Governance piegata all’agenda politica: 8 consiglieri contro i pareri del CGIE su cittadinanza e riorganizzazione dei servizi consolari

ROMA\ aise\ - Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha recentemente diffuso due pareri su provvedimenti legislativi che toccano temi cruciali per la collettività italiana all’estero: la cittadinanza iure sanguinis e la riorganizzazione dei servizi consolari. 8 consiglieri del CGIE, però, hanno commentato in modo negativo tali pareri “formali e obbligatori” espressi nei giorni scorsi, bollandoli come “propagandistici” e “ideologici”.
A firmare questa nota sono stati i consiglieri Vincenzo Arcobelli, Luigi Billè, Alessandro Boccaletti, Agostino Canepa, Antonio Cenini, Paolo Dussich, Gianluigi Ferretti e Vincenzo Zaccarini.
Secondo loro, entrambi i documenti sono stati accompagnati da comunicati ufficiali dai “toni severi e fortemente critici”, dai quali, a loro parere, “si evince una posizione sempre più irrigidita, maggiormente ideologica che istituzionale”.
Tali consiglieri, hanno spiegato che dal loro punto di vista, si è persa l’opportunità di “valorizzare quanto emerso in maniera costruttiva nel dibattito assembleare sulla governance e sulla riforma del Consiglio generale” che secondo loro “avrebbe potuto rappresentare l’avvio di un serio confronto sul rilancio dell’organo” che invece si è “piegato alla logica del conflitto politico”.
Per questi 8 consiglieri, la componente progressista all’interno dell’assemblea del CGIE “continua a occupare il CGIE, forte della maggioranza numerica, in modo sistematico, piegandone missione e funzionamento”, con “finalità che vanno ben oltre la rappresentanza degli italiani all’estero”. Per questo hanno voluto diramare questo comunicato non etichettandosi come il centrodestra, del quale fanno parte, ma firmandolo singolarmente, e prendendo le distanze dall’impostazione che oggi ha il CGIE e che secondo loro “svilisce il mandato originario del Consiglio e ne compromette la credibilità”.
Secondo questi consiglieri, infatti, queste azioni recenti “sbandierate come strenua difesa dei diritti” sono a loro modo di vedere “l’ennesimo tentativo di alzare barricate ideologiche” che “mascherano il vuoto strategico e l’incapacità di proporre soluzioni oggettive”.
“A furia di spallate finite male, dal fallimento del referendum istituzionale all’attesa, oggi quasi messianica, della sentenza della Corte Costituzionale, alla sinistra nel CGIE non rimangono più nemmeno le spalle per sostenere la testa”, hanno aggiunto gli 8 consiglieri.
“Il CGIE non può trasformarsi in una palestra di scontro permanente – hanno spiegato in conclusione -. Servono responsabilità, ascolto delle istanze reali delle collettività, e soprattutto la volontà di riformarsi dall’interno, invece di continuare a cercare visibilità politica attraverso il rigetto sistematico di qualunque proposta provenga da altri fronti”.
“Serve meno propaganda e più consapevolezza istituzionale – hanno infine chiosato -. Serve una governance all’altezza del compito”. (aise)