"OCCHIO MOBILE": L’ARTE CINETICA ITALIANA A ZAGABRIA

ZAGABRIA\ aise\ - Al via a Zagabria la mostra "Occhio mobile. L'arte cinetica italiana dagli anni '50 agli anni '70", che, inaugurata il 14 gennaio negli spazi del Muo – Museo di arte contemporanea della capitale croata, sarà qui ospitata fino al 14 febbraio. 

L'iniziativa, a cura di Micol Di Veroli e Massimo Scaringella, è stata organizzata dall'Ambasciata d’Italia e dall'Istituto Italiano di Cultura a Zagabria.
L'esposizione, che rientra nel programma di promozione dell'arte contemporanea italiana all'estero, raccoglie opere di esponenti chiave del movimento, tra i quali Bruno Munari, Getulio Alviani, Antonio Barrese, Mario Ballocco, Enzo Mari e Grazia Varisco. Artisti che rivestirono tutti un ruolo di primaria importanza nell'ambito del Cinetismo internazionale, definito come "Ultima avanguardia", e che aggregò la ricerca artistica di artisti di provenienza geografica diversa.
L'arte cinetica ebbe a Zagabria uno dei poli più significativi con il movimento delle Nuove Tendenze, che rappresentò uno dei momenti più brillanti del recente passato artistico della Croazia. Non a caso la mostra è presentata negli stessi spazi museali dove ebbe luogo l'ultima mostra delle Nuove Tendenze e perciò per molti degli autori in mostra l'esposizione rappresenta un ideale ritorno nei luoghi dove la loro ricerca artistica si confrontò con la linea di pensiero di artisti locali alla ricerca di un comune denominatore nel sistema dell'arte europea.
All'inaugurazione hanno preso parte il direttore del Muo, Miroslav Gasparovic, il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura, Maria Sica, la curatrice della mostra, Micol Di Veroli, il primo segretario dell'Ambasciata, Luca Laudiero, e l'assessore alla Cultura di Zagabria, Ivica Lovric.
"Occhio mobile" presenta 50 opere composte da dipinti, collages, video, sculture ed altri oggetti realizzati dagli artisti chiave dell'arte cinetica italiana, da Bruno Munari, precursore delle ricerche sulla percezione ed indiscusso punto di riferimento del design e la didattica, fino ad artisti che condivisero la scena come Getulio Alviani e Marina Apollonio, passando attraverso raggruppamenti come il "Gruppo T" (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Di Vecchi e Grazia Varisco), il "Gruppo N" (Alberto Biasi, Edoardo Landi, Toni Costa, Ennio Chiggio e Manfredo Massironi) e il "Gruppo 63" (Lucia Di Luciano, Lia Drei, Francesco Guerrieri e Giovanni Pizzo). La mostra ospita inoltre una selezione di dieci abiti del maestro Fausto Sarli che mostrano al pubblico le connessioni tra arte e moda in quegli anni.
L’arte cinetica produce opere che sono aperte e programmate, nelle quali il movimento è fondamentale. Il moto in tali opere può essere reale, con l’apporto di meccanismi, oppure illusorio e ottico, ottenuto tramite effetti di luce. L’opera d’arte programmata ha un suo ritmo, che idealmente può anche ripetersi all’infinito. In questo tipo di opere è fondamentale il coinvolgimento psicologico dello spettatore. La "programmazione" dell’opera dev’essere totale e controllata, non è più un’arte basata sul gesto, sulla materia, sul bisogno di espressione dell’Io, tutto questo era considerato passato. L’opera era invece considerata come un processo razionale, da controllare e da comunicare con scrupolosità. L’arte doveva avere una matrice sperimentale, costruire modelli da sottoporre a verifica empirica. La comunicazione era chiara, geometrica ed essenziale. L’opera deve stimolare la percezione visiva, renderla attiva. E soprattutto, una delle grandi intuizioni dell’arte programmata è quella di volere un artista che non sia più un romantico irrazionale ed istintivo, ma piuttosto un operatore culturale che lavora in squadra insieme a tecnici e scienziati, un attivista politico che sappia coniugare l’arte con la società. L'arte cinetica si autoimpone il rigore del fare in ambito creativo, un contatto analitico e disciplinato all'arte, che cerca di mettere insieme arte, scienza, società, artista e spettatore.
Zagabria all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, apre le porte ad una nuova ondata creativa che di fatto genera un inedito approccio alla produzione artistica ed alla visione critica della stessa. Nuove forme e contenuti vengono sviluppati per stimolare il libero pensiero attorno alla funzione, al significato ed al ruolo dell’arte all’interno della società contemporanea. La città diviene quindi un vero e proprio crocevia di idee e comportamenti creativi che di lì a poco influenzeranno tutto il mondo. Le energie eterogenee di Munari, Gruppo T, GRAV e altri che sin dalla fine degli anni cinquanta avevano riunito un gran numero di artisti sparsi per il globo provenienti da realtà e da esperienze differenti, approdano nella penisola balcanica.
Nel 1961 a Zagabria si inaugura la mostra "Nove Tendecije" (Nuove Tendenze) la prima manifestazione di quattro che mette in mostra artisti con idee affini ma con risultati estetici eterogenei. Si tratta di un vero e proprio summit delle nuovi visioni del periodo e quindi organizzare una delle più importanti retrospettive di arte cinetica e programmata italiana come "Occhio mobile" a Zagabria rappresenta il naturale tributo ad una città che ha tenuto a battesimo un nuovo ciclo di sperimentazioni ed ha visto il consolidamento definitivo dell’arte cinetica e programmata a livello internazionale.
La mostra è realizzata dalla Glocal Project Consulting di Roma in collaborazione con Altaroma e la galleria 10 A.m. Art e gode del sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria. (aise) 

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