I “Paesaggi di alberi” di Eugenia Serafini al Plus Florence di Firenze – di Carlo Franza

FIRENZE\ aise\ - In uno spazio ove alberga già il progetto “Scenari”, a Firenze, al Plus Florence, è ospitata la mostra “Paesaggi di alberi” con opere di Eugenia Serafini, a cura di chi scrive.
L'esposizione, visitabile fino al 10 aprile 2025, è una sorta di termometro della spettacolarità e della storicità dell’arte nuova, di un'arte che si fa veicolo di novelle idee scolpite nella cultura occidentale, di un'arte capace di rigenerare mondi e uomini, e si fa anche bussola in un mare di proposizioni della cultura e delle arti internazionali.
Spettacolare il tema che tratta della natura e dell’ambiente, tema attualissimo e ancor più attuale se pensiamo che da sempre gli artisti hanno attualizzato dipinti, carte e sculture esemplari. Ora dopo l’autunno gli alberi si sono preparati all’inverno con i colori, tra l’aranciato e il giallo oro, ma anche il marrone delle cortecce. Gli alberi sono un mondo nel mondo, lo avevano ben intuito gli artisti del passato che ci hanno consegnato opere di grande intensità ed emozione. I primi alberi sono apparsi sul pianeta terra circa 400 milioni di anni fa. Erano giganti con una struttura molto più complessa di quelli attuali. È in questo periodo Devoniano che si forma la prima foresta. Si ebbe un effetto trasformativo così eclatante su tutta la superficie terreste, tanto da modificare totalmente gli eco-sistemi e da ritenerla tra le maggiori evoluzioni in ambito botanico. Semi, foglie, forma, corteccia, legno, fiori, frutti, simbiosi ci permettono di scoprire la vita segreta degli alberi e la loro straordinaria biodiversità. Gli alberi hanno interessato la vita dell’uomo non solo dal punto di vista scientifico e botanico, ma soprattutto attraverso l’intreccio delle discipline, con l’arte, l’architettura, la letteratura, la moda, il design. Gli alberi sono protagonisti delle più antiche opere della letteratura mondiale, come “L’epopea di Gilgamesh”, scritta nel 2000 a. C. in Mesopotamia. Così come sono di ispirazione per molti artisti internazionali, tra cui Henrique Oliveira e Giuseppe Penone, con le loro sculture dedicate alle forme degli alberi. Sarà bene sapere che la pianta più alta sulla terra è una sequoia californiana (115 metri); l’albero più longevo è il pino (oltre 3000 anni); una pianta che esisteva prima dei dinosauri è il Ginkgo Biloba; l’albero più ampio è un ficus in India (con un ombrello a corona di oltre 15mila metri quadrati). Oggi gli alberi che popolano la terra si calcola siano circa 3000 miliardi, più delle stelle della Via Lattea. Immensa è la loro utilità: regolano l’intera vita del pianeta, purificano l’aria da anidride carbonica, proteggono il suolo dall’erosione grazie alle radici che nutrono i terreni, permettono la vita di milioni di altre specie vegetali e animali. Inoltre molte tipologie di alberi ci danno nutrimento con i loro frutti commestibili (meli, noci, aranci, corbezzoli, ciliegi, ecc.). “Il melo in fiore” è un dipinto realizzato nel 1877 da Carl Fredrik Hill e oggi conservato nel National Museum di Stoccolma (Svezia), che cattura l’occhio per il bianco dei fiori; il fantastico mosaico che ha per titolo “L’albero della vita” di Gustav Klimt realizzato nel 1905 per la sala da pranzo di Palazzo Stoclet a Woluwe -Saint Pierre in Belgio. Ma anche “l’Albero rosso” di Mondrian del 1908-1909 oggi al Gemeentemuseum Den Haag de L’Aia in Olanda. Anche Van Gogh non trascurò il paesaggio e tantomeno gli alberi; uno dei suoi quadri più famosi è “l’albero di gelso” dipinto durante il ricovero presso la casa di cura mentale di Saint-Remy. E in artisti più vicini a noi, ecco Francesco Clemente con la serie dei Fiori d’inverno a New York, costituita da cinque opere dedicate all’albero della vita a cui l’artista ha lavorato per più di cinque anni dal 2010 al 2016 utilizzando, per ciascun lavoro, pigmenti di origine vegetale; mentre una vivace ricerca appare e si legge dagli alberi di glicine delle “Terrazze” di Davide Benati, concepite alla fine del XX secolo, l’artista riproduce i rami contorti del glicine, in un gioco di dialettica eleganza tra i colori accesi e gli spazi vuoti.
La mostra di Eugenia Serafini oggi affronta questo tema, ponendosi così ella fra gli esponenti della Nuova pittura europea e palpabile nella proposizione degli Alberi e Tronchi d’albero, nei frammenti di vita quotidiana che acquistano una nuova esistenza; con dipinti caratterizzati da foglie e steli, immagini sospese tra il trionfo e la distruzione, la mortalità e la potenziale rinascita; paesaggi morbidi e mobili che mirano alla percezione serena che l’essere umano ha della natura.
Eugenia Serafini dà vita ai suoi alberi cresciuti tra realtà e fantasia con chiome di chiodi e getti cromatici, simboli esoterici consegnandoci un paesaggio interiore che si trasforma in poesia pittorica. Venti carte dipinte in formato 50x70, elaborate con tecniche miste, mettono in scena tronchi, rami, chiome e foglie; su taluni vivono volatiti, nidi, uccelli viaggiatori.
Paesaggi di alberi o alberi personaggi che diventano lo strumento con il quale l’artista Serafini intreccia i suoi sentimenti con la percezione fisica e il mondo delle cose, delle foglie, dei rami e dei tronchi degli alberi, in un rapporto identificativo con l'opera d'arte e le foglie che diventano frammenti del mondo isolati dal tutto, assumono forma assoluta e la loro origine rivela che ne catturano lo spirito. Un segno pieno di poesia che invita ad abbracciare con lo sguardo la bellezza della natura circostante e che trova negli alberi un archetipo, la poesia essenziale, quasi fossero una divinità. (carlo franza\aise)