PENSIONE IN NZ: LA VOSTRA OPINIONE

WELLINGTON\ aise\ - Un sondaggio per raccogliere opinioni e suggerimenti preziosi sul tema della sicurezza sociale, questo quanto realizzato dal Comites di Wellington con l’associazione LILNZ (Leaving Italy, Living New Zealand). Il questionario, che può essere compilato entro le 17 del 3 settembre, richiede pochi minuti e può essere trovato a questo link.
Ma in cosa consiste esattamente il sondaggio? “Lo scopo”, come si legge cliccando il link, “è quello di raccogliere suggerimenti e opinioni da parte di quei connazionali che vivono direttamente le conseguenze dell'assenza di un accordo in tema di sicurezza sociale”.
Per "sicurezza sociale", sempre prendendo spunto dal tesato elaborato dal Comites, si intende l'insieme di interventi pubblici finalizzati all'erogazione di misure in favore dei cittadini che si trovano in condizioni di bisogno. Possono essere misure che rispondono a bisogni immediati e contingente, e in quel caso si parla di assistenza sociale (assistenza sanitaria, disoccupazione, incidenti sul lavoro) oppure preventive, focalizzate sul "futuro", come le pensioni.
Il sistema di sicurezza sociale italiano è impostato su due forme di tutela: Da un lato la tutela degli inabili e degli indigenti e dall'altro la tutela dei lavoratori, fondata sul principio che alla prestazione lavorativa svolta corrisponde il trattamento pensionistico maturato a seguito del versamento dei contributi.
Nel caso in cui il cittadino italiano si trasferisca all’estero, l’emigrazione, solitamente, spezza la continuità della contribuzione, creando un “buco” nella sua storia lavorativa.
Le convenzioni internazionali bilaterali, pertanto, sono un modo per garantire una maggiore tutela dei lavoratori emigrati all'estero.
Per "sicurezza sociale internazionale" si intende, quindi, la protezione sociale dei cittadini di un Paese residenti abitualmente in un altro Paese, garantita attraverso una regolamentazione internazionale.
Per quanto riguarda le pensioni dei lavoratori italiani che si spostano in Nuova Zelanda temporaneamente o stabilmente, si possono distinguere i lavoratori in 4 categorie: Gli emigrati che in Italia non hanno mai lavorato o hanno lavorato per meno di 20 anni e che rimangono in Nuova Zelanda; gli emigrati che in Italia non hanno mai lavorato o hanno lavorato per meno di 20 anni che un giorno tornano a lavorare in Italia;
gli emigrati che in Italia hanno lavorato e versato contributi sufficienti per raggiungere una pensione e che hanno maturato anche il diritto alla Superannuation che decidono di restare definitivamente in Nuova Zelanda; gli emigrati che in Italia hanno lavorato e versato contributi sufficienti per raggiungere una pensione e che hanno maturato anche il diritto alla Superannuation neozelandese e che - dopo il pensionamento - tornano a vivere in Italia.
Attualmente, non esistendo nessuna convenzione tra Italia e Nuova Zelanda in materia di sicurezza sociale, chi ha lavorato in Italia per meno di 20 anni (che sono gli anni di anzianità contributiva per poter aver diritto alla “pensione di vecchiaia”, molti di più ne servono per la “pensione di anzianità”, comunque ora abolita con la riforma Fornero) concludendo la propria carriera in Nuova Zelanda, di fatto perde gli anni di contributi versati in Italia, a meno che non versi volontariamente contributi per raggiungere il minimo dei 20 anni.
La radicale differenza tra il sistema Italiano (contributivo) e quello neozelandese, (universale, cioè regolato per ora solo dall’ottenimento della residenza permanente e dal numero di anni trascorsi in NZ e svincolato da alcun tipo di contributi o trattenute sugli stipendi), insieme alla mancanza di una convenzione, rendono impossibile il “cumulo” tra il periodo lavorativo italiano e quello neozelandese. (la cosiddetta totalizzazione dei periodi di assicurazione e contribuzione).
Nel primo caso, quindi, i contributi precedentemente versati in Italia vengono persi.
Nel secondo caso, gli anni di lavoro in Nuova Zelanda non hanno titolo per essere calcolati in Italia almeno come anni di anzianità ai fini dei calcoli pensionistici. (Per esempio, con un accordo, 20 anni di contributi versati in Italia + 15 anni lavorati in Nuova Zelanda potrebbero diventare una pensione di 35 anni di anzianità calcolabile su 20 anni di contributi).
Attualmente, il cittadino Italiano residente in Nuova Zelanda potrà eventualmente avere diritto alla Superannuation, sempre che nel frattempo sia diventato per la nazione di adozione cittadino o residente e vi abbia trascorso almeno 10 anni della propria vita da quando ne ha compiuti venti, cinque dei quali dopo i cinquanta.
La Superannuation è un contributo governativo versato a tutti i cittadini e residenti di lungo corso in Nuova Zelanda che abbiano raggiunto l'età pensionabile (65 anni al momento). È indipendente da precedenti attività lavorative, contributi versati (in Nuova Zelanda non trattengono parte dello stipendio ai fini pensionistici), redditi e situazione finanziaria. La Superannuation viene corrisposta anche se il cittadino o il residente hanno una pensione privata che garantisce loro una rendita mensile (come il Kiwisaver, che è una pensione privata che il lavoratore può scegliere di attivare in Nuova Zelanda ma che non è obbligatoria).
Il cittadino italiano che ha versato contributi sufficienti per avere diritto alla pensione italiana, cumulerà pensione italiana e Superannuation. Tuttavia, l'importo della pensione "overseas" verrà detratto da quello della sua Superannuation (soltanto se erogata dallo Stato o da un ente governativo). La decurtazione della Superannuation opererà anche nei confronti di quella del partner nel caso in cui la pensone governativa overseas superi la quota della Superannuation del titolare dell'assegno.
Al momento, in assenza di accordo, nel caso in cui un cittadino italiano - dopo l'ottenimento della Superannuation - torni a vivere in Italia per meno di 26 settimane all’anno, la Nuova Zelanda continuerà a pagargli la Superannuation in toto, mentre in misura proporzionale agli anni passati in NZ da cittadino/residente se si rientra in modo permanente (più di 26 settimane/anno).
Per i Paesi con i quali la Nuova Zelanda ha firmato accordi in materia di sicurezza sociale sono previste alcune particolarità che dipendono dal Paese e dal contenuto dell'accordo bilaterale. (aise)