“La Russia che si ribella. Repressione e opposizione nel Paese di Putin": il saggio di Franceschelli e Varese

MILANO\ aise\ - Ad un mese dalla morte di Aleksej Naval’nyj (16 febbraio 2024) e in concomitanza con le elezioni presidenziali russe, che si tengono dal 15 al 17 marzo 2024, Altreconomia porta in libreria “La Russia che si ribella. Repressione e opposizione nel paese di Putin”, scritto da due profondi conoscitori e studiosi della società russa: Maria Chiara Franceschelli, dottoranda della Scuola Normale Superiore di Pisa, e Federico Varese, professore di Sociologia a Sciences Po, Parigi, e Senior Research Fellow del Nuffield College, Oxford.
Il volume sarà disponibile in libreria dal 15 marzo.
Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, ma anche ben prima, molte persone si sono chieste “perché i russi non si ribellano?”. Il dibattito pubblico ha spesso invocato un’atavica apatia del popolo russo, assuefatto a secoli di oppressione, privo del patrimonio genetico della democrazia, impantanato in un Paese che ha conosciuto solo autoritarismo. “La Russia che si ribella” propone un’analisi approfondita della storia dell’opposizione a Vladimir Putin e delle diverse forme di repressione e resistenza nel Paese dal 2000 a oggi. Come scrivono gli stessi autori: “Pur messa a dura prova da una erosione graduale e costante del proprio margine di manovra, la società civile russa ha usato, negli anni, un vasto repertorio di espressioni di dissenso alternative”.
Attraverso cinque interviste-testimonianze il libro esplora le complesse dinamiche della società e della politica russe, evidenziando il ruolo della Chiesa ortodossa, della società civile e dei sondaggi d’opinione, nonché la complicità delle istituzioni accademiche nel contesto dell’autoritarismo putiniano. Il testo è arricchito da una cronologia dettagliata dal 2000 a oggi e da un glossario con le parole chiave della depoliticizzazione e delle strategie del regime per depotenziare le voci di protesta e ribellione russe.
Apre il volume Ljudmila Vasil’eva, combattiva ottantenne, veterana delle proteste: “Vivo ancora a San Pietroburgo e passo gran parte del mio tempo ad andare in tribunale in solidarietà con i prigionieri politici. Proprio qualche giorno fa ero al processo di un uomo arrestato per dichiarazioni contro la guerra. Mi sono avvicinata ai pubblici ministeri e ho detto loro che avrebbero bruciato all’inferno per appoggiare ‘questo assassino’, riferendomi a Vladimir Putin. Mi rendo conto che non si possono dire queste cose, che ti mettono in prigione. Ma io non ho più nulla di cui preoccuparmi”. (aise)