6 DOMANDE SULL’EURO-PARLAMENTO AI CANDIDATI ALLE EUROPEE: PIERNICOLA PEDICINI (MOVIMENTO 5 STELLE) – di Alessandro Butticè

BRUXELLES\ aise\ - Piernicola Pedicini, 50 anni, nato a Benevento, laureato in Fisica teorica e specializzato in Fisica Medica, è candidato per il MoVimento 5 Stelle nella Circoscrizione 4, Italia Meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria) alle elezioni europee del 26 maggio prossimo. Dopo gli studi, è stato ricercatore fino al 2006, prima di iniziare a lavorare come Fisico Medico nel reparto di Radioterapia dell’Ospedale Oncologico Regionale della Basilicata, regione dove ha vissuto per 8 anni.
Nello stesso periodo si è anche occupato di Radioprotezione dei lavoratori e della popolazione, di Fisica Ambientale e di Radiobiologia, temi sui quali ha scritto articoli scientifici.
Ha anche partecipato a varie azioni di controllo dell’inquinamento ambientale in siti sensibili del territorio lucano.
Nel 2012 aderisce al Movimento 5 Stelle, nel 2013 partecipa allo Tsunami Tour a fianco di Beppe Grillo e a novembre dello stesso anno è candidato alla presidenza della Regione Basilicata per il Movimento 5 Stelle.
Nel 2014, viene infine eletto, con 35.829 preferenze, come portavoce del MoVimento 5 Stelle al Parlamento Europeo e si trasferisce insieme a moglie e figli a Bruxelles. È molto impegnato nell’informazione sui danni alla salute derivanti da esposizione a nano particelle, metalli pesanti, campi elettromagnetici, idrogeno solforato, idrocarburi, rifiuti radioattivi e cancerogenicità delle estrazioni petrolifere.
L’abbiamo intervistato nell’ambito di una serie di incontri con i candidati dei diversi partiti alle prossime elezioni europee.
D. In questi cinque anni, secondo lei cosa avrebbe dovuto fare il Parlamento europeo e non ha fatto?
R. Il Parlamento europeo è stato poco incisivo in molti ambiti. Senza dubbio avrebbe dovuto insistere per cambiare le regole europee modificando lo statuto della BCE e dare così la possibilità di comprare i titoli di Stato dei Paesi che hanno un alto debito pubblico. Invece oggi la Bce immette liquidità nel sistema, a esclusivo vantaggio delle banche che acquisiscono questa liquidità a tassi d’interesse molto bassi. Noi pensiamo che debba poter operare come prestatore di ultima istanza per compensare gli squilibri economici esistenti nell’UE. Il Movimento 5 Stelle è al Parlamento europeo per fare la cosa giusta per i cittadini e la cosa giusta certamente è vietare “senza se e senza ma” tutte quelle sostanze che possono provocare il cancro. È questo il caso del glifosato, il principio attivo di un erbicida prodotto dalla Monsanto che è stato classificato dallo IARC come probabile cancerogeno per l’uomo. Noi ci siamo battuti contro il rinnovo dell’autorizzazione al glifosato. Purtroppo abbiamo perso questa battaglia e il glifosato è stato autorizzato per altri 5 anni. Il Parlamento si è piegato agli interessi delle potenti multinazionali. Per noi questo è inaccettabile.
D. Cosa invece ha realizzato di positivo il Parlamento?
R. Fortunatamente il Parlamento europeo ha anche preso delle decisioni che vanno nella giusta direzione. Ad esempio, siamo riusciti a vietare gli articoli usa-e-getta di plastica come piatti, posate e cannucce. Si sarebbe potuto fare di più ma è comunque un’importante vittoria dei cittadini. Con le nuove norme nel 2050 non troveremo nei nostri mari più plastica che pesci. Siamo inoltre particolarmente soddisfatti perché questo accordo rafforza il principio secondo cui "chi inquina paga": ora l’industria del tabacco sarà costretta ad assumersi le proprie responsabilità sostenendo i costi della raccolta, del trasporto e del trattamento dei mozziconi delle sigarette che vengono dispersi nell’ambiente, per strada e sulle nostre spiagge. Inoltre, recentemente, Il Parlamento europeo ha recepito la "delibera Fico" e applicherà il taglio dei vitalizi agli ex europarlamentari italiani eletti prima del 2009. Il lavoro da fare è ancora tanto per avere un’Europa più equa e senza sprechi ma è senz’altro un grande passo avanti verso l’abolizione dei privilegi dei parlamentari.
D. Secondo lei il Parlamento europeo funziona bene così com'è oppure sarebbe necessaria una riforma che ne aumenti i poteri?
R. Il potere decisionale del Parlamento europeo è quasi nullo. Di fatto l’ultima parola spetta sempre al Consiglio e e poteri del Parlamento, unico organo eletto direttamente dai cittadini, sono invece svuotati. È evidente, quindi, che l’Europa così com’è deve cambiare. È necessario andare verso una riforma delle istituzioni europee per realizzare un’Europa più vicina ai cittadini, con una democrazia più diretta e più partecipata. Nel nostro programma per le elezioni europee proponiamo di dare al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa e di istituire un vero e proprio sistema bicamerale con Parlamento e Consiglio dotati degli stessi poteri.
D. L'Italia conta poco o molto in Europa?
R. Lo abbiamo constatato da tempo: sebbene sia tra gli stati fondatori, l’Italia conta davvero poco in Europa, dove invece spadroneggiano Germania e Francia. Le responsabilità sono in capo a Francia, Germania e Olanda, i tre paesi maggiormente favoriti dalle scelte comunitarie. Ma c’è stata anche una grande responsabilità del nostro Paese che per anni si è dimostrato poco credibile in Europa: i governi italiani che ci hanno preceduto hanno usato il Parlamento europeo come parcheggio per i politici e, pertanto, non sono stati capaci di creare un “sistema Italia”, altrettanto organizzato come quello di Francia e Germania, utile a difendere gli interessi dei cittadini italiani e a rappresentare la volontà degli altri paesi del Mediterraneo.
D. Quale è stato il suo contributo all’Europa e all’Italia in questi anni?
R. Sono sempre stato mosso dalla necessità di tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente per cui, in questi 5 anni al Parlamento europeo, mi sono occupato molto di cambiamenti climatici, perché di pianeta ne abbiamo uno solo. Sono stato in prima linea nella transizione verso un’economia circolare che abbandoni definitivamente il petrolio e il carbone e che punti invece al riuso e al riciclo. Mi sono impegnato al massimo per contrastare il dominio delle case farmaceutiche e per portare la sede dell’EMA in Italia. Ho portato avanti le battaglie per abbattere le emissioni inquinanti, contro gli interferenti endocrini - che hanno effetti collaterali anche gravi soprattutto su feti e bambini - e contro gli allevamenti intensivi e l’uso indiscriminato di antibiotici, per la nostra salute e quella degli animali. Per valorizzare il made in e salvaguardare le eccellenze locali ho promosso il consumo consapevole, un’etichetta chiara e trasparente che permetta di scegliere la qualità e l’obbligo dell’indicazione d´origine per sapere da dove vengono gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole e per valorizzare le produzioni locali, troppo spesso messe in ginocchio da scellerati trattati di libero scambio che favoriscono concorrenza sleale e che impoveriscono il territorio, soprattutto del nostro Sud Italia. In questo momento sono impegnando in un tour in tutta la circoscrizione meridionale. Amo profondamente il Sud Italia, troppo spesso dimenticato e bistrattato da questa Europa, perciò voglio raccontare giorno dopo giorno le bellezze dei nostri luoghi, la bontà dei nostri prodotti, la magia delle nostre tradizioni. Voglio parlare delle catene che questa Unione Europea ci impone ma anche delle enormi possibilità che offre per valorizzare la nostra terra.
D. Il Parlamento ha votato la riforma del Trattato di Dublino, che affronta il problema dei migranti, ma questa riforma non è operativa. Come giudica la riforma, e come mai c'è questa impasse?
R. La riforma approvata dal Parlamento europeo non avrebbe risolto tutti i problemi. Basta leggere quel testo per capire che i Paesi di primo approdo, come l’Italia, avrebbero continuato a dover gestire l’emergenza da soli. C’erano troppi filtri che appesantivano il sistema e dovevamo essere sempre noi da soli da dover gestire i migranti economici e gli eventuali rimpatri che però purtroppo avvengono con notevole ritardo. Noi vogliamo una riforma vera del Regolamento di Dublino. La gestione dei flussi, l’accoglienza, le responsabilità e gli oneri debbano essere condivisi equamente tra tutti gli Stati Membri perché i confini italiani sono i confini d’Europa. Gli altri Paesi europei devono capire e accettare questo principio. Faremo valere le nostre bone ragioni. (alessandro butticé\aise)