DONNE AL VOTO IN UK: L’INTERVISTA IMMAGINARIA A EMMELINE GOULDEN PANKHURST - di Elena Zunino


LONDRA\ aise\ - "Londra, 1928. Emmeline Goulden Pankhurst si spegne all’età di 69 anni. Oggi gli storici la ricordano come la madre del movimento suffragista. Qualche settimana dopo la sua scomparsa è approvata la riforma che sancisce definitivamente il diritto di voto per le donne: il suffragio universale senza distinzione di sesso. Londra, 2016. Quasi cent’anni dopo, le donne londinesi sono chiamate a un triplice importante appuntamento elettorale. Le consultazioni per il nuovo sindaco, quelle per la London Assembly e il referendum Brexit: ritirarsi o rimanere nell’Unione Europea? Se la storia prenderà una certa direzione, invece di un’altra, sarà anche per l’importante peso del voto femminile. Sarà anche – o soprattutto – grazie all’instancabile tenacia di Emmeline Goulden Pankhurst. Quella che state per leggere è un’intervista immaginaria alla donna che ha regalato il voto alle donne". A realizzarla Elena Zunino per l’Italoeuropeo, rivista diretta da Philip Baglini che da anni informa la comunità italiana e non solo a Londra.
"D. Signora Pankhurst, questa non è la prima volta che entra ed esce dal carcere. Non si è stancata di combattere per un’utopia? Il Parlamento ha di nuovo bocciato il Reform Bill che avrebbe allargato il suffragio alle donne.
R. No, perché anche se il Parlamento ha dimostrato ancora una volta di essere popolato da una maggioranza di MPs ottusi e paurosi, è comunque evidente che il cambiamento che stiamo chiedendo è ormai inevitabile. Non si tratta di un’utopia – come dicono coloro che vogliono screditarci – ma di una battaglia di civiltà per cui non ci fermeremo fino alla vittoria. E come recita il nostro motto, la strategia che seguiremo sarà questa: "Fatti! Non parole!".
D. Nostra di chi? A nome di chi sta parlando? Del suo movimento? Delle altre donne che sono finite incarcere con lei?
R. Parlo a nome della WSPU - Women's Social and Political Union (1903). Alcuni ci hanno soprannominato, con un po’ di sprezzo, "the suffragettes". In effetti il suffragio femminile – il diritto di voto – è il nostro unico obiettivo politico. Siamo un’organizzazione di sole donne. Dopo aver militato per molti anni nell’ILB (Independet Labour Party) mi sono accorta che i partiti tradizionali, dove le donne sono quasi inesistenti, non sono affatto (o non abbastanza) interessati alla causa del voto femminile.
D. Come no? Non starà esagerando? I "suffragisti" non sono altro che i MPs favorevoli all’estensione del voto alle donne. Suo padre e suo marito non sono forse stati due grandi esempi di suffragismo al maschile?
R. Certo. Ho avuto fortuna e sono cresciuta in una famiglia di anticonformisti. Mio padre e mio marito mi hanno sempre appoggiato nella causa suffragista. Ma la maggior parte dei parlamentari (e tra questi anche liberali e socialisti, non solo conservatori!) pensano che dare il voto alle donne sia inutile o – peggio! – dannoso. Le donne sono isteriche, dicono. Non sono in grado di deliberare: di prendere delle decisioni politiche. Il loro intelletto è debole e il loro umore instabile. E poi a cosa serve che le donne votino, se ci sono già i loro mariti che votano per loro? Questi sono i ritornelli che continuiamo a sentire dagli oppositorial voto femminile.
D. Beh, non sono obiezioni del tutto infondate. Ci sono medici, scienziati e grandi intellettuali pronti a sostenere queste tesi. E poi le donne non sono abbastanza istruite per potersi occupare della politica. Non ne conviene?
R. Certo! Non sono istruite perché le leggi attuali non permettono alle donne di farlo. Le ragazze sono penalizzate non solo ai livelli più bassi dell’istruzione, ma anche – o soprattutto – ai livelli più alti. Prenda Oxford e Cambridge: ci ha mai visto una ragazza? Nessuna gentildonna del regno britannico può laurearsi. O prenda l’esempio di mia figlia, Christabel. Anche se, a differenza della maggior parte delle donne della sua età, ha studiato, ora che potrebbe esercitare come avvocato la legge glielo impedisce. Le donne non sono più stupide: non sono "limitate" per natura, ma per legge! E la legge la fanno gli uomini: e così, come hanno il potere di farla, hanno anche il potere di cambiarla.
D. Sì, certamente sono esistite donne che hanno dimostrato molta forza e intelligenza nella storia: Cleopatra, Giovanna d’Arco, la regina Elisabetta, Jane Austen… Ma se ci pensa bene sono più eccezioni. Non sarà un caso?
R. Certo che sono eccezioni! Lei ha presente come si svolge la vita media di una donna britannica? Quando ero a Manchester lavoravo nelle charities che cercano di alleviare la povertà della working class. Ho visto donne stare in fabbrica più di quattordici ore al giorno. Se aspettano un figlio comunque lavorano fino al momento del parto. E se poi perdono il lavoro nessuno le aiuta: cadono nella miseria più totale. Vivono in dei tuguri bui, sporchi e gelidi. Guadagnano appena quello che basta per sopravvivere. Si stupisce se in queste condizioni la politica e le riflessioni sui massimi sistemi degli intellettuali non sono di loro interesse? È proprio così: la politica è l’ultimo dei loro pensieri. Ma è proprio questo che deve cambiare, insieme alla loro istruzione. Perché è attraverso la politica che la loro condizione può cambiare.
D. Lei è socialista? Sta parlando come i socialisti…
R. Chiunque sia dotato di buon senso e abbia visto una workhouse direbbe quello che sto dicendo, mio caro. È mia figlia Silvia la socialista di famiglia, se proprio vuole saperlo. Ora la mia battaglia è per il voto femminile: questo è l’unico grande obiettivo della WSPU.
D. Lei è finita in carcere più di una volta. Il motivo è che ha violato ripetutamente la legge con atti di ostruzionismo, resistenza a pubblico ufficiale, violazione di proprietà privata e persino atti violenti contro ignoti (incendi). Perché dai primi anni di proteste pacifiche siete passate alla violenza?
R. Intanto, il nostro principio guida di azione è che nessuna vita umana debba essere messa in pericolo. Poi, è vero che abbiamo deciso di colpire anche proprietà private, ad esempio infrangendo qualche finestra. Niente di grave, le assicuro, se non fosse che a macchiarsi di questi tremendi reati sono signore rispettabili. Ma questa è la cosa importante che deve capire: il motivo di tutto questo è che non avevamo più scelta. Era da anni che ci battevamo per il voto femminile e nessuno ci ascoltava. A mali estremi, estremi rimedi, quindi. A quanto pare gli uomini ti prendono in considerazione solo se adotti il loro linguaggio: quello della forza. E le dirò di più. Purtroppo non ci sbagliavamo. Questa si è rivelata la strategia vincente. Perché solo con questo cambio di azione abbiamo cominciato ad ottenere l’attenzione che cercavamo da anni.
D. Effettivamente… È per questo che non le dispiace finire in carcere?
R. Beh, sì. Di certo non è perché stare in prigione sia piacevole. Anzi: ogni volta è una tortura. Ma è un male necessario. In prigione spesso ci tengono in isolamento, come delle pericolose criminali. Non ci permettono di parlare tra di noi: non poter comunicare con un altro essere umano è una delle più sottili e tremende torture, è qualcosa di insopportabile. Per non parlare di quando ci alimentano a forza. Molte di noi in carcere hanno iniziato a fare lo sciopero della fame. È un modo di protesta che serve a mettere in difficoltà le autorità del carcere, ma anche per ottenere visibilità nella stampa. I medici sono costretti a introdurre cibo nel nostro corpo attraverso il naso o con dei meccanismi diabolici per aprirci la bocca. Non le dico la sofferenza: è un vero abominio.
D. Un abominio: ve lo siete cercato! Sapevate a cosa andavate incontro infrangendo la legge. Non c’è un’alternativa? Ma soprattutto: pensa davvero che così otterrete il vostro obiettivo?
R. No: non abbiamo alternativa. Siamo ad un punto della storia in cui per fare la legge, prima dobbiamo infrangerla. E quanto al nostro obiettivo: lo raggiungeremo! In Paesi meno conservatori del nostro – prenda il caso della Nuova Zelanda – il voto è già stato concesso alle donne. La Nuova Zelanda era una colonia britannica fino a pochissimi anni fa. È un Paese molto simile al nostro: se è successo lì perché dovrebbe essere impossibile da noi? È solo questione di tempo!
D. Come fa a esserne tanto sicura? C’è ancora una parte importante della società che vi vede come delle isteriche, delle spostate, delle "poco di buono".
R. Se è per questo, ci sono sempre stati! E ci saranno ancora per molto, mio caro. Non è certo questo che ci intimidisce, perché un cambiamento reale e tangibile si sta già svolgendo nel nostro Paese. La maggioranza delle donne inglesi lavora e contribuisce alla prosperità della Gran Bretagna: è giusto che possano votare! È giusto che siano incluse nella vita politica e che possano prendere decisioni su se stesse e su ciò che le riguarda. Lo so: è una vera e propria rivoluzione sociale e antropologica. Le donne oggi continuano ad essere considerate dalla legge come proprietà del loro padre o marito, come fossero delle cose o delle bestie. Ma i tempi stanno cambiando e presto sarà inevitabile che la politica riconosca questocambiamento. E così sarà!
E così fu. Dopo anni e anni di lotte inesauste arrivò il momento della tregua tra la WSPU e il governo britannico. Allo scoppiare della Grande Guerra le donne della SWUP riposero ogni ostilità contro il governo e offrirono tutte le loro energie per sostenere lo sforzo bellico contro il "pericolo tedesco". Nel 1918 giunse il primo riconoscimento per il gentil sesso: venne concesso il voto alle donne britanniche maggiori di 30 anni. Non era ancora abbastanza. L’obiettivo delle suffragette era la piena parità politica: il suffragio universale, maschile e femminile, a pari condizioni. Dieci anni dopo, pochi giorni dopo la morte di Emmeline Pankhurst, il voto era concesso a tutte le donne maggiorenni: la sua battaglia era vinta. L’utopia diveniva realtà!". (aise)