"SOGLIE DI LUCE": LE OPERE DI PIETRO GENTILI ALLA CASINA DELLE CIVETTE DI ROMA

ROMA\ aise\ - Prima esposizione personale a Roma dopo la scomparsa di Pietro Gentili. Ad ospitarla dal 17 febbraio scorso e sino al 27 maggio 2018 la Casina delle Civette - Musei di Villa Torlonia nel suo splendido stile liberty.
"Soglie di Luce. Opere di Pietro Gentili dal 1970 al 2000" il titolo dell’esposizione che si pone l’intento di fare conoscere l’universo artistico di Gentili attraverso 50 opere tra quadri, sculture, gioielli, moduli tridimensionali realizzate utilizzando tempera, foglia d’oro e d’argento, sabbia, polvere di specchio, plexiglass, legno.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’Archivio Gentili e da Fabrica Associazione Culturale e curata da Claudio Cerritelli e Maria Grazia Massafra, con i Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Tra scudi di angeli, cieli stellati, porte aperte su di uno spazio "altro", giochi di superfici riflettenti, filo conduttore dell’esposizione è la luce come soglia verso un’altra dimensione. Come scrive Claudio Cerritelli l’immagine della “porta” si pone come luogo del mistero conoscitivo dell’arte, soglia dove si avverte il desiderio e la ricerca della luce spirituale, percepita nella vastità senza fine del tempo.
Il percorso creativo di Pietro Gentili ha un carattere talmente singolare da escludere ogni possibile appartenenza al gioco delle tendenze artistiche contemporanee a causa della sua visione trascendente di spazio e tempo, per la sua autonoma ricerca di valori esistenziali che presuppongono una dimensione cosmica. Il mondo di astrazione del suo lavoro ha, tuttavia, attinenze dirette con tutto un filone di arte contemporanea di carattere mistico-simbolico-spiritualistico che si rifà al mondo orientale, alla religione e alla filosofia Zen.
Secondo Pietro Gentili ogni artista dovrebbe, con generosità, donare al mondo la bellezza del proprio cuore e non i suoi disagi, la poesia struggente della propria anima e non le sue pene. Fondamentale, per lui, la ricerca della bellezza e l’arte come ricerca, come armonia spirituale, come mezzo per raggiungerla. Per Gentili l’immagine della bellezza che trapassa l’anima è legata alla luce, all’aspetto immateriale della creazione, all’immediatezza dell’eterno presente.
Tutte le opere in mostra ci parlano di una ricerca dell’assoluto, di un viaggio spirituale che esalta l’armonia e il mistero della luce, misura di tutte le cose. Anche la tecnica utilizzata ci parla di questo: l’uso della foglia d’oro si alterna all’argento per ottenere un senso di smaterializzazione delle superfici. E così lo specchio, "spazio-oltre", da cui sprigiona la dialettica tra realtà e finzione, artificio e natura, razionalità e sensibilità emozionale. Allo stesso modo la "porta" indica il senso di apertura verso l’altrove, luogo di congiunzione dell’umano e del sacro, confine aperto verso l’intera luce del creato. L’equilibrio tra la visione interiore e l’atmosfera dell’ambiente esterno traspare anche nelle prove scultoree. Ugualmente i gioielli sono immaginati per essere indossati da una figura di donna stilizzata, estranea alla celebrazione della sua immagine di massa e tutta concentrata nel sogno dei valori interiori. Come per le ricerche plastico-pittoriche, nel caso del gioiello tutto è immaginato in relazione a un corpo legato alla dimensione sacrale della bellezza di cui Gentili interpreta l’aspetto mistico e spirituale. I monili intervengono direttamente sull’immagine femminile, trasformando la donna moderna quasi in sacerdotessa di una nuova religione della luce.
Per l’artista la funzione dell’arte è di condurre l’uomo alla scoperta della bellezza, alla percezione del dio in noi. Bisogna ascoltare la voce del cuore come guida di ogni azione creativa. Gentili immagina la figura dell’artista come portatore di luce che rivive il dramma mitico di Prometeo, titano amico dell’umanità e del progresso che ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini. Lo spazio delle sue opere è uno spazio mentale, tutto sorretto in una dimensione che è quella mistica dello spirito che si emblematizza in termini di luce.
Pietro Gentili nasce a San Vito Romano nel 1932. Dopo essersi trasferito giovanissimo a Roma, dove inizia i suoi studi d’arte, nel 1959 e nel 1962 si reca a lungo negli Stati Uniti. Al ritorno si stabilisce a Firenze e nel 1965 si trasferisce a Milano, dove alterna la sua attività pittorica alla collaborazione con la stilista di moda Germana Marucelli, creando gioielli per le sfilate di alta moda. In questi anni compie numerosi viaggi all’estero e soggiorna in Svizzera, in Francia a Parigi e in Inghilterra. Il viaggio più significativo e determinante, che amerà ricordare come "viaggio dell’anima", è nel 1976 quello in India. Il contatto con le culture orientali ricoprirà un ruolo determinante nello sviluppo della sua opera e del suo pensiero. Nel 1978 si trasferisce a San Vito Romano in campagna dove realizza quattro "oasi di pace", spazi meditativi con opere pittoriche e scultoree sia all’interno che all’esterno. Negli anni successivi compie altri viaggi in Europa e in Asia Minore. Dal 1983 al 2001 vive e lavora a Milano, che lascia nel 2002 per vivere tra Roma e San Vito Romano; è qui che muore nel 2008. (aise)