KOSOVO, LA GIOVANE DEMOCRAZIA CHE BUSSA ALL’EUROPA – di Domenico Letizia
ROMA\ aise\ - “L’intervento delle forze della Nato in Serbia nel 1999 è stato “giusto e legittimo” rappresentando “il più grande momento di speranza nella storia del Kosovo”. Molto toccanti e decise sono state le parole dell’ambasciatore del Kosovo in Italia, Alma Lama, nella sua relazione al convegno “Intervento umanitario della Nato in Kosovo: 20 anni dopo la guerra”, svoltosi presso Palazzo Giustiniani. “L’Italia si fece carico del peso della crisi dei rifugiati del Kosovo”, ha sottolineato Alma Lama ricordando anche il caso dell’ex presidente kosovaro Ibrahim Rugova e la persecuzione degli albanesi alla fine degli anni Novanta”. Così Domenico Letizia su “Nuovo Corriere Nazionale”, diretto da Francesco Corsi.
“Secondo l’ambasciatore di Pristina, l’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic sottovalutò “la determinazione della Nato” nel voler porre fine alla “pulizia etnica” in Kosovo. La strada del Kosovo è tutta in salita ma per ora il paese sta compiendo passi importanti sia nell’affermazione di principi democratici occidentali che nel riconoscimento internazionale. Il Kosovo da più di dieci anni è uno Stato indipendente e sovrano. Per raggiungere l’indipendenza sono stati necessari degli sforzi immensi da parte della popolazione che per un secolo intero è stata discriminata dalle varie forze politiche di Belgrado. La guerra del 1998 e del 1999 è stata segnata dall’intervento militare della Nato, incidendo l’ultimo atto di decenni sanguinosi.
Attualmente, il Kosovo è uno stato riconosciuto da quasi tutti i Paesi dell’Ue e dal mondo democratico, così come dalla maggior parte dei Paesi delle Nazioni Unite. Interessante anche l’analisi sociale e multiculturale del paese, aspetti importanti, che durante i lavori al Senato, l’ambasciatore Giulio Terzi ha voluto sottolineare. L’ex ministro degli Esteri ha ribadito che il Kosovo non è uno Stato musulmano, ma uno Stato laico in cui religione e Stato sono separati. Nel paese esiste tolleranza e rispetto della varie confessioni religiose. Il Kosovo ha la costituzione più moderna in Europa in termini di libertà e di diritti umani e la più generosa in termini di cura delle minoranze. Gran parte della popolazione è legata ad un islam moderato, ma, contemporaneamente, come in altri Paesi europei, gran parte della popolazione del Kosovo è profondamente laica. Il recente voto del Parlamento di Pristina, che ha agitato Russia e Serbia, sulla creazione dell’esercito, “è storico per il Kosovo”, come pubblicamente affermato dall’ambasciatore statunitense a Pristina, Philip Kosnett.
“Gli Stati Uniti sosterranno lo sviluppo professionale e l’evoluzione organizzativa delle Forze di sicurezza kosovare, che deve svolgere un ruolo positivo per il Kosovo e per la regione, riflettendo il carattere multietnico del paese e la dedizione del popolo del Kosovo alla pace”, ha recentemente ribadito l’ambasciatore statunitense. Un processo di costruzione sociale che deve guardare alle procedure giuridiche occidentali e ai valori democratici tipici dell’Europa. A tal riguardo sono significative le parole dell’Ambasciatore Alma Lama, che in una recente intervista ha affermato: “Il Kosovo ha continuato il processo di trasformazione istituzionale attraverso la legge. La trasformazione sarà lunga e in cooperazione con la Nato. L’esercito del Kosovo servirà a proteggere l’integrità territoriale del Kosovo, in collaborazione con la Kfor, ed è interessato a dare il suo contributo anche ad altri Paesi del mondo, in cui vi sono guerre e conflitti, come forza di pace. Nessuno dovrebbe aspettarsi dalla Serbia che sia soddisfatta di questo sviluppo, in quanto utilizza tutti i mezzi per impedire il progresso e il rafforzamento dello Stato del Kosovo”. Oggi, il Kosovo merita la dovuta attenzione dell’Europa e soprattutto della vicina Italia. Il Kosovo ha vissuto una storia amara come altri Paesi dei Balcani. Ma l’identità del paese è europea e ha dalle radici. I giovani del Kosovo sono europei e tutti aspirano ad essere parte dell’Unione europea. Vorrebbero entrare nell’UE come valore e non come un peso. Gli albanesi in Kosovo hanno sempre guardato all’Albania come la terra della loro cultura, della loro lingua e dei loro avi. Fin dai primi scontri con le forze jugoslave di fine anni Ottanta è parso chiaro più un senso di appartenenza all’Albania che un vero sentimento nazionale kosovaro.
Nel 2015 Edi Rama, intervistato dall’emittente kosovara Klan Kosova, ribadì che il suo Paese e il Kosovo perseguivano il medesimo obiettivo, ovvero quello di ricomporre la diaspora albanese sotto le bandiere dell’Ue. Nella quale l’Albania è candidata ad entrare e, nelle intenzioni di Rama, con il Kosovo. Negli ultimi anni l’economia del Kosovo ha registrato un tasso di crescita positivo e continuo, con il picco nel periodo a cavallo dell’indipendenza: il 2007 si è chiuse con un tasso del +8.3%, il 2008 con un incremento del +7.2%. Gli esperti avevano previsto una crescita media del PIL intorno al +3.4% per il periodo 2009-2014; rispetto a tale indice è stato rilevato un valore di poco più di mezzo punto inferiore nel 2014 (+2.7%). Nel corso del 2014 e dei primi due trimestri del 2015 l’aumento dell’attività economica complessiva si è basata principalmente sul consumo privato, sostenuto dall’aumento degli stipendi per i dipendenti pubblici, e dal flusso costante delle rimesse della diaspora. L’Italia è stata uno dei primi stati che ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, uno dei primi ad avere instaurato rapporti diplomatici e aver stipulato diversi accordi bilaterali in diversi settori istituzionali. I kosovari adorano la cultura italiana e i prodotti del “Made in Italy” sono molto richiesti ed apprezzati. (aise)