DI MAIO A "LA REPUBBLICA": L'ITALIA NON PERMETTERÀ CHE IN LIBIA VINCANO LE ARMI

ROMA\ aise\ - "Non c'è alternativa al lavoro politico in Libia. E non c'è alternativa a che lo faccia l'Europa unita. Ne ho appena riparlato con l'alto rappresentate Ue, Josep Borrell, che è tornato sull'ipotesi di un rappresentante speciale europeo per la Libia. Dobbiamo identificarlo tra quei Paesi che non sono coinvolti, direttamente o indirettamente, nel conflitto. Una figura neutra, che dia nuovo impulso, sul solco tracciato dalla conferenza di Berlino". Sulla situazione in Libia il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, risponde ad alcune domande dei giornalisti Annalisa Cuzzocrea e Vincenzo Nigro de La Repubblica, che ne pubblica oggi l'intervista.
"Una crisi complicata ancora di più dopo l'ultima uscita di Khalifa Haftar che si è autoproclamato leader di tutto il paese.
D. Ministro Di Maio, l'altra notte in tv Haftar ha annunciato un nuovo golpe politico, si fatto assegnare "tutti I poteri dal popolo". Come interpretate la sua mossa?
R. Il governo italiano ha registrato con preoccupazione le dichiarazioni di Haftar. Abbiamo apprezzato la presa di posizione europea e, per parte nostra, abbiamo preso posizione. La popolazione è alla fame, vanno sbloccati i pozzi petroliferi, l'Italia non rinuncia a difendere i suoi asset geostrategici anche in favore delle istituzioni libiche legittime e riconosciute dalla comunità internazionale. Per noi il dialogo politico indicato dalla conferenza di Berlino rimane l'unica opzione concreta per superare la crisi libica.
D. L'attacco militare a Haftar a Tripoli dura da più di un anno. Seguendo un principio di realpolitik, lei era andato a incontrarlo a Bengasi. Crede oggi che Haftar abbia possibilità di vincere militarmente? Haftar è ancora parte della soluzione in Libia?
R. Non voglio spingermi a fare previsioni, ho ripetuto più volte e lo dissi anche ad Haftar che un conto è provare ad entrare a Tripoli, un conto è governarla. Sono due cose ben diverse. Tutte le realtà territoriali libiche e rappresentative del popolo libico sono parte della soluzione. L'Italia sostiene una Libia unita, integra e sovrana. Il primo passo da compiere è fermare l'ingresso delle anni, arrestare questa guerra per procura usando i tempi e i mezzi della diplomazia.
D. Il maresciallo da gennaio ha chiuso i pozzi dii petrolio: un danno economico e un pericolo energetico anche per l'Italia. Non gli avete mai chiesto energicamente dl riaprirli…
R. Veramente è il contrario, in più di una occasione l'Italia come tutti gli altri Paesi Ue hanno espresso preoccupazione per il blocco dei pozzi petroliferi. Ne ho parlato anche l'ultima volta a cena con il collega Le Drian a Parigi e più recentemente con il ministro tedesco Maas e, non ultimo, ho ribadito più volte il problema ad Haftar in persona. I pozzi vanno sbloccati, perché così si affama solo la popolazione libica ed è inaccettabile, fermo restando che l'Italia non trascura l'obiettivo di proteggere e preservare i propri asset geostrategici.
D. Il governo Serraj si era insediato a Tripoli anche grazie all'aiuto italiano. Oggi l'Italia sembra disinteressarsi della Libia, è stata scalzata dalla Turchia e lo stesso governo Serraj sembra sempre più lontano da noi. Tripoli è irritata per la mancanza di aiuto militare, ma anche di supporto politico e medico. Perché?
R. L'Italia sostiene il governo riconosciuto dall'Onu. L'ultima volta che a Tripoli ho incontrato il presidente Serraj abbiamo avuto un rapporto cordiale e sereno, lo stesso con Bishaga e Maitig, con i quali sono in contatto. A tutti ho sempre parlato con la massima trasparenza: l'Italia non sosterrà mai un supporto di tipo militare, proprio perché crediamo che si debba andare nella direzione contraria per giungere a un cessate-il-fuoco.
D. Haftar ha ricevuto l'appoggio di molti soldati stranieri (siriani, sudanesi, russi della Wagner). Ma anche il governo di Tripoli, via Turchia, utilizza combattenti siriani. In Libia adesso cl sono In giro ex terroristi, milizie islamiste e gruppi di criminali. Quali sono i vostri timori?
R. Il timore è quello di una nuova escalation che rischi di deflagrare in un altro conflitto. Non può permetterselo la Libia, non potrebbe sostenerlo il popolo libico, ma non possono permetterselo nemmeno l'Europa e l'Italia.
D. La Turchia si sta creando molti nemici nel Mediterraneo e nella Ue. L'accordo con la Libia sulla piattaforma continentale fa infuriare Grecia e Cipro e presenta una Turchia che voglia estendere suo potere militare anche al Mediterraneo Centrale.
R. Comprendiamo le preoccupazioni espresse da Grecia e Cipro. L'energia costituisce uno dei temi principali del dialogo strategico tra Italia e i Paesi del Mediterraneo orientale, in considerazione del potenziale dell'area quale "hub energetico", anche per l'approvvigionamento dell'Europa. Ora più che mai, l'uso delle risorse energetiche nel bacino ciel Mediterraneo dovrà beneficiare e contribuire alla crescita di tutti i Paesi dell'area, in uno spirito di apertura e collaborazione.
D. Alcuni temi di politica interna.Il Movimento 5 stelle ha sempre detto, nella sua fase istituzionale, di voler mettere il Parlamento al centro. Non crede che lo strumento del Dpcm, che accentra tutto nelle mani del governo, vada superato?
R. Siamo in una fase di emergenza, che naturalmente spinge il governo ad intervenire con una tempestività. Oggi lo stesso il presidente Conte informerà le Camere sulle iniziative per la ripresa dell'attività economica. Credo che in un momento come quello attuale il dialogo e il confronto tra tutte le forze politiche sia essenziale ed è quello che il governo sta perseguendo.
D. Lei ha invitato al pragmatismo sulla trattativa in Europa, pur considerando il Mes uno strumento inadeguato. Sette deputati M5S hanno votato una mozione di Fratelli d'Italia. Teme una scissione dell'ala più movimentista dei 5 stelle?
R. Il M5S è sempre stato composto da diverse anime. Sono dieci anni che i giornali fanno dietrologie sulla possibile scissione del Movimento, ho perso anche la voglia di rispondere a queste domande.
D. Le mosse di Alessandro Di Battista e di chi lo segue non potrebbero indebolire e far cadere il governo?
R. Alessandro è uno dei primi attivisti del M5S, esprime liberamente le sue opinioni. Allo stesso tempo, le dico che il governo è solido e stiamo lavorando per ricostruire il Paese in uno dei momenti più difficili della nostra storia". (aise)