ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI COLONIA: UNA REALTÀ IMPRESCINDIBILE/ INTERVISTA AL DIRETTORE LUCIO IZZO – di Valeria Marzoli

COLONIA\ aise\ - L’Istituto Italiano di Cultura di Colonia negli anni è diventato sempre più un punto di riferimento per i numerosi italiani residenti in Germania e la sua attività è soprattutto incentrata sulla valorizzazione e diffusione della cultura italiana. Abbiamo intervistato il suo direttore Lucio Izzo.
D. Da quando dirige l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia?
R. Dirigo l’IIC di Colonia dal settembre 2013. Si tratta di uno degli IIC storici creati nei primi anni ’50, certamente una delle nostre realtà più interessanti in Germania, che si rivolge sia al pubblico tedesco che alla nostra collettività residente. Lo stesso edificio in cui ha sede, oggi monumento protetto dalla Sovrintendenza ai Beni Architettonici, fu costruito per iniziativa congiunta dei due Governi e il terreno su cui sorge fu scelto dallo stesso Cancelliere Adenauer che volle inaugurarlo di persona.
D. Cosa ama di più di Colonia e cosa le manca di più dell’Italia?
R. Colonia è forse la città più multiculturale della Germania, con circa 120 diverse nazionalità presenti, tutte attivissime nel proporre la propria identità: amo questa possibilità di incontro e di dialogo tra tante voci diverse che si integrano nella società tedesca arricchendola in ogni senso. Si sente, del resto, che si tratta di una tradizione antica di accoglienza che risale alle origini romane della città. Quanto ai luoghi, amo passeggiare lungo il Reno e nei tanti splendidi giardini. Però nel mio quotidiano non c'è solo Colonia ma anche Duesseldorf, Francoforte, Bonn, Aachen, solo per citare alcune delle città tedesche in cui lavoro e che amo ugualmente nella loro diversità. Quanto all'Italia, in due ore d'aereo si può raggiungere qualunque posto della Penisola, così, quando ho qualche nostalgia o semplicemente un ricordo da ravvivare, posso facilmente arrivarci.
D. La poesia, la musica ma anche il cibo sono meravigliosi biglietti da visita che l’Italia esporta nel mondo. Come l’attività dell’Istituto valorizza in Germania l’immagine del nostro Bel Paese?
R. L’IIC di Colonia offre, sin dalla sua fondazione nel 1954, una programmazione molto ricca e diversificata di eventi culturali che vanno dalla letteratura alla moda, dall'arte alla musica, dal design alla gastronomia. Nell'ultimo triennio sono stati circa settanta all'anno e sarebbe impossibile citare tutte le manifestazioni, che del resto sono integralmente elencate sul nostro sito web www.iiccolonia.esteri.it, al menù "Calendario". Tra quelle più significative vorrei ricordare la grande mostra sui duemila anni della nascita di Agrippina, prodotta nel 2015 in collaborazione con i Musei Capitolini di Roma e con il Museo Romano-Germanico di Colonia, o la bellissima antologica su Alberto Burri, probabilmente la mostra più esaustiva realizzata finora sull'artista, organizzata nel 2016 presso la Kunstsammlung di Duesseldorf in collaborazione con la Fondazione Burri di Città di Castello ed il Solomon Guggenheim di New York. Accanto a tali eventi straordinari esistono altri appuntamenti annuali, spesso nell’ambito di in grandi manifestazioni culturali che hanno un respiro europeo e mondiale: penso per esempio alla Buchmesse di Francoforte, al Festival del Cinema di Kassel, alla Biennale di Wiesbaden, alla Rhur Triennale, alla Tanzmesse di Duesseldorf, alla Mostra di Design Passagen e alla Photoszene a Colonia, alle numerose altre manifestazioni che si tengono regolarmente in NRV e Assia. La nostra partecipazione ai grandi eventi è sempre organizzata in collaborazione con istituzioni italiane e tedesche pubbliche (soprattutto Regioni e Comuni) e private (fondazioni, associazioni, ma anche aziende). Ciò vale ugualmente per le rassegne a carattere esclusivamente italiano: è il caso della Settimana della Lingua italiana nel Mondo, giunta alla sua sedicesima edizione, e della Settimana della Cucina Italiana nel mondo, che si svolgerà dal 21 al 27 novembre prossimo, indetta per la prima volta nel 2016 dal Ministero degli Esteri, congiuntamente ad altre amministrazioni. In questo quadro, è evidentemente fondamentale la collaborazione, oltre che con al rete diplomatico-consolare e degli altri istituti, con enti locali, università, fondazioni, associazioni ed ogni altro soggetto impegnato nella promozione della cultura italiana, sia per moltiplicare e ottimizzare le nostre risorse sia per valorizzare l'Italia e il suo patrimonio culturale.
Accanto alle manifestazioni esistono poi altri due importantissimi aspetti della nostra attività: l'insegnamento dell'italiano e un'ampia offerta di servizi al pubblico. I corsi di lingua sono organizzati in collaborazione con l'Associazione degli Amici dell'Istituto e vedono ogni anno circa 900 studenti iscritti in classi di diverso livello, articolate secondo lo standard europeo da A1 a C2, e in corsi speciali di cultura e conversazione. I nostri servizi al pubblico comprendono la disponibilità di una biblioteca con più di 22.000 volumi, il cui catalogo è consultabile anche on-line, una videoteca sempre aggiornata con le ultime novità cinematografiche, un'emeroteca con i principali quotidiani e riviste italiane e uno sportello informazioni. Inoltre, tutte le nostre attività sono pubblicizzate sul nostro sito web e attraverso una newsletter settimanale e moltissime notizie utili sull'Italia sono costantemente diffuse con lanci in tempo reale attraverso le nostre pagine Facebook e Twitter.
D. Certamente bisogna far conoscere la cultura italiana ai tedeschi ma anche far sì che gli italiani che vivono in Germania non spezzino il legame esistente con la nostra Patria. Ci parli di qualche vostro progetto volto a rinsaldare tale legame.
R. Ha ragione. Gli italiani residenti in Germania ci chiedono soprattutto di essere aggiornati su quanto accade in Italia. Perciò ho voluto porre, nella nostra attività, una speciale enfasi sulla contemporaneità: se si scorrono i programmi degli ultimi tre anni si osserva come l’offerta di eventi che rappresentano l’Italia di oggi sia prevalente in ogni settore e al massimo livello di qualità. Le do alcuni esempi. Nel corso degli ultimi anni, in campo letterario abbiamo avuto ospiti Alessandro Baricco, Gianrico e Francesco Carofiglio, Antonio Scurati, Dacia Maraini, Erri De Luca, Paolo Giordano, Alessandro Pallavicini, Antono Maria Costa, Andrea Molesini, Carmine Abate, Marcello Fois, Paolo Di Paolo, Davide Longo, Alessandro Zaccuri, Nicola Lagioia, Vincenzo Latronico, Paola Soriga e IgiabaScego, solo per citare alcuni tra i nomi più celebri. In campo artistico, tutte le mostre realizzate in Istituto sono state dedicate solo ad artisti italiani attualmente attivi e prevalentemente giovani emergenti (almeno sei all'anno) e anche quelle realizzate in collaborazione con soggetti esterni hanno visto la prevalenza di artisti contemporanei come nel caso di Alberto Burri. In campo musicale è prevalsa la programmazione di concerti jazz e pop su quelli classici (tutti comunque interpretati da giovani talenti italiani): nel pop ricordo Max Gazzè, Nicolò Fabi, Daniele Silvestri, Jovanotti, Raphael Gualazzi, Erica Mou e il recente concerto del bravissimo Renzo Rubino; nel jazz è impossibile citare tutti gli artisti che si sono esibiti su invito dell’IIC, in particolare nell’ambito del Festival Italiana, che ha luogo con cadenza biennale ed è co-organizzato con la città di Colonia. Tra i musicisti proposti nelle ultime edizioni ricordo personalità del calibro di Paolo Fresu, Gabriele Mirabassi, Enrico Pieranunzi, Luca Bulgarelli, Rita Marcotulli e Luciano Biondini, Mario Raja, ma anche i tanti giovanissimi che costituiscono il validissimo vivaio della nostra musica che sa sempre imporsi nel mondo. Quanto al cinema, ospitiamo prevalentemente rassegne di nuovi film italiani (per es. "Verso Sud", realizzata a Francoforte, e "Cinema Italia!") cercando di avere con noi registi, attori e sceneggiatori: è il caso di Giuseppe Tornatore, Cristina Comencini, Edoardo Winspeare, Francesco Muraca, Gianni Di Gregorio, Giuseppe Gaudino. Talvolta il nostro programma riesce ad anticipare tendenze e riconoscimenti. È il caso della rassegna dedicata a Gianfranco Rosi nell’ottobre 2015 prima della sua vittoria alla Berlinale: in quella occasione il regista interruppe le riprese a Lampedusa di Fuocammare per incontrare a Colonia, per la prima volta in assoluto, il pubblico tedesco.
I nostri connazionali residenti non sono però solo fruitori, bensì protagonisti dei nostri eventi: l'Istituto, infatti, ospita concerti, presentazioni letterarie e mostre collettive di italiani residenti in Germania, oltre alle numerose iniziative realizzate con gli studenti delle scuole, italiane e non, presenti nella nostra circoscrizione, e in collaborazione con lo ZMI, il Centro per il plurilinguismo e l’integrazione della Sovrintendenza Scolastica del NRV, l’Università ed il Comune di Colonia.
Da ricordare poi, tra i diversi servizi offerti al pubblico già menzionati, anche i nuovi corsi di lingua italiana per bambini di origine italiana.
D. Soprattutto negli ultimi anni l’emigrazione italiana è cambiata e, per determinati aspetti, si è evoluta. Molti giovani italiani con alla base una buona preparazione scolastica decidono di stabilirsi in Germania. Come si pone il suo Istituto di fronte a questa nuova realtà?
R. Tra i nostri frequentatori ci sono moltissimi giovani, dal chirurgo al ristoratore, dall'ingegnere al pubblicitario, protagonisti di storie di successo frutto di un impegno serio e profondo. Sono loro che, dal punto di vista generazionale, rappresentano con più evidenza un nuovo modo di essere italiani non solo in Italia, ma anche all’estero e in particolare in Europa. Infatti, come lei ricorda, il processo d’integrazione europea, combinato con le nuove tecnologie e la possibilità di viaggiare rapidamente e a basso costo hanno profondamente modificato il concetto di emigrazione/immigrazione. Specie per le giovani generazioni, credo sia più giusto parlare di mobilità. È ormai normale che nell'arco della propria formazione e vita lavorativa ci si sposti tra più paesi con frequenti ritorni in Italia: è in questa esperienza che prende più che mai forma concreta la nostra dimensione di europei. Inoltre, la presenza e le esigenze dei più giovani ci ricordano come sia cambiato il ruolo di un IIC rispetto al passato: la rivoluzione informatica e internet hanno trasferito alla rete tutta una serie di funzioni informative e ricreative. Attualmente bastano pochi secondi per trovare in internet l’università o la scuola che offrono i corsi che ci interessano, le offerte turistiche più allettanti, ma anche per scaricare, magari direttamente sul telefonino, l’ultimo video del nostro cantante preferito o il film appena uscito. In questo panorama, gli IIC sono diventati un punto di riferimento proprio per quanti cercano di orientarsi nell’enorme massa di informazioni offerte dalla rete che rischiano di intasare "autostrada informatica". E ciò vale non solo per l'offerta culturale, ma anche per segnalare servizi e opportunità di studio, ricerca, lavoro. In tal senso i frequentatori del nostro sito e delle nostre pagine Facebook e Twitter sono in costante aumento.
Ritengo, dunque, che l’IIC debba interpretare tutti questi cambiamenti in modo dinamico ed essere sempre aperto ad ogni tipo di interazione e collaborazione con i giovani e, in generale, con tutta la collettività, ascoltandone le proposte e creando insieme i progetti. Come ho ricordato, è importante un accento sulla contemporaneità ma anche un rapporto fattivo con tutte le associazioni, enti e istituzioni attive sul territorio, nella consapevolezza delle specificità di ciascuno degli interlocutori. Molte delle manifestazioni che ho citato sono appunto il frutto di tale collaborazione e il mio impegno è che essa possa crescere ulteriormente. La nostra è anche una funzione di catalizzatori e facilitatori per mettere insieme non solo risorse finanziarie, ma soprattutto energie, idee e punti di vista. Sono, infatti, convinto che solo cooperando si possa offrire un’immagine il più possibile reale e completa del nostro Paese, attraverso le diverse chiavi di lettura che ciascun soggetto propone.
D. In un momento di crisi dell’Unione Europea messa in discussione da forti spinte separatiste, l’arte accomuna e unisce i popoli. Cosa ne pensa del "Festival della Poesia Europea"? Qual è il suo valore?
R. Ritengo che la poesia, insieme alla musica, sia forse il più universale dei linguaggi e il più adatto a trasmettere valori quali consapevolezza e solidarietà. In fondo la prima "globalizzazione" dell’antichità è passata attraverso il canto poetico, specie per quanto riguarda il Mediterraneo e l’Europa. Oggi più che mai abbiamo bisogno della poesia, della sua energia trascinante, della sua capacità di farci riflettere, di spingerci all’analisi e, al tempo stesso, di indurci alla comprensione mediante la sintesi che rappresenta la forma e l’essenza dell’atto poetico. Il "Festival della Poesia Europea" di Francoforte contribuisce da anni a diffondere tale messaggio di spiritualità e fratellanza e mi auguro che continui a farlo ancora molto a lungo. (valeria marzoli\aise) 

wer54w66sf32re2