Le proposte economiche di Papa Francesco - di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

ROMA\ aise\ - L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco è una sfida al pensiero unico che la globalizzazione ha silenziosamente imposto nel mondo.
Tra le tante cose positive che Papa Francesco ci ha lasciato c’è anche un insegnamento di politica economica. Non si tratta soltanto di riflessioni etiche e morali, ma di vere e proprie analisi e proposte come fatte da un economista esperto.
L’aprirsi al mondo è stato, purtroppo, fatto proprio dalla finanza che rivendica la libertà dei poteri economici di investire ovunque senza vincoli. Perciò i mercati sono aumentati, ma le persone svolgono il semplice ruolo di consumatori. La logica è quella del più forte a discapito dei più deboli e poveri. Inevitabilmente la politica diventa sempre più fragile rispetto ai poteri economici-finanziari transnazionali che applicano il “divide et impera”.
Francesco ammonisce che “la mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l'umanità”. Ci si ingannerebbe se pensassimo che “accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune”.
“Il mercato da solo non risolve tutto”, come affermano i neoliberisti. “Il neoliberismo riproduce sé stesso tale e quale, ricorrendo alla magica teoria del “traboccamento” o del “gocciolamento”, senza nominarla, come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si accorge che il presunto traboccamento non risolve l'iniquità, la quale è fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tessuto sociale”, dice il Papa.
Ci ricorda, inoltre, che “la crisi finanziaria del 2007-2008 era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell'attività finanziaria speculativa e della ricchezza virtuale. […] È necessaria una riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dell'architettura economica e finanziaria internazionale, affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia delle Nazioni”. Purtroppo non c'è stato nessun ripensamento. Anzi!
Secondo Papa Bergoglio un'iniziativa urgente riguarda il debito dei Paesi più poveri perché “si assicuri il fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza e al progresso, che a volte sono fortemente ostacolati dalla pressione derivante dal debito estero”.
Affrontando il tema della povertà e dell'emarginazione, afferma: “Si tratta di problemi risolvibili e non di mancanza di risorse. Non esiste un determinismo che ci condanni all'iniquità universale. Se esiste la povertà estrema in mezzo alla ricchezza, a sua volta estrema, è perché abbiamo permesso che il divario si ampliasse fino a diventare il più grande della storia”. E ha denunciato la “globalizzazione dell'indifferenza”.
Il suo pensiero sulla finanza ha ispirato l’importante documento del 2018 “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones” della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Rilevante è la richiesta che le autorità pubbliche garantiscano la certificazione per i prodotti generati dall'innovazione finanziaria. Si chiede, quindi, “un coordinamento sovranazionale tra le diverse strutture dei sistemi finanziari locali”. In altre parole, una nuova architettura finanziaria globale con regole condivise.
Nel citato documento si denuncia che il mero intento speculativo di guadagno da parte di pochi, magari di importanti fondi di investimento, provoca l’impoverimento di interi Paesi. Si suggeriscono proposte concrete relative alla tassazione di certe operazioni finanziarie, tanto che, “basterebbe una minima tassa sulle transazioni compiute offshore per risolvere buona parte del problema della fame nel mondo”.
In sintesi al centro dell'economia non può che esserci l'uomo e il suo lavoro. In questo senso anche l'azione imprenditoriale è rilevante per contrastare quello che il Papa chiama “la cultura dello scarto”.
Riguardo alle politiche di sviluppo dei Paesi emergenti, Papa Francesco ha reso chiaro il suo pensiero durante il viaggio nella Repubblica Democratica del Congo, affermando: ”Giù le mani dall’Africa!”, “Basta soffocare l’Africa”, l’Africa non è una “miniera da sfruttare” o “un territorio da saccheggiare”, ma deve essere “rispettata e ascoltata”.
Infatti, dopo quello politico in Africa si è scatenato un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. Si pensi all’attuale scontro durissimo tra Trump e la Cina per le materie prime del continente africano! (mario lettieri*\paolo raimondi**\aise)
* già sottosegretario all’Economia
** economista