LE CCIE, INTERLOCUTRICI NATURALI DELLE PMI ITALIANE: INTERVISTA AL PRESIDENTE AURICCHIO (ASSOCAMERESTERO)

ROMA\ aise\ - Le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), in quanto associazioni di imprese, sono le interlocutrici naturali delle piccole e medie imprese italiane,delle quali favoriscono l’internazionalizzazione, anche attraverso i progetti europei. Ad affermarlo è Gian Domenico Auricchio, Presidente di Assocamerestero che, a pochi giorni dalla Convention mondiale delle CCIE che si terrà a Riva del Garda dal 22 al 25 ottobre, ci ha spiegato le nuove sfide del Sistema camerale italiano all’estero.
D. Presidente Auricchio, quali sono le nuove esigenze di internazionalizzazione delle imprese italiane?
R. Da imprenditore, riscontro tutti i giorni nella realtà di chi lavora per ampliare e consolidare all’estero il proprio business quello che i numeri ci dicono: le piccole imprese italiane negli scorsi anni hanno esportato più di quanto abbiano fatto le omologhe tedesche, francesi e britanniche. Nel 2015 le esportazioni hanno sfiorato i 414 miliardi di euro, in aumento del 3,8%. Anche per la selezione indotta dalla crisi, il contenuto di valore-servizio dei nostri prodotti è cresciuto, ma il clima di incertezza che caratterizza lo scenario economico mondiale impone alle nostre aziende la necessità di riposizionarsi e di pensare ad un nuovo modello di internazionalizzazione. Ad esempio, siamo ancora poco presenti nei circuiti di sub-fornitura a livello mondiale. Questo è un aspetto che saremo chiamati a sviluppare: cercare di favorire una più forte integrazione nelle reti internazionali, sia dal punto di vista della produzione che della distribuzione.
D. Come la rete delle CCIE risponde a queste esigenze?
R. Quando diciamo che il nostro modello di business all’estero deve essere più radicato, vogliamo dire che dobbiamo sviluppare una rete di relazioni sui territori esteri e che, per farlo, dobbiamo poter contare su un network che è parte di quei territori. In questo consiste il contributo strategico delle Camere di Commercio Italiane all’Estero che, proprio per la loro essenza di rete multilaterale nata e sviluppatasi all’interno delle comunità d’affari locali, sono in grado di sostenere una nuova presenza internazionale delle nostre imprese. Il Sistema camerale nel suo complesso ha infatti la capacità di presidiare “l’ultimo miglio”, in Italia e all’estero, assicurando una maggiore efficacia e capillarità di servizio nel rispondere alle esigenze delle imprese. È infatti necessario il supporto di un sistema strutturato, specializzato e flessibile, che faccia della vicinanza alle imprese il proprio valore aggiunto, funzionale agli obiettivi di promozione del Sistema Paese.
D. Come si è trasformata la rete delle CCIE in questi ultimi anni?
R. Le Camere italiane all’estero sono state in un certo senso antesignane del clima di riforma e rinnovamento che si sta diffondendo oggi nel Paese: da anni le CCIE hanno avviato un processo di autoriforma ispirato ai principi di efficienza, efficacia ed affidabilità, per essere sempre più rispondenti alle esigenze delle imprese e competitive sul mercato. Il loro punto di forza deriva dalla capacità di essere radicate sui mercati esteri, rappresentative dell’imprenditorialità locale-estera e in grado di portare queste istanze verso il mercato italiano. Le CCIE sono, infatti, in grado di convogliare verso l’Italia flussi economici di interesse e di opportunità di business per le PMI, anche dialogando con i principali interlocutori istituzionali in Italia e all’estero. In più, per la loro natura imprenditoriale, sono il naturale referente dei soggetti imprenditoriali di minori dimensioni, i quali hanno bisogno di un referente operativo, diretto ed efficace, e di un approccio problemsolvingalle esigenze aziendali di apertura sui mercati internazionali.
D. La politica promozionale italiana all’estero sta diventando sempre più integrata e specializzata. A quale ruolo vengono chiamate le CCIE?
R. Le CCIE sono chiamate a dare un contributo mettendo a frutto il proprioknowhow, a tutto vantaggio delle imprese italiane. L’essere una rete multilaterale capace di agire in un’ottica multimercato, l’attività progettuale sviluppata grazie alla capacità di cogliere, e spesso anticipare, i trend di consumo o i segmenti di mercato più profittevoli per il business italiano nei Paesi in cui operano, la forte spinta innovativa che le porta a posizionarsi in settori ad elevato valore aggiunto con servizi e networking qualificato per attivare partnership italo-estere: sono questi gli elementi che rendono le CCIE un interlocutore strategico tra i soggetti della promotion italiana, in un’ottica di complementarietà e integrazione con le azioni condotte dagli altri soggetti istituzionali nell’interesse del business italiano nel mondo.
D. Molte CCIE favoriscono l’internazionalizzazione delle PMI italiane anche attraverso i finanziamenti europei. In quali progetti sono coinvolte le CCIE?
R. Dal 2000 ad oggi, le CCIE hanno maturato numerose esperienze nella progettazione europea, contribuendo ad ampliare e rafforzare le partnership transnazionali tra imprese e territori. Le Camere intervengono in oltre 100 progetti a valere su ben 25 programmi dell’Unione europea, svolgendo un’attività di lobbying e comunicazione presso le autorità locali ed europee e individuando opportunità e modalità di partecipazione più idonee per le imprese italiane.È cresciuto infatti il numero di progetti congiunti che, anche col supporto dei finanziamenti europei, rafforzano lo sviluppo dei territori del nord e sud Italia sia in settori tradizionali come il turismo, l’agroalimentare e l’artigianato, sia in settori di maggior valore aggiunto, quali le energie rinnovabili, l’aerospazio, l’innovazione tecnologica applicata ai sistemi produttivi. (francesca palombo\aise) 

wer54w66sf32re2