Avviato a Mosul il primo Centro Trapianti di cellule staminali della Fondazione AVSI: 18 trapianti

ROMA\ aise\ - Si è concluso con successo a Mosul, in Iraq, il progetto “Start-up del primo centro trapianto di cellule staminali ematopoietiche”. Realizzato presso l’Al Hadbaa Hospital di Mosul, l’iniziativa è stata coordinata dalla dottoressa Marta Verna, pediatra della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, e gestita dalla Fondazione AVSI, organizzazione della società civile, grazie a un finanziamento del governo iracheno. L’accordo iniziale prevedeva la realizzazione di 4 trapianti mentre, come hanno spiegano gli organizzatori, a conclusione del progetto ne sono stati eseguiti 38, sia in pazienti adulti sia in pazienti pediatrici.
Risultati che attestano l’efficacia e la solidità del percorso costruito insieme ai professionisti locali. A Mosul, città ancora in ricostruzione dopo anni di conflitto, la talassemia resta una delle malattie genetiche più diffuse. Molti pazienti dipendono da trasfusioni a vita e il trapianto di midollo, unica cura ad oggi disponibile, è accessibile solo all’estero a costi altissimi. Il trapianto è inoltre spesso l’unico trattamento salvavita per le malattie ematologiche quali la leucemia. Il progetto presso l’Al Hadbaa Hospital è l’unico che ha reso possibile questo tipo di cura in loco portando nuova speranza alle famiglie irachene colpite da malattie del sangue.
La dottoressa Verna, da poco rientrata dall’ultima missione in loco, ha espresso grande soddisfazione: “Con questa missione si chiude formalmente il progetto di start-up del centro trapianti, che possiamo finalmente dichiarare un successo. È stato certamente il più impegnativo tra i miei progetti, ma i risultati ottenuti superano di gran lunga gli obiettivi iniziali”.
“Il successo di questo progetto rappresenta concretamene il valore dell’approccio multistakeholder della cooperazione dove tutti gli attori coinvolti, dalle organizzazioni fino ai governi dei paesi in cui operiamo, sono chiamati a collaborare tanto in termini di risorse che di competenze - ha sottolineato Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione AVSI -. La cooperazione internazionale è il frutto di un sistema articolato e integrato e questi 38 trapianti ne sono l’esempio concreto”.
“Questo progetto rappresenta un motivo di grande orgoglio per il nostro Istituto - ha aggiunto il Presidente della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, Claudio Cogliati -. La straordinaria riuscita del centro trapianti di Mosul dimostra quanto la collaborazione internazionale, quando fondata su competenza, dedizione e visione condivisa, possa generare un impatto reale e duraturo. Il lavoro della dottoressa Verna e di tutti i professionisti coinvolti testimonia l’eccellenza clinica e scientifica che caratterizza il nostro IRCCS. Aver contribuito a rafforzare un percorso di cura tanto complesso in un contesto così sfidante è un risultato di valore umano oltre che sanitario, e conferma il nostro impegno nel promuovere iniziative capaci di migliorare concretamente la vita dei pazienti, ovunque ce ne sia bisogno”.
Il progetto, così come i precedenti già conclusi, si è avvalso di un gruppo di esperti provenienti da ospedali italiani di eccellenza e si è articolato attraverso un iniziale training in Italia da parte dei colleghi iracheni ma soprattutto attraverso multiple missioni in loco. Si inserisce inoltre nella lunga tradizione della Pediatria dell’ospedale San Gerardo di Monza, che - grazie al sostegno della Fondazione Maria Letizia Verga - promuove da sempre programmi di cooperazione internazionale. Marta Verna è infatti coordinatrice del progetto Children Global Medicine: un’area di studio, ricerca e pratica clinica creata e sostenuta dalla Fondazione Maria Letizia Verga dal 1986 e dedicata al miglioramento dello stato di salute e dell’accesso alle cure pediatriche a livello globale, secondo il principio dell’equità. La metodologia principale adottata è il capacity building, ovvero lo sviluppo e l’implementazione delle conoscenze locali finalizzato a rendere autonomi i vari centri. I progetti sono pensati per creare sostenibilità strutturale, economica e organizzativa, modificando stabilmente la storia sanitaria dei Paesi coinvolti. (aise)