo in quello che probabilmente è stato il momento decisivo nella loro corsa per la Casa Bianca. Lei, vicepresidente catapultata per disperazione in una corsa presidenziale, ha proposto un’America che guarda al futuro, che si confronta con i problemi dell’occupazione, del lavoro, dell’inflazione, della maternità, dell’assistenza sanitaria, delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, proponendo soluzioni, intavolando negoziati di pace con gli alleati e con i nemici. Lui, ex presidente bocciato, disperatamente alla ricerca della rivincita, si è mostrato ostile, rancoroso, ma soprattutto privo di piani, se non quelli di rivincita". A fare il resoconto del dibattito tv tra i due candidati presidenti è stato Massimo Jaus su "La voce di New York", quotidiano online bilingue diretto dagli Stati Uniti da Giampaolo Pioli.
"Trump ha dato l’impressione di parlare solamente ai suoi fan, agli irriducibili MAGA che trovano sempre una giustificazione per ogni sua ridicola affermazione, che parlano di complotti e trame oscure non si sa bene da chi organizzate. Il dibattito però era per catturare gli ultimi elettori indecisi, quel gruppo di voti che il 5 novembre potrebbe spostare l’ago della bilancia alle presidenziali. Un voto pesantissimo perché l’ultimo sondaggio di NPR/PBS News/Marist College, il cui risultato è stato pubblicato poche ore prima del dibattito, ha messo in evidenza che Kamala Harris potrebbe contare sul 49 per cento dei consensi e Donald Trump sul 48 per cento. Secondo questo sondaggio, il 72 per cento degli elettori registrati in tutto il Paese avrebbe assistito allo scontro tra i due. Il 30 per cento ha affermato che sarebbe stato determinante per il loro voto.
Kamala Harris si era preparata per questo dibattito. È riuscita a far innervosire Trump quando ha evidenziato il suo disastroso record nel fronteggiare la pandemia, sul suo ruolo nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio e sulla sua lunga storia di illegalità, disonestà e disfunzione di quando era alla Casa Bianca. Ha detto a Trump che i leader mondiali ridevano di lui e i leader militari lo hanno definito una “vergogna”. Lo ha accusato di “aver svenduto l’America in cambio di false lusinghe”. Ha definito Trump “debole” e “inadeguato” aggiungendo che 81 milioni di americani lo avevano licenziato. Che ai suoi comizi ora ci vanno poche persone e quelle poche se vanno via mentre lui parla.
Esche velenose gettate con fredda determinazione, alle quali lui ha abboccato e che lo hanno messo fuori controllo.
Trump ha insistito a gran voce su fatti palesemente non veri ripetendo bugie sulle frodi elettorali del 2020. Si è inventato che immigrati illegali di Haiti mangiano cani e gatti a Springfield in Ohio. Che i padroni dei poveri animali hanno paura ad uscire di casa. Aggiungendo che il crimine era diminuito in Venezuela perché tutti i criminali di quel paese erano stati mandati negli Stati Uniti che li ha accolti. Ha definito il tentativo di insurrezione del 6 gennaio “una dimostrazione pacifica e patriottica”. E ha mentito sui democratici che sosterebbero l’aborto anche dopo la nascita dei bambini. Un’affermazione che è stata corretta dalla moderatrice Linsay Davis che ha fatto notare all’ex presidente che nessuno Stato dell’Unione permette l’uccisione dei bambini dopo la nascita. Né ha giovato all’ex presidente la visione oscura da lui fatta del Paese. “Se non sarò rieletto ci sarà la Terza Guerra Mondiale”. “Gli Stati Uniti non sono più rispettati”, “L’America è in declino”.
Dopo il dibattito, nella “spin room” in cui gli strateghi dell’informazione dei candidati cercano di esaltare o manipolare le cose dette dai loro beniamini, Trump si è mostrato particolarmente battagliero. “È stata una grande serata. Penso sia stato il mio miglior dibattito in assoluto, considerando in particolare che ero solo contro tre”, accusando di parzialità i due giornalisti di Abc News, Linsey Davis e David Muir, che hanno ripetutamente corretto le sue affermazioni.
“Kamala Harris – commenta il New York Times – è riuscita a fare qualcosa che Biden non era riuscito a fare durante la sua campagna per la rielezione: spingere Trump in modi che hanno reso evidenti le sue innumerevoli bugie e le sue fantasie sfrenate”. “I due candidati al dibattito presidenziale -scrive in una opinione il Washington Post – sono saliti sul palco con imperativi contrastanti. Kamala Harris doveva mostrare agli elettori chi è: il suo carattere, il suo curriculum e, cosa più importante, la sua visione. Donald Trump doveva nascondere le stesse cose su se stesso. Solo uno ci è riuscito”.
Trump si è presentato al National Constitution Center di Philadelphia accompagnato dal figlio Eric e dalla nuora Lara. Con loro i manager della campagna Susie Wiles e Chris LaCivita oltre al consigliere Corey Lewandowski e al portavoce Steven Cheung e al direttore dei social media, Dan Scavino.
Kamala Harris invece, aveva il marito, Doug Emhoff, la sorella Maya Harris con il marito Tony West che è anche uno dei più stretti collaboratori della vicepresidente". (aise)