EUROSTAT: GLI ITALIANI LAVORANO DI PIÙ ALL'ESTERO/ IL TASSO OCCUPAZIONALE NAZIONALE SURCLASSATO DA QUELLO NEGLI STATI UE - di Mario Di Ciommo

ROMA\ aise\ - “Il tasso di occupazione degli italiani che risiedono all'estero è più alto di quello dei cittadini che vivono all'interno dei confini nazionali. A metterlo nero su bianco sono i dati Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europa. Nel bollettino relativo al 2017 "Eu citizens in other Eu Member States" ("I cittadini europei negli altri Stati membri dell'Ue"), vengono prese in considerazione in ogni caso solo le persone in età lavorativa (una fetta di popolazione tra i 20 e i 64 anni)”. Ad analizzare i dati è Mario Di Ciommo per la versione online di “Repubblica”.
IN ITALIA
L'Italia segue un trend europeo, ma le sue differenze, in negativo in questo caso, sono tra le più alte dell'unione. All'interno dell'Ue lo scarto tra il tasso occupazionale nazionale medio e il tasso occupazionale dei residenti negli altri Stati membri è solo del 4%, con il primo al 72,1% e il secondo al 76,1%. Ben altri numeri per l'Italia, in ritardo sull'occupazione media nazionale, con una percentuale pari 62,3% e sostanzialmente in linea con il tasso occupazionale dei residenti all'estero, con una percentuale del 75,6%. A sorprendere, naturalmente, è quella forbice superiore al 13% che regala più opportunità, e lavoro, a chi fa le valige rispetto a chi decide di restare.
IN EUROPA
In questa classifica non certo lusinghiera fanno compagnia al nostro Paese la Grecia, con lo scarto maggiore dell'Ue tra i due livelli occupazionali con una differenza pari al 19,5% (frutto di un tasso interno del 57,8% contro uno estero pari al 77,3%); la Croazia, con una differenza di 16,2 punti percentuali; la Spagna, con una percentuale pari al 13,4%; infine la Polonia con una percentuale del 10,9%. La performance di Varsavia è in ogni caso inferiore a quella italiana, forte di un tasso occupazionale interno del 70,9%. Completamente opposte sono invece le statistiche del Regno Unito, dove il tasso di occupazione interno (78,2%) supera quello dei residenti negli altri Stati Ue (70,9%), in Svezia (81,8% interno contro 74,7% estero) e in Danimarca (76,9% interno e 73,2% all'estero).
I CITTADINI UE PIÙ MOBILI
La tendenza a trasferirsi in un altro Paese comunitario per lavorare è cresciuta del 2,5% negli ultimi 10 anni. All'interno dell'Ue però ci sono differenze enormi. La più grande divergenza è sulla percentuale dei lavoratori residenti all'estero. Si passa dal 19,7% dei rumeni, praticamente una persona tra i 20 e i 64 anni su cinque, fino all'1% dei tedeschi. Scorrendo però i numeri e le tabelle, ci si rende conto che le persone più 'mobili' d'Europa vengono dall'Est. In cima alla classifica dei Paesi con il numero più alto di residenti in un altro stato membro dell'Ue ci sono infatti, oltre alla Romania prima, la Lituania e la Croazia. A seguire Portogallo, Lettonia, Bulgaria, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Estonia e Slovacchia. Dall'altra parte gli europei più 'statici' sono invece i tedeschi (1%), i britannici (1,1%) e gli svedesi (1,3%). Più vicini agli “statici” rispetto ai “mobili” ci sono gli italiani, che raggiungono una percentuale del 3,1%, in aumento in ogni caso dello 0,7% rispetto al 2012”. (aise)