L’ItaloAmericano/ L’attrice e comedian Paola Minaccioni a Los Angeles – di Silvia Nittoli

foto di Francesca Lucidi

SAN FRANCISCO\ aise\ - ““Sono sempre stata una persona timida, il teatro mi ha aperto e sbloccato perché mi ha fatto sentire al posto giusto. Infatti poi è diventata la mia casa e la mia vita”. L’attrice e comica italiana Paola Minaccioni ha portato un pezzo di sé e della sua vita in tour negli Stati Uniti, dove si è esibita con lo spettacolo “Dal vivo sono molto meglio” a New York e a Los Angeles. In California, Minaccioni, romana classe ’71, è salita sul palco dell’Hudson Theater di Hollywood dove ha portato i personaggi creati nel corso della sua carriera, tra film, tv e radio”. Ad intervistarla è stata Silvia Nittoli per l’ItaloAmericano.org, magazine diretto a San Francisco da Simone Schiavinato.
““Lo spettacolo è un monologo, un flusso di coscienza nella forma della stand-up comedy che però mischia i generi”. Ci racconta Paola. “È un sunto della mia esperienza teatrale, un racconto che parla di una mia esperienza personale che parte dalla mia separazione e da lì, mentre ne parlo, cerco il modo per uscire da questo trauma e lo condivido con il pubblico e soprattutto con dei personaggi che vengono dalla mia vita artistica”.
D. Chi sono questi personaggi?
R. La prima è Loredana Berté che mi consiglia di essere trasgressiva, mentre poi la premier Giorgia Meloni mi consiglia di adottare altre tecniche, di fare la donna più convenzionale; Sabrina Ferilli invece mi dice di buttarla sulla meditazione. Poi ci sono altri personaggi, come quello di Baba Nanda che è nato in radio, e il mio cavallo di battaglia che è mia nonna, personaggio che tra l’altro porto in platea e che interagisce al 99% con il pubblico, quindi tutta improvvisazione. Io racconto questa mia esperienza transitoria e utilizzo i miei personaggi. In pratica è un mix tra stand-up e commedia dell’arte italiana. Comicità teatrale e improvvisazione.
D. Ha adattato la sua comicità pensando che si doveva esibire davanti a un pubblico di un Paese diverso?
R. Ho adattato lo spettacolo perché il qui e ora, soprattutto per i monologhi, vale sempre e ci sono determinati riferimenti al fatto che io sono arrivata a Los Angeles da Roma e che sono italiana, ad esempio. Nello specifico della comicità no, non ho cambiato nulla proprio perché ho pensato che la mia comicità potesse essere un valore aggiunto. Ho portato me stessa e il mio percorso. La stand-up comedy americana è una forma di comicità che io trovo meravigliosa, e dalla quale noi italiani possiamo cercare di prendere ispirazione ma mantenendo la nostra identità. Qualche domanda me la sono fatta sui contenuti perché a volte le sensibilità sono diverse.
D. A New York c’è stato il suo primo spettacolo, come è andata?
R. Mi sono a mala pena accorta di essere a New York. Per me questo spettacolo è una specie di festa privata in cui racconto me stessa e mi diverto con il pubblico. Ho però avuto la conferma che la comicità è internazionale.
D. Le piace la stand-up comedy americana?
R. Mi piace ovviamente Ricky Gervais perché ha fatto della sua scrittura un’evoluzione, scrivendo anche serie per la tv. Per me lui è un faro. Dietro di lui però, c’è anche molta intelligenza, si va oltre il semplice talento legato alla comicità. È un artista e questo è quello che a me piace di chi fa stand-up.
D. Di questa esperienza negli Usa c’è qualcosa che le ha ispirato un eventuale sketch?
R. Da buona italiana parlerei di come si va a cercare del cibo buono. Mi fa ridere perché noi italiani andiamo in cerca dell’olio d’oliva, invece di andare da Tiffany. Cerchiamo le nostre sicurezze nel cibo!
D. Da turista cosa ha fatto?
R. È la prima volta che vengo a Los Angeles e mi sono innamorata di questa città gigantesca. Ho passato un giorno intero a Santa Monica e a Venice Beach a guardare le persone ballare con i pattini o in bici con la musica ad altissimo volume. Mi è sembrato un posto dove confrontarsi, dove è possibile fare un altro tipo di vita. A Roma siamo un po’ depressi e arrabbiati.
D. Cosa manca alla sua carriera?
R. Ho tanti sogni e tanti obiettivi. Ho già avuto la fortuna di lavorare in teatro anche con testi drammatici. Con Anna Foglietta abbiamo portato in giro un testo di Remo Binosi, L’attesa, nel quale interpreto una serva veneta, un personaggio antico meraviglioso, simile a uno dei personaggi delle grandi tragedie greche. A teatro queste esperienze le faccio e sono fortunata. Vorrei certamente fare ruoli diversi e penso che in America ci siano meno preconcetti, in Italia siamo un po’ più complicati. L’Europa è profonda e colta, ma anche pesante.
D. Un personaggio che vorrebbe fare?
R. Mi piacerebbe fare una poliziotta. Una donna normale, tipo il tenete colombo al femminile. Sono appassionata di serie spy.
D. Quale è il suo rapporto con i social media?
R. Mi sono iscritta da poco a TikTok. Sono rimasta abbastanza scioccata, perché lì vale tutto, anche il trash, la cosa più inutile fa un successo incredibile. Quello che sto cercando di fare, recuperando pezzi miei vecchi, è usare il mezzo ma senza andare dietro ai trend, senza compromettere la mia qualità. Non voglio mettermi in coda a fare le cose che fanno gli altri.
D. Quale personaggio ama particolarmente?
R. Amo moltissimo due personaggi. Uno è la mamma siciliana che si chiama Donna Fugata, che parla delle nuore e del fatto che il senso di colpa è alla base delle famiglie unite e felici. Un personaggio archetipo che non ha confini e non può invecchiare, parla alla pancia delle persone. Avvilita, straziata, addolorata. L’altra è mia nonna, la signora Wanda, che è stata la prima imitazione della mia vita, fatta in casa. La esploro da anni, da quando sono bambina, ormai sono praticamente diventata mia nonna. Tra un po’ andrò in giro vestita come questo personaggio. La amo perché è un personaggio che ti permette di giocare con il pubblico, le persone accettano qualsiasi scherzo, qualsiasi battuta. E c’è moltissima improvvisazione.
D. Quando ha capito che stare su palco doveva essere il suo futuro?
R. Prima con l’imitazione di mia nonna, e poi anche a scuola. Una folgorazione è arrivata con Anna Marchesini e i suoi personaggi. Quando ho visto il trio Solenghi-Lopez-Marchesini sono impazzita per loro, sapevo tutti i loro spettacoli a memoria. In vacanza al lago di Vico, quando ero ragazzina, mi chiamavano sempre sul palco a fare la Marchesini e insieme a un amico della comitiva facevamo i loro sketch. Salivo sul palco senza alcuna esperienza di teatro ma amavo farlo. Mi è sempre venuto spontaneo esibirmi, ho sempre avuto una certa facilità e naturalezza”. (aise)