Elezioni in Romania: la “lettera aperta” del presidente Calderone (Comites)

ROMA\ aise\ - Dal Presidente del Comites Romania, Gianni Calderone, riceviamo e pubblichiamo una “lettera aperta” a commento dei risultati delle elezioni presidenziali in Romania che hanno visto imporsi al primo turno George Simion, leader del partito ultranazionalista Aur. Simion andrà al ballottaggio il centrista Nicușor Dan, attuale sindaco di Bucarest. Nella sua “lettera aperta”, intitolata “Tra il passato dei “baroni” e un futuro incerto – La Romania alla vigilia di un’elezione decisiva”, Calderone scrive della situazione politica nel Paese che è tornato al voto dopo l’annullamento delle elezioni, cinque mesi fa, a causa di interferenze straniere.
Ne riportiamo di seguito la versione integrale.
“Mi chiamo Gianni Calderone e sono il Presidente del COM.IT.ES. Romania, il Comitato degli Italiani all’Estero che rappresenta la comunità italiana in Romania. In qualità di cittadino italiano residente in questo Paese, desidero condividere alcune riflessioni sul recente esito delle elezioni presidenziali romene e sulle implicazioni politiche per il futuro della Romania e delle sue relazioni con l’Italia.
Il risultato delle elezioni presidenziali ha confermato ciò che da tempo era prevedibile: l’attuale classe politica, in particolare quella del PSD, si è rivelata inadeguata, priva di visione e completamente scollegata dall’elettorato. Incapaci di attrarre voti o di comprendere i segnali chiari che i cittadini romeni inviano da anni, i leader di partito sembrano ancorati a una mentalità del passato. Si delinea chiaramente l’immagine di una vera e propria “baronìa” — una rete di interessi oscuri, personali o di gruppo, che negli ultimi anni non ha fatto altro che rallentare il progresso della Romania.
Victor Ponta candidato indipendente (ex Primo Ministro della Romania e leader del Partito Social Democratico (PSD), noto per le sue posizioni moderate e per aver cercato di riformare il sistema politico del Paese), paradossalmente, è stato colui che ha iniziato a smantellare questo sistema dall’interno. Tuttavia, ciò che ha distrutto è stata più la coesione e la direzione del gruppo che la rete in sé.
Nel frattempo, Crin Antonescu, candidato coalizione di governo (ex Presidente del Senato e leader del Partito Nazionale Liberale), figura di spicco della politica romena, noto per la sua carriera politica e per il suo impegno nel promuovere l'integrazione europea della Romania.si è dimostrato un leader debole, privo di visione e coraggio, un vero e proprio “agnello sacrificale” politico, con possibilità praticamente nulle di raggiungere il secondo turno.
Mi permetto una domanda retorica ma pertinente: se Victor Ponta o Ilie Bolojan, Presidente pro tempore della Repubblica, fossero stati i candidati di una grande coalizione di centro-sinistra o centro-destra, Nicușor Dan attuale Sindaco di Bucarest noto per il suo impegno civico e per le sue posizioni riformiste, che ha partecipato alle elezioni presidenziali sarebbe comunque arrivato al ballottaggio? Probabilmente no.
La mancanza di una candidatura solida da parte dei grandi partiti è stato uno degli errori strategici più gravi di questo ciclo elettorale. La sorpresa più grande, a mio avviso, è la rottura evidente tra i partiti tradizionali e l’elettorato.
Fatta eccezione per la comunità ungherese, i cittadini – compresi molti sindaci – hanno chiarito di non accettare più imposte arbitrarie né il diktat centralista di tipo sovietico, lontano dalle realtà locali e dai bisogni attuali.
In questo scenario complicato si inserisce la figura di Nicușor Dan. Sebbene sia un personaggio quantomeno inadatto alla carica di Presidente, sembra essere diventato il simbolo di una destra tecnocratica e riformista, ma che ha presa solo su alcuni segmenti della società. Per molti, rappresenta una scelta di ripiego – un voto contro il sistema, più che per un progetto concreto.
Rimane da chiedersi: gli elettori del PSD possono davvero sostenere un uomo che ha attaccato quotidianamente la “peste rossa” e tutto ciò che riguarda la sinistra romena? E ancora: candidati come George Simion o Victor Ponta sono realmente europeisti, o piuttosto simpatizzanti russofili – cosa che io non credo-, come alcuni sostengono?
Cosa ci aspetta, dunque? Un secondo turno teso, polarizzato, in cui il mio amico George Simion leader del partito AUR (Alleanza per l'Unione dei Romeni), noto per le sue posizioni nazionaliste e per il suo attivismo politico – figura populista e imprevedibile – ha concrete possibilità di diventare Presidente della Romania. Sono certo che nemmeno lui si aspettava un risultato così favorevole. Tuttavia, come accaduto nel primo turno, credo che Victor Ponta sarà la figura chiave che deciderà, indirettamente, il futuro del Paese almeno nel prossimo periodo.
Come cittadino italiano residente in Romania, osservo questi sviluppi con interesse ma anche con realismo. Per noi, il cambio del Presidente non porterà grandi trasformazioni. In fondo, il Capo dello Stato ha un ruolo principalmente simbolico, di rappresentanza e di garante della Costituzione. Non può cambiare i governi, né influenzare direttamente le politiche economiche o sociali. E se ci pensiamo bene, neppure chi oggi è in difficoltà ha mantenuto le promesse fatte alla nostra comunità prima delle ultime elezioni parlamentari.
Una cosa è certa: non sarà facile. La Romania entra in una fase di incertezza, dove l’emotività rischia di prendere il posto della razionalità e le elezioni di trasformarsi in un referendum sulle frustrazioni collettive, più che su progetti reali”. (aise)