Dazi Usa: la preoccupazione di Unione Italiana Food

ROMA\ aise\ - L’annuncio dei dazi Usa al 30% per i prodotti esportati dall’Ue è stato accolto con “preoccupazione e contrarietà” anche all’Unione Italiana Food, la primaria associazione in Italia per rappresentanza diretta di categorie merceologiche alimentari.
“Su un valore totale di esportazione dei settori UIF pari a 23 miliardi di euro, - ricorda l’Uif – gli USA rappresentano il terzo mercato di destinazione dopo la Germania e la Francia, con l’11% a volume e valore del totale export con 733.750 tonnellate e 2,6 miliardi di euro”.
Nel commentare “il fallimento, quantomeno momentaneo, dell’annunciato accordo per tariffe al 10%”, l’associazione rileva che “contrariamente a quanto affermato dall’amministrazione statunitense, che ha definito i dazi “reciproci” e finalizzati a risolvere squilibri commerciali di lunga data, tali dazi non hanno invece mai avuto la caratteristica della reciprocità. Appare altresì strumentale – continua l’Uif – l’apertura ad una eliminazione daziaria nel caso in cui le aziende decidessero di delocalizzare negli USA, operazione che non è semplice né immediata e di facile realizzazione per molte aziende e che comunque non risolverebbe il problema se non nel lungo periodo, dopo aver causato forte sofferenza alle aziende italiane”.
Per l’associazione appare “altrettanto pericolosa la minaccia di un ulteriore 30% in caso di contromisure daziarie UE, contromisure che peraltro aggiungerebbero danno al danno, se applicate alle materie prime acquistate dalle nostre aziende, stante la storica situazione deficitaria che caratterizza le produzioni nazionali”.
“Qualunque misura imposta ai prodotti europei – ricorda l’Uif – si aggiungerebbe ai dazi già previsti per alcune merceologie e all’attuale percentuale di svalutazione della moneta statunitense sull’Euro. Auspichiamo, pertanto, che si instauri una trattativa che porti alle migliori condizioni possibili per l’export dei nostri prodotti negli Stati Uniti, Paese – conclude l’associazione – che per vocazione ama i nostri alimenti ed è tra i più rilevanti a livello globale”. (aise)