Cittadinanza/ CGIE: il Governo apra a emendamenti che mantengano il legame Italia-italodiscendenti

ROMA\ aise\ - Entra nel vivo in Senato il dibattito parlamentare per la conversione del decreto-legge 36/2025 “Disposizioni urgenti in materia di cittadinanza”. Un Dl che, secondo il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, “sin dalla sua emanazione ha sollevato allarme e incertezza tra i cittadini italiani residenti all’estero”. Così come ha fatto anche “tra coloro che, in linea con la normativa fino a quel momento vigente, avevano già avviato o intendevano avviare un percorso di riconoscimento della cittadinanza”. Anche per questo, il CGIE ha chiesto “con forza” al Governo di “accogliere le proposte migliorative” per non rischiare di compromettere il rapporto tra l’Italia e gli italo-discendenti.
In una nota di questo pomeriggio, il CGIE ha voluto ricordare come fin da subito abbia evidenziato come l’interpretazione “eccessivamente restrittiva” delle nuove norme per discendenza iure sanguinis rischierebbe per “determinare sentimenti di disaffezione” verso l’Italia da parte degli italo-discendenti. E, addirittura, nel giro di due o tre generazioni, rischierebbe di comprometterne il rapporto.
In particolare, secondo l’organo di rappresentanza degli italiani all’estero occorre “riconsiderare la disposizione che subordina il riconoscimento della cittadinanza al requisito che l’ascendente italiano sia nato in Italia o vi abbia risieduto per almeno due anni continuativi prima della nascita del richiedente”. Tale misura, unita alla nuova limitazione a due sole generazioni, “rappresenta un cambiamento drastico e improvviso rispetto al quadro normativo precedente, che genera disorientamento per i casi già in corso”.
Il CGIE ha ricordato come in questi mesi avesse messo la riforma della cittadinanza tra le sue priorità, proprio nella convinzione che fosse necessario “correggere le attuali distorsioni del sistema”. Ma, secondo il Consiglio, “l’applicazione del provvedimento nell’attuale formulazione creerebbe disuguaglianze fra nati in Italia e all’estero, nonché situazioni paradossali”. A titolo di esempio, ha ricordato l’impossibilità di un italiano nato all’estero di trasmettere la cittadinanza al secondo figlio venuto al mondo dopo la data di entrata in vigore del decreto.
Una tematica, questa, che “non può ridursi esclusivamente a uno status giuridico”, ma che deve concernere anche “la consapevolezza, ossia il legame effettivo e identitario con il Paese, che passa attraverso la conoscenza della lingua e della cultura, nonché delle nozioni costituzionali su cui si fonda la Repubblica Italiana”.
Il CGIE ha quindi ringraziato l’impegno dei Parlamentari di maggioranza e opposizione “che si sono attivati per presentare emendamenti tesi a correggere le criticità che deriverebbero dall’applicazione del provvedimento”. Poi ha chiesto al Governo di accogliere le sue proposte migliorative che vanno in quella direzione, così come è stata accolta la richiesta di riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza per quanti l’hanno persa in ragione di normative restrittive previgenti sia nazionali che estere. Quindi, ha chiesto all’esecutivo di “dimostrare senso di responsabilità e visione strategica ascoltando le istanze delle collettività italiane nel mondo, che costituiscono una risorsa”. Infine, ha ribadito l’esigenza di “salvaguardare il diritto al riconoscimento della cittadinanza da parte di chi ha un’identità italiana e mantiene un legame effettivo con il Paese a prescindere dal numero di generazioni”. (aise)