Verso Marte: Musk lascia Washington, ma l’esperimento Doge continua - di Gabriella Ferrero

foto dal profilo X della Casa Bianca
WASHIGTON\ aise\ - Elon Musk ha annunciato su X la fine del suo mandato: “Ringrazio il presidente Trump per l’opportunità. La missione DOGE continuerà e diventerà uno stile di vita nel governo.” Secondo fonti vicine a Musk, tornerà ora a concentrarsi su SpaceX.
Musk lascia il suo ruolo, ma non lascia vuoto il campo. Rimane una rete di collaboratori fedeli al suo progetto di riduzione della spesa pubblica e del ridimensionamento dell’apparato federale: un esperimento chiamato “Doge”, controverso quanto ambizioso, che ha fatto irruzione nella burocrazia americana come un temporale in piena estate. La sua parentesi governativa, tra visioni futuriste e “caos” giuridico, resterà una parentesi unica.
Nelle prime settimane dell’amministrazione Trump, i “Doge staffers” sono stati distribuiti in diverse agenzie federali e hanno avviato tagli drastici, tra aspettative forzate e licenziamenti veri e propri. Nessuno di loro ha raggiunto la notorietà di Musk, ma in silenzio hanno lasciato il segno. Molti continueranno il lavoro, probabilmente lontano dai riflettori.
La conferenza stampa nell’Ufficio Ovale del 30 maggio scorso, durata circa un’ora, è stata l’occasione per un congedo preparato con attenzione e cura. Trump e Musk fianco a fianco, senza tracce di tensione visibili, nonostante le recenti speculazioni su un raffreddamento nei rapporti: il presidente lo ha omaggiato con parole calorose e con una chiave dorata in scatola di legno, un gesto simbolico che – ha detto Trump – è riservato a “persone speciali”.
I contenuti dell’incontro non hanno riservato sorprese: il presidente ha toccato argomenti a lui cari – dall'economia americana ai dazi, passando per Harvard, l’Ucraina e le auto elettriche – ribadendo che chi costruisce veicoli negli Stati Uniti riceverà “qualche agevolazione”.
Quanto a Tesla, Trump ha detto che Musk finirà per “costruire tutta la macchina qui”.
Musk, da parte sua, ha abbandonato i toni polemici del passato. Non più accuse al Congresso o ai burocrati, solo un’ammissione: “È semplicemente un lavoro molto duro”. Ha confermato che il risparmio previsto di mille miliardi di dollari si concretizzerà “col tempo”, senza precisare quanto. L’imprenditore ha rivendicato i 175 miliardi di risparmi che Doge avrebbe già generato.
Musk ha ribadito: “questa non è la fine di Doge, ma davvero l’inizio”. E assicurato che, se il presidente vorrà, continuerà a offrire la sua consulenza. “Sono al servizio del Presidente”, ha detto. Poi ha rivelato con un sorriso l’origine del vistoso livido sul volto: un pugno, gentile ma deciso, del figlio di cinque anni, X. “Mai chiedere a un bambino di darti un pugno in faccia”, ha scherzato.
Una nota di leggerezza in una giornata voluta anche per mostrare coesione, efficienza e nessuna crepa tra i protagonisti.
Anche se Musk tornerà alla sua vita da imprenditore, non ha chiuso del tutto la porta a Washington: continuerà a visitare la capitale, ha detto, come “amico e consigliere del Presidente”. E intanto il progetto Doge, con o senza di lui, va avanti. (gabriella ferrero\aise)