A Zurigo il Meeting dei Giovani Sardi Svizzera-Europa

ZURIGO\ aise\ - Possono i giovani sardi espatriati in Europa indicare delle soluzioni al problema dello spopolamento di vaste aree della Sardegna dovuto soprattutto alla fuga di cervelli e di normali professioni dall’isola? A questa domanda ha cercato di rispondere un convegno di studi rivolto ai giovani sardi residenti all’estero, svolto a Zurigo il 24 e 25 maggio scorsi. Organizzata dalla Federazione dei Circoli Sardi in Svizzera, con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, la due-giorni è stata promossa anche creare un momento di confronto e progettazione sul futuro dell’associazionismo contando anche sul ruolo attivo delle nuove generazioni nella vita delle comunità sarde emigrate.
La Regione Sardegna si trova oggi, più delle consorelle speciali e ordinarie, ad affrontare tra i molti che non le mancano, due gravi problemi: lo spopolamento e la fuga dei giovani con il relativo invecchiamento della popolazione, che si fanno sentire qui più che altrove visto che la crescita demografica è la più bassa d’Italia, 0.9. L’invecchiamento, a ben vedere, è un problema relativo, nella misura in cui vivere più a lungo rappresenta un’aspirazione umana universale che spinge tutti a curare la propria salute. A fare apparire ancora più vecchi gli abitanti della Sardegna - rispetto a quanto rappresentano le classifiche mondiali nelle quali la regione divide il podio con qualche altra area del Giappone, della California e della Gran Bretagna - è la fuga inarrestabile dei giovani che, a quanto dicono gli esperti, già all’iscrizione nelle facoltà universitarie sarde pensano in quale parte del mondo si potranno trasferire.
Se la longevità è un buon segnale anche per la copertura sanitaria nazionale, lo è di meno se si pensa che la mancanza di forze giovani danneggia per prima cosa l’economia isolana.
Queste le considerazioni alla base dell’incontro di Zurigo.
Il tema cruciale è stato affrontato talvolta non senza qualche tensione e interventi oltre le righe, giacché lo stare lontani o tornare dalla terra che si ama quanto più si sta fuori rode le giovani generazioni non meno dei propri padri e madri, nonni e nonne.
I lavori sono stati presentati, oltre che dal Presidente della Federazione svizzera Antonio Mura, da Domenico Scala che ha fatto un’appassionata prolusione, in qualità di Vice Presidente Vicario della Consulta regionale dell’emigrazione, ruolo che interpreta come coscienza critica dei sardi nel mondo, fungendo da pungolo delle istituzioni politiche e amministrative regionali.
Il primo Panel del seminario - nella prima parte della giornata di sabato 24 – è stato moderato da Leonardo Canonico, commercialista e imprenditore di origine campana che si dedica alla Sardegna e ai sardi in Svizzera con la generosità e la solidarietà verso questi connazionali che solo chi vive nel contesto degli italiani all’estero può possedere.
Un ulteriore stimolo, a tutto vantaggio dei giovani partecipanti, è provenuto da Toni Ricciardi che, con grande disponibilità ha animato, risposto, allargato il dibattito con la passione che gli deriva da una parte per quel tratto di identità sarda in cui si riconosce per ragioni familiari e dall’altro per la consuetudine, come professore universitario, a gestire con i giovani questo tipo di impegni, in quest’ultima veste ben assecondato da Elisa Manca, assegnista e docente delle Università di Sassari e Berna.
Ma anche come deputato del Parlamento italiano, Ricciardi ha avuto l’occasione di rappresentare, interloquendo con i partecipanti, le non poche difficoltà che riscontra con i colleghi eletti all’estero a fronteggiare i ricorrenti tentativi della maggioranza di governo di tagliare, ridurre e mortificare la galassia dell’emigrazione italiana nel mondo che, da soft power quale meriterebbe di essere considerata, è trattata come un pezzo di società da prendere in considerazione solo per trarre vantaggi fiscali, sperimentare arroganza burocratica ed escludere da ogni miglioramento sociale ed economico fino a limitarne l’accesso alla cittadinanza, come di recente è avvenuto.
Il secondo Panel è stato coordinato da Aldo Aledda che, prima delle ultime uscite a livello nazionale, ha ricoperto ruoli dirigenziali proprio nella Regione Sardegna e come coordinatore delle regioni italiane in questa specifica materia. Integrato e controbattuto da Scala, Aledda ha fatto il punto dell’esperienza regionale sul fronte-emigrazione, fotografando in particolare un associazionismo sardo all’estero che assiste quasi rassegnato all’esaurimento della propria classe dirigente, aggravato per giunta dalla scarsa propensione dei giovani a prendere le redini delle associazioni, preferendo forme di aggregazione online.
Cosa fare, dunque, in presenza di un associazionistico caratterizzato ancora dalla presenza delle vecchie generazioni che, per alcuni, ostacolano o concepiscono l’immissione di giovani nelle loro associazioni ancora in termini di cooptazione o li vedono in ruoli ancillari?
Se per alcuni la memoria storica e l’esperienza dei fondatori non deve essere né sottovalutata né rifiutata, anche per non ripetere errori del passato, perdere posizioni raggiunte e ragione sociale, la prima questione da affrontare è individuare le giuste finalità per mandare avanti un progetto associazionistico: porsi lungo il filone dell’assistenza a chi emigra dalla propria terra, fornendogli tutta la vicinanza e l’assistenza possibile per destreggiarsi in un ambiente nuovo e spesso ostile? Oppure perseguire finalità culturali o economiche di alto livello?
Grazie anche alle osservazioni di sociologia delle organizzazioni e dei gruppi dei pari di Sergio Sotgiu, dell’Università di Sassari, si è convenuto sul fatto che abbattere tout court le attuali strutture, sulle quali la Regione ha effettuato forti investimenti nei decenni, significherebbe ripartire da zero perdendo quei vantaggi che in economia si definiscono ragioni sociali e avviamento.
In buona sostanza i giovani convenuti all’incontro si sono lasciati con l’intento di mantenersi collegati tra di loro per prima cosa attraverso i social media e incominciare a individuare una serie di strutture informali e provvisorie in modo da tenere memoria di ciò che si è detto, si dice e si fa (comitati promotori, portavoce, ecc.); si dà per scontata la disponibilità delle strutture attualmente esistenti a supportare materialmente le eventuali iniziative, garantire spazi e farsi promotori di un più vasto movimento di alternanza delle giovani generazioni nei confronti delle strutture e delle persone che sembrano maggiormente resistere alle innovazioni. E parallelamente fornendo alle istituzioni locali e all’opinione pubblica isolana un modello di sviluppo che concepisca una realtà isolana sempre più connessa e globale.
Al termine dei lavori è stata approvata una mozione finale indirizzata alle forze politiche e sociali della Sardegna.
Ne riportiamo di seguito la versione integrale.
“I giovani appartenenti alle seconde generazioni degli emigrati sardi in Europa e i più recenti expat convenuti a Zurigo il 24 il 25 maggio per discutere in forma seminariale i problemi relativi alle possibilità di rientro in Sardegna e, soprattutto, al contributo di idee e di attività che i medesimi possono dare all’isola di origine nonché lo stato dei rapporti tra il mondo dell’associazionismo sardo e le istituzioni regionali, formulano le seguenti proposte e considerazioni:
1. La galassia dei giovani sardi nel mondo, formata da chi a suo tempo decise di preferire alla residenza in Sardegna quella in territorio estero, in particolare europeo con riguardo ai partecipanti, è consapevole che solo a pochi la traiettoria migratoria consentirà di tornare a vivere nell’isola, soprattutto se permarranno gli annosi problemi della mancanza di lavori e di attività competitive con quelle svolte all’estero, oltre naturalmente i gap strutturali come quelli della sanità, i trasporti e l’istruzione ;
2. In tutti i casi rimane e si considera aperta e da esplorare la disponibilità delle giovani generazioni, in base alle proprie competenze e conoscenze, a un contributo di idee e di lavoro eventualmente a distanza con la Sardegna e indirettamente contribuire a risolvere il problema dello spopolamento e della cronica mancanza di forze giovanili;
3. È necessario, per raggiungere in modo ottimale gli obiettivi, irrobustire il movimento associazionistico attraverso l’inserimento di idonee e motivate forze giovani nei ruoli dirigenziali in delle realtà che anche da parte regionale dovranno essere rese più snelle e più accessibili;
4. Partendo dalla convinzione che solo un movimento vasto e rappresentativo può interloquire con autorevolezza ed essere ascoltato con interesse dai diversi segmenti della realtà sarda, i convenuti ritengono essenziale dare vita gradualmente a una qualche forma rappresentativa dello spazio europeo;
5. Affinché questi obiettivi siano raggiunti è necessario che non solo la rete associazionistica si riveli più disponibile all’innovazione e al ricambio generazionale, ma anche che le istituzioni pubbliche regionali si mostrino più aperte a queste istanze adeguando normative e prassi al mondo che cambia o si intende cambiare rispetto a quelle tuttora vigenti che, alla resa dei conti, appesantiscono e ritardano l’attività delle associazioni e della Regione medesima, cui va dato comunque atto del meritoria primato tra le regioni italiane per il sostegno materiale alle organizzazioni dei suoi emigrati, compromettendo il raggiungimento dell’obiettivo finale di rendere la Sardegna più connessa e globale;
6. Constatato che le stesse soluzioni associazionistiche paiono per certi tratti superate agli occhi delle giovani generazioni potenzialmente più interessate a inserirsi nelle relative organizzazioni, si chiede che vada esperito ogni sforzo per adeguarle alle nuove forme di comunicazione e di incontro che maggiormente caratterizzano i giovani moderni;
7. Tutto ciò considerato appare ineludibile l’obiettivo di realizzare in tempi brevi una federazione europea delle associazioni sarde come estensione delle due federazioni esistenti già strutturate e sempre nel rispetto dell’autonomia di ciascun soggetto e ovviamente anche delle relative legislazioni nazionali;
8. Si auspica, infine, che le forze politiche e sociali destinatarie della presente mozione e in particolare modo l’amministrazione regionale, quale primo e fondamentale interlocutore dell’associazionismo sardo, diano maggiore sostanza politica al rapporto col mondo dell’emigrazione sarda per tutte le ragioni suesposte e adeguino prassi e strutture alle esigenze del medesimo e non viceversa tenendo conto che, soprattutto all’interno dello spazio europeo, cui la maggior parte degli emigrati italiani ha trasferito la propria residenza, gli orientamenti prevalenti delle amministrazione pubbliche sono ispirati soprattutto ai principi di semplificazione e non di complicazione delle procedure, alla vicinanza dell’utente e non al suo distanziamento e, più di tutto, sulla condivisione, la partecipazione e la concertazione”. (aise)