L'analisi di Assocamerestero sulle sfide economiche in Ue
ROMA\ aise\ - Sono stati pubblicati nei giorni scorsi, sul "Sole 24 Ore", i risultati del sondaggio realizzato da Assocamerestero nel mese di luglio che ha coinvolto, attraverso le 86 CCIE in 63 paesi, le imprese italiane da queste associate, per raccoglierne "a caldo" le opinioni sulle principali questioni che l’Europa del dopo elezioni si trova a fronteggiare: temi cruciali per comprendere meglio le sfide e le opportunità che le imprese italiane all’estero percepiscono nel contesto economico europeo e per raccogliere informazioni utili alla definizione di politiche economiche efficaci.
Non solo le recenti elezioni europee, ma anche quelle prossime statunitensi, unite alle sfide per la transizione tecnologica e green, costituiscono elementi di incertezza e richiedono una riflessione da parte delle imprese nel modulare le proprie strategie di posizionamento sui mercati esteri.
La transizione digitale e green
Riguardo alle prossime sfide della transizione digitale e green, il 58,3% degli intervistati ritiene che per finanziare il processo sia necessario un nuovo fondo NextGen Eu, dopo quello che ha dato il via al Pnrr. Il 16,7% ritiene invece che il costo debba essere finanziato prevalentemente con investimenti privati, mentre per il 12,5% deve provvedere ogni singolo Stato.
Il commercio internazionale
La seconda area di analisi ha riguardato il commercio internazionale. Le imprese non hanno espresso una posizione netta nei confronti delle misure protezionistiche: se da un lato infatti (27,1% degli intervistati), l’Europa non dovrebbe aumentare i dazi per il rischio di ritorsioni commerciali, dall’altro (25%) si ritiene che dovrebbero essere imposte misure restrittive solo sui prodotti strategici importati nell’UE.
Le scelte di politica economica e la semplificazione burocratica
Secondo gli intervistati, il prossimo mandato di legislatura dell’Unione dovrebbe necessariamente perseguire politiche a protezione dell’industria e dei servizi (47,9%), conseguire l’obiettivo dell’unione fiscale necessaria per completare l’unione economica (43,8%), la promozione del commercio internazionale (37,5%), impegnarsi per il green deal europeo e indipendenza energetica (39,6%).
Interessante notare, infine, come una delle richieste alla UE da parte delle imprese intervistate sia quella di maggiore flessibilità e rapidità nel rispondere alle sfide economiche e geopolitiche, che dovrebbe tradursi anche in una minore burocrazia (56,3%).
“Come emerge dal sondaggio che abbiamo effettuato sentendo le nostre 86 Camere di Commercio all'estero, è necessario che Bruxelles – al di là dei nomi che guideranno la Commissione – punti fortemente su un rilancio del Continente", afferma Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero. "I dazi, come suggeriscono gli imprenditori italiani all'estero, non sono la soluzione finale. Soluzione che invece passa da un debito unico europeo e da minore burocrazia, con norme chiare e soprattutto di facile applicazione in tutta l'eurozona. Servono investimenti in un contesto legislativo uniforme. Non si chiedono sussidi, ma incentivi pragmatici per riaccendere il motore della macchina europea così da tornare a competere e a correre. Gli imprenditori italiani che operano nel nostro Paese e all'estero conoscono già la strada giusta, come emerge dal record di export che raggiungeremo quest'anno, ma la strada non deve avere buche o interruzioni di percorso. Altrimenti ci sorpasseranno tutti”. (aise)