FABIO PRUNERI: IL CAMPIONE DI INFORMATICA AMMESSO AD HARVARD – di Valerio Berra

MILANO\ aise\ - "Milanese, classe 1999. A 13 anni ha vinto le Olimpiadi di Matematica a Parigi, poi non si è più fermato". È il campione di informatica Fabio Pruneri, che il Corriere della Sera ha intervistato dopo la sua ammissione nella prestigiosa università americana di Harvard. Di seguito il testo integrale dell’articolo, a firma di Valerio Berra.
"L'università di Rubbia e Obama
Ve-Ri-Tas. Tre sillabe latine su uno stemma color cremisi. È il simbolo dell'università di Harvard, la stessa che compare nel curriculum di quasi cinquanta premi Nobel, come l'italiano Carlo Rubbia, e otto presidenti degli Stati Uniti, l'ultimo è stato Barack Obama. Dal 23 agosto fra gli studenti di questo ateneo c'è anche Fabio Pruneri, un ragazzo di 19 anni fresco di diploma al liceo scientifico Alessandro Volta di Milano. L'ammissione ad Harvard è stata conquistata a suon di riconoscimenti internazionali. Fabio da quando era alle medie gira il mondo per partecipare a gare di informatica e matematica. La prima medaglia è arrivata nel 2012 a Parigi, quando aveva 13 anni. Qui ha vinto l'oro nei Campionati Internazionali dei Giochi di Matematica. "Prima di questa gara – spiega Fabio – avevo fatto qualche evento a livello nazionale. Finché ero alle medie si trattava di competizioni amatoriali, non serviva molta preparazione per fare bene. Alle ultime competizioni a cui ho partecipato arrivavano concorrenti con mille o duemila ore di allenamento alle spalle".
Poche formule, tanta intuizione
Sfidanti agguerriti provenienti da tutto il mondo, giornate di studio alle spalle e problemi complessi da risolvere. Le prove di queste competizioni non sono semplici esercizi da risolvere sfruttando qualche formula. Per superare gli altri bisogna fare un passo in più: "Una gara di matematica ad alti livelli funziona così. Hai quattro ore e mezza e tre problemi da risolvere con una dimostrazione. Per finire la prova più che lo studio serve intuizione: bisogna trovare un'idea brillante. Non è facile, ma sono problemi molto belli e risolverli dà soddisfazione". Durante il liceo Fabio ha cominciato a partecipare anche alle gare di informatica, le ultime sono state le Olimpiadi e si sono tenute a inizio settembre in Giappone. Il funzionamento è simile ma oltre all'intuizione conta anche il tempo: "Ai concorrenti vengono dati sempre dei problemi ma qui per risolverli bisogna scrivere un programma, si può scegliere il codice che si preferisce. Scadute le ore a disposizione i giudici fanno andare i programmi che sono stati scritti e assegnano un punteggio in base a tempo e risultati".
Il palmarès, qualificazioni e vittorie
106° su 339 classificati, il migliore degli italiani in gara dopo Federico Stazi. Fabio ha chiuso la sua trasferta nipponica con una medaglia di bronzo. Qui infatti non sono solo i primi tre a salire sul podio ma tutti quelli che riescono ad entrare in una determinata fascia di punteggio. Il vero trionfo è stato nel 2017 alle Olimpiadi di Matematica di Rio de Janeiro, quando è riuscito a strappare la medaglia d'oro arrivando 36°. Le vittorie però hanno un costo molto alto, soprattutto in termini di tempo. "Quando ho iniziato a competere non è stato facile far accettare questa attività ai miei professori. Fra le trasferte e gli allenamenti con la squadra italiana saltavo anche 50 giorni di scuola all'anno, in pratica un quarto delle lezioni. All'inizio non vincevo molto, nel momento in cui ho iniziato a ottenere dei risultati hanno capito quanto fosse importante".
Harvard, il volo negli Stati Uniti
Harvard si trova una decina di ore di volo da Milano, a nord della costa orientale degli Stati Uniti. È un college illustre, in grado di certificare una preparazione impeccabile. Eppure non è solo questo il motivo per cui Fabio ha scelto di partire. "I meriti vengono riconosciuti in modo diverso. Il livello delle università italiane è eccellente eppure non viene dato modo ai talenti di emergere. Per quanto tu possa essere bravo verrai messo in classe con persone che magari non hanno neanche voglia di essere lì e farai fatica ad avere un rapporto più stretto con i professori". Ad Harvard, naturalmente, studierà matematica e informatica. Per il primo semestre della sua bachelor degree, la nostra laurea triennale, ha scelto quattro corsi: algebra lineare, basi di informatica, un seminario per capire i terremoti con l'intelligenza artificiale e un corso di scrittura in inglese, obbligatorio per gli stranieri. "Ci sono davvero pochi vincoli per la scelta degli esami da fare. Ognuno ha la libertà di decidere il proprio percorso".
Indipendenza valtellinese
Ogni anno, a settembre, migliaia di giovani in tutta Italia lasciano la loro casa e si trasferiscono nei grandi centri universitari. Ragazzi appena maggiorenni che iniziano a vivere da soli in una città diversa da quella in cui sono cresciuti. La loro storia non è molto diversa da quella di Fabio, anche se i chilometri per tornare a casa nelle vacanze di Natale sono molti di più. Eppure questa scelta è stata accolta serenamente dai suoi genitori, almeno secondo quanto dice lui: "I miei sono della Valtellina. Lì quando hai 14 anni sei già considerato una persona autonoma, in grado di scegliere da solo cosa fare della tua vita. Anche loro si erano trasferiti a Milano per frequentare l'università. Poi la mia non è una scelta definitiva, se mi trovo male rientro". Il presente è negli Stati Uniti, ma il futuro? Ancora non è tracciato in modo preciso ma difficilmente sarà lontano da un computer: "Mi attrae molto il settore della ricerca informatica, soprattutto in ambiti che ancora conosco poco come intelligenza artificiale e big data. Credo che lavorare su questi temi per un grande azienda sarebbe perfetto ma ovviamente capirò meglio in questi anni cosa fare"". (aise)