Epstein, Sauditi e libertà di stampa in crisi: 48 ore agitate alla Casa Bianca - di Gabriella Ferrero

WASHINGTON\ aise\ - In un colpo di scena politico dalle forti implicazioni, il Presidente Donald Trump ha firmato la legge che obbliga il Dipartimento di Giustizia a rendere pubblici i file relativi a Jeffrey Epstein, dopo mesi di resistenza. La notizia arriva in contemporanea con un momento diplomatico di massimo profilo: la visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman alla Casa Bianca, accompagnata da accordi multimiliardari e tensioni con la stampa americana.
Trump ha approvato l’Epstein Files Transparency Act, legge votata all’unanimità al Senato dopo il voto schiacciante della Camera. Secondo il testo della legge, il Dipartimento di Giustizia dovrà rilasciare tutti i documenti non classificati relativi all’indagine Epstein entro 30 giorni, tra cui comunicazioni interne, log di volo e materiali investigativi.
L’amministrazione avrà però facoltà di redigere parti sensibili, ad esempio dati sulle vittime o materiali che comprometterebbero inchieste attive.
La mossa arriva dopo una forte pressione bipartisan su Trump, che in passato aveva definito il tema un “hoax” usato da avversari politici.
L’annuncio arriva al termine di due giorni di diplomazia, politica e tensioni mediatiche ad altissimo livello quelle che hanno accompagnato la visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Washington. Un incontro in grande stile con Donald Trump, scandito da accordi economici e militari imponenti, un forum con i giganti dell’economia globale. Il principe saudita è arrivato alla Casa Bianca accolto con cerimonie solenni: cena di gala, flyover militare e cerimoniale di Stato. Nel cuore della visita, la firma di una serie di accordi che ridisegnano l’asse economico tra Washington e Riad: investimenti sauditi per 600 miliardi di dollari, con l’obiettivo di toccare 1 trilione nei prossimi anni.
Parte degli accordi firmati riguardano la difesa: è prevista la possibile vendita di 48 caccia F-35 e centinaia di carri armati Abrams, un’intesa strategica dalle forti implicazioni geopolitiche.
Le cerimonie e gli accordi sono stati però offuscati da un nuovo scontro di Trump con la stampa americana. Una giornalista di ABC News, chiedendo conto del caso Khashoggi e dei rapporti della famiglia presidenziale con la leadership saudita, ha ricevuto risposte ostili. Trump l’ha definita “terribile”, accusando la rete di “disinformazione” e minacciando perfino di riconsiderarne la licenza. L’episodio ha scatenato una valanga di reazioni da parte delle associazioni per la libertà di stampa, già preoccupate per il crescente clima di ostilità nei confronti dei media.
Parallelamente alla visita, Washington ha ospitato un forum sugli investimenti sauditi che ha visto la partecipazione dei principali colossi americani — da Boeing a Google, da Palantir alle multinazionali dell’energia e delle infrastrutture. Il messaggio che arriva dai lavori del forum è chiaro: la partnership USA–Arabia Saudita si sta evolvendo in una piattaforma industriale e tecnologica a lungo termine, destinata a definire nuovi equilibri economici globali. Tra investimenti miliardari, intese sulla difesa e tensioni con i media, la visita saudita ha mostrato uno scenario geopolitico in movimento, con Washington e Riad più vicine che mai.
La decisione di declassificare i file Epstein aggiunge però un ulteriore livello di complessità a una fase politica già carica di tensioni e interrogativi.
Le prossime settimane diranno se queste 48 ore verranno ricordate per la svolta strategica nei rapporti con l’Arabia Saudita, per il nuovo fronte aperto con la stampa… o per le rivelazioni potenzialmente esplosive del caso Epstein. (aise)