Il saper fare italiano tra ricerca, scienza, formazione ed energia

ROMA\ aise\ - Esportare il “saper fare italiano” significa esportare nuovi servizi, come la decarbonizzazione o il riciclo. E significa anche incentivare una formazione di qualità che possa aiutare sia i paesi che ricevono il “saper fare” nostrano che l’Italia stessa. E poi significa saper unire le sfide delle nuove tecnologie, e della loro crescita, alle necessità umane, una qualità che contraddistingue i ricercatori italiani, sia in Italia che in giro per il mondo.
C’era proprio questo alla base della sessione “La proiezione del saper fare italiano nel mondo: ricerca, scienza, energia e cultura”, conclusa poco fa alla Farnesina in occasione della Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia.
Condotta dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, la sessione ha visto gli interventi dei ministri dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.
Valditara nel suo intervento da remoto ha voluto ribadire l’importanza del ruolo della diplomazia scientifica, culturale ed educativa per valorizzare l’Italia. “La scuola dà la possibilità di diffondere i valori e la cultura italiana all’estero, a partire dalla nostra lingua”. E dà anche la possibilità di “esportare il nostro saper fare valorizzando la capacità italiana di coltivare i giovani talenti, anche stranieri”. Per farlo, ha spiegato il Ministro, “stiamo mettendo in pratica il Piano Mattei e attuando la dichiarazione di Trieste del G7”. La diplomazia della scuola. Infatti, sta diventando sempre più un “pilastro fondamentale di sviluppo per relazioni internazionali, con un considerevole ritorno politico, sociale ed economico per l’Italia”. Per questo, il Piano Mattei punta sull’istruzione e sulla formazione, sia “perché così sosteniamo la crescita autonoma dei Paesi africani, sia perché così l’Italia si promuove, in un’ottica di beneficio reciproco”.
Promuovendo l’italiano in diversi Paesi dell’Africa si sostengono “le imprese locali, le imprese italiane e aiuta nel contrasto all’immigrazione irregolare”. Insomma, secondo lui è “un’azione virtuosa per la mobilità del capitale umano specializzato”. Per questo, “continueremo a lavorare con il MAECI affinché l’istruzione sia al centro dell’agenda politica internazionale e della diplomazia perché è nella scuola che nasce il saper fare italiano”.
Il “contributo della diplomazia italiana è prezioso anche nella politica energetica e climatica”. Questa l’opinione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che nel suo intervento ha spiegato agli ambasciatori italiani presenti gli strumenti per promuoverla ricordando anche i 31 memorandum firmati in questi anni e i 34 tavoli di negoziazione ancora aperti. “Siamo leader nell’Unione Europea in ambito di riciclo”, ha spiegato Frattin. “Il nostro tasso di riciclo è del 20%. Le nostre imprese investono sulla sostenibilità, sono un modello, e vogliamo estenderlo in comparti chiave”. Ma non solo il riciclo, anche la decarbonizzazione “sta diventando un brand di penetrazione sui mercati internazionali”. “Continuiamo a perseguire obiettivi dell’Agenda di Parigi 2030, non solo per l’obiettivo ambientale, ma anche perché diventa un motivo di qualificazione delle nostre realtà e delle nostre produzioni”. Anche se la “transizione non deve essere ideologica”.
“Gli obiettivi climatici vanno perseguiti tenendo conto della sicurezza energetica e della sostenibilità economica e sociale”. “Dobbiamo agire, con le politiche energetiche e ambientali che devono allinearsi alla strategia industriale per la competitività”.
Infine, ha preso parola la Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha invece inaugurato il suo intervento spiegando: “la maggior parte delle cose che dobbiamo fare, le dobbiamo fare insieme”. Il Covid “ci ha buttato in avanti sotto il profilo della ricerca”, ha aggiunto la Ministra: “le tecnologie hanno avuto una potente accelerazione”. E l’Italia all’estero, dal canto suo, “ha un futuro che è adesso”. “Siamo i genitori dell’intelligenza artificiale, e possiamo esserlo anche del calcolo quantistico”. “La ricerca, con il saper fare italiano, trainerà l’alta formazione accademica e artistica”. Delle sue 18 missioni all’estero per esportare il saper fare italiano, la Ministra Bernini ha voluto parlare in particolare dell’Asia centrale, dove si stanno svolgendo tanti fenomeni sociologici e dove hanno famo di sapere. E in questo contesta che si inserisce l’Italia: “noi siamo unici perché “ibdridiamo” le capacità tecnologiche con le “humanities”. Ed è quello di cui abbiamo bisogno per governare le nuove tecnologie”. Secondo la Ministra Bernini, dunque, il futuro del saper fare italiano deve sì guardare al passato dei grandi italiani, ma deve anche dare grande risalto alla capacità di “ibridare ad altissimo livello, di trasmettere messaggi sempre più evoluti e di essere flessibili”. “Tutto questo – ha concluso - passa da una forte necessità di internazionalizzazione”. (l.m.\aise)