Prodi (Cgie) a Mattmark: valorizzare i luoghi del sacrificio del lavoro italiano nel mondo

MATTMARK\ aise\ - “Ai sopravvissuti qui presenti, ai famigliari e amici delle vittime, alle autorità italiane e svizzere, alle autorità religiose, alle associazioni e forze sociali qui convenute per fare memoria, porgo il saluto delle comunità italiane nel mondo, che rappresento. Con i nove colleghi del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, che sono qui oggi al mio fianco, vogliamo rendere manifesto che il ricordo del 30 agosto 1965, di quei pochi secondi che hanno cambiato il profilo di questa montagna, spezzato 88 vite, e segnato per sempre moltissime altre, è da tutti noi custodito preziosamente”. Così la segretaria generale del Cgie, Maria Chiara Prodi, nel suo intervento alla cerimonia commemorativa di sabato scorso per il 60° anniversario della tragedia di Mattmark.
“Presenti attraverso i Comitati degli italiani all'estero ovunque, nel mondo - e qui saluto i rappresentanti del Comites di Ginevra, di Losanna, di Berna, e del coordinatore dell'Intercomites Michele Scala - come Cgie abbiamo deciso di dedicare questi mesi di lavoro in modo particolare al tema della storia dell'emigrazione”, ha proseguito Prodi. “Perché? 56 vittime erano italiane, italiani emigrati per lavorare come tanti prima di loro. E come tanti dopo di loro, di generazione in generazione, fino ai giorni nostri, ai quasi sette milioni di italiani all’estero. A molti nuovi emigranti dobbiamo spiegare, e lo facciamo, cosa vuole dire Mattmark”.
“Dirlo – ha sottolineato – significa spiegare che emigrare accende un faro sull’esistenza di una famiglia ideale, spesso invisibile non solo a chi resta, ma anche a chi parte solo, a volte solo concentrato sul proprio percorso. Non è una famiglia di sangue, ma è la famiglia che prima di te o insieme con te vive un’esperienza di speranza e di nostalgia, ma soprattutto di voglia di futuro. Un futuro che chi emigra costruisce per sé, ma anche per la comunità di accoglienza così come per la comunità di provenienza, collegando e creando ricchezza per non una, ma per almeno due realtà”.
“Il futuro, per 56 lavoratori italiani, si è interrotto sessant’anni fa a pochi passi da qui, intrecciato per sempre a quello dei colleghi di altre nazionalità -svizzeri, spagnoli, tedeschi, austriaci e un apolide-, agganciato ad un sogno di progresso che è crollato su baracche e macchine da lavoro, travolgendo tutto, aprendo tante e dolorose domande su quanto si poteva fare, quanto si deve fare, per la sicurezza sul lavoro. Ma noi qui oggi, rendendo omaggio a loro, facendo risuonare la loro esperienza con la nostra, - ha rimarcato la segretaria generale – formiamo una fotografia che ben rappresenta quella famiglia ideale. E il mio compito qui, oggi, è assicurare, prima di tutto ai protagonisti di quella tragedia qui tra noi, che i loro cari sono vivi nel pensiero delle comunità italiane nel mondo. Che ci impegneremo perché i luoghi del sacrificio del lavoro italiano nel mondo siano valorizzati come necessario”.
“Ed è anche – ha aggiunto – fare un appello a chi parte oggi: Mattmark appartiene alla vostra storia. Queste vite spezzate devono lasciarci inquieti e ricordarci che quale che sia la nostra professione e il luogo di approdo dell’emigrazione, apparteniamo a questa famiglia ideale e a questa storia”.
“Desidero concludere con un ringraziamento al Comitato e al suo Presidente Domenico Mesiano per il grande impegno che arriva al culmine con le celebrazioni della giornata di oggi, e ai colleghi che hanno operato dentro al Comitato con passione e determinazione, a partire dal collega e Onorevole Toni Ricciardi, che – ha ricordato concludendo – coi suoi studi ha contribuito ad approfondire e diffondere la storia di questa tragedia”. (aise)