Tajani a “Il Sole 24 Ore”: ora uno shock dalla Bce, giù i tassi

ROMA\ aise\ - ““Penso che si tratti di una tappa positiva e possiamo ottenere ulteriori miglioramenti”. L’annuncio del testo congiunto Usa-Ue sui dazi è appena arrivato: non c’è l’attesa esenzione sui vini e gli alcolici e su acciaio e alluminio resta un pesante 50% ma Antonio Tajani, Ministro per gli Affari Esteri, prova a stemperare i timori delle imprese”. Inizia così l’intervista che il Ministro Antonio Tajani ha concesso al quotidiano “Il Sole 24 Ore”.
Di seguito l’intervista completa.
“Ministro, ci sono margini per modifiche?
Intanto è un bene che sia stato formalizzato il 15% generale, evitando in questo modo una guerra commerciale. Il 15% per settori come i farmaci e l’auto è positivo visto da dove era iniziato il negoziato. Di certo non è un punto di arrivo ma di partenza: voglio dire che poteva andare peggio, per ora abbiamo ottenuto il risultato migliore che potevamo conseguire anche se adesso bisogna continuare a battersi per garantire i settori che ancora non siamo riusciti a proteggere. Il testo contiene una clausola che consente di discutere ancora su altri settori e lavoreremo in questo senso con il commissario Sefcovic, che fin qui ha fatto un ottimo lavoro di negoziatore.
Con quale obiettivo massimo?
Per ottenere anche l’esenzione per vini e alcolici, impegnandoci al massimo per tutto il settore agroalimentare. Oltre a miglioramenti per acciaio e alluminio, settore per il quale ricordo che sta emergendo un’alleanza tra Usa e Ue per un’azione comune di salvaguardia che scongiuri effetti di diversione commerciale dalla Cina.
Come dovrebbe concretizzarsi questa iniziativa?
Su acciaio e alluminio il dazio per ora resta tecnicamente al 50% ma si studia un sistema di quote per far fronte ai rivali comuni in Asia. Su questo settore, l’accordo Ue-Usa contiene una clausola che specifica l’intenzione di cooperare per proteggersi dalla sovracapacità, inclusa la possibilità di azionare contingenti tariffari. Tutto questo si tradurrà in una nuova proposta Ue per un ampliamento delle salvaguardie sull’acciaio per il post 2026. Sefcovic ha poi precisato che non ci saranno dazi addizionali sulle componenti in acciaio e alluminio delle automobili.
Nel complesso, non pensa che l’Europa si sia comunque piegata a un accordo al ribasso?
Non la vedo così e penso che l’Europa abbia mostrato capacità, anche con un contributo importante dell’Italia Si dice ad esempio che il Regno Unito ha ottenuto il 10%, ma parliamo di grandezze di export ben diverse. E vorrei sottolineare che il 15%, rappresentando al contrario un trattamento migliore rispetto a quello riservato a molti altri, può consentire all’Italia di occupare spazi merceologici che sono oggi appannaggio di Paesi concorrenti extra Ue.
Lei fa riferimento a una possibile coda del negoziato. Il governo intende aspettare o punta da subito a delle misure di sostegno per i settori più esposti?
Siamo pienamente impegnati nel confronto con le imprese. Abbiamo immediatamente convocato, in queste ore, una riunione tecnica alla Farnesina con le associazioni di categoria per esporre l’intesa raggiunta. Andiamo avanti con il piano d’azione per la diversificazione dell’export insieme a Ice, Simest e Sace, con l’obiettivo di crescere in mercati extra Ue alternativi agli Stati Uniti e tenendo sempre vivo l’obiettivo di 700 miliardi di euro di esportazioni entro la fine della legislatura. E sulle eventuali compensazioni non ci tiriamo indietro, siamo pronti a fare tutto quello che serve per sostenere le imprese ma vediamo prima quali saranno i risultati finali e stimiamo quali saranno i reali danni. A ogni modo, al di là di possibili aiuti mirati, dico che un ruolo chiave a sostegno dell’industria europea adesso lo può giocare la Bce.
In che modo?
C’è un problema che pesa molto sulle imprese, ed è il deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. Credo che la Bce possa fare molto in questa fase per sostenere l’industria europea. Con l’inflazione ferma al 2 per cento, sono maturi i tempi per abbassare ancora di più i tassi, per arrivare da due a uno e mezzo o a uno, se non a zero. La Bce potrebbe anche procedere con una sorta di nuovo “Quantitative easing” acquistando titoli di Stato, come fece durante il Covid. E, sempre in chiave europea, si possono aiutare le imprese nell’accesso al credito portando in via temporanea, con una procedura accelerata, il limite dello strumento “Sme supporting factor” da esposizioni fino a 2,5 milioni di euro a 5 milioni di euro”. (aise)