Il benessere dei bambini peggiorato dopo la pandemia: Italia al 9° posto tra i paesi più ricchi

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ROMA\ aise\ - Secondo l'analisi pubblicata ieri, 13 maggio, dall'UNICEF Innocenti - Global Office of Research and Foresight, e presentata questa mattina da UNICEF Italia a Roma, nel periodo dall'inizio della pandemia da COVID-19, i bambini di molti dei Paesi più ricchi del mondo hanno registrato un netto calo del rendimento scolastico, del benessere mentale e della salute fisica. Compresi i bambini italiani.
La Report "Card 19 - Il benessere di bambine, bambini e adolescenti in un mondo imprevedibile" ha messo a confronto i dati del 2018 e del 2022, offrendo una prospettiva su come la pandemia da COVID-19 e la chiusura globale abbiano colpito i bambini in 43 Paesi dell'OCSE e dell'UE. Rispetto all'ultima Report Card comparabile di cinque anni fa, infatti, i Paesi Bassi e la Danimarca hanno mantenuto la loro posizione di primi due posti sulla condizione dell’infanzia, sulla base di misure di benessere mentale, salute fisica e competenze, seguiti dalla Francia. L'Italia si attesta al 9° posto sui 36 della graduatoria.
ITALIA
L'Italia occupa dunque il 9° posto nella graduatoria generale del benessere dell’infanzia, l’8° in quella della salute mentale, il 16° (su 41 paesi) in quella della salute fisica e il 23° (su 41) sulle competenze. Ha il 6° tasso più basso di suicidi adolescenziali su 42 Paesi e il 9° tasso più basso di mortalità dei bambini su 43 Paesi con dati disponibili. Tra i 15enni, la soddisfazione della vita è leggermente calata dal 76% al 73%. Il 43% dei quindicenni italiani non possiede le competenze scolastiche di base in lettura o matematica o entrambe; anche le competenze sulla lettura a circa 10 anni sono peggiorate, passando da 548 a 537 punti.
Una nota positiva è che l'Italia (insieme al Portogallo) è tra gli unici due Paesi in cui è calato il sovrappeso: dal 29,6% al 27,3%, collocandosi al 22° posto (prima del Covid, era al 37° posto).
Tuttavia, come spiegato durante la presentazione alla quale sono intervenuti Paolo Rozera, Direttore Generale UNICEF Italia, Gwyther Rees, Research Manager UNICEF Innocenti – GORF, Alessandro Carraro, Research Specialist Health and Well Being UNICEF Innocenti – GORF, e Maria Burani Procaccini, Coordinatrice Nazionale della Garanzia Infanzia, il rapporto avverte che molti Paesi hanno registrato un forte calo nelle competenze scolastiche dei bambini in seguito alla pandemia. In particolare per quanto riguarda abilità fondamentali come la lettura e la matematica. La chiusura delle scuole, durata da tre a 12 mesi, ha costretto molti bambini a imparare a distanza e ha portato a perdite di apprendimento. Secondo il rapporto, il ritardo scolastico dei bambini è stimato in media tra sette mesi e un anno. I ritardi sono stati più gravi per i bambini provenienti da famiglie svantaggiate.
"Prima della pandemia, i bambini stavano già lottando su più fronti e non avevano accesso a un sostegno adeguato, anche nei Paesi ricchi", ha commentato il Direttore dell'UNICEF Innocenti, Bo Viktor Nylund. "Ora, di fronte alla crescente incertezza economica, i Paesi devono dare priorità all'istruzione, alla salute e al benessere dei bambini per garantire le loro prospettive di vita e la loro felicità, nonché la sicurezza economica delle nostre società".
In 43 Paesi si stima che circa 8 milioni di quindicenni – circa la metà del gruppo di età – non siano alfabetizzati e numericamente competenti in modo funzionale, ovvero che non riescono a comprendere un testo di base, sollevando preoccupazioni per le loro prospettive a lungo termine. Questo rappresenta un aumento del 4% rispetto al 2018, mentre le percentuali più alte si registrano in Bulgaria, Colombia, Costa Rica, Cipro e Messico, dove più dei due terzi dei quindicenni rientravano in questa categoria.
Il rapporto solleva anche preoccupazioni sulla salute mentale, sottolineando che la soddisfazione della vita dei bambini ha sofferto in questo periodo, diminuendo sostanzialmente in 14 su 32 Paesi con dati disponibili. Il Giappone è stato l'unico Paese a registrare un miglioramento in quest'area.
Il rapporto prosegue analizzando i dati sulla salute fisica dei bambini, notando che i livelli di sovrappeso sono aumentati sostanzialmente in 14 dei 43 Paesi con dati disponibili, continuando una tendenza a lungo termine.
Nel complesso, il rapporto indica che i Paesi ad alto reddito potrebbero avere difficoltà a fornire ai bambini le condizioni per una buona infanzia e un futuro positivo. Sottolineando l'impatto della pandemia sui bambini, il rapporto avverte che i progressi faticosamente ottenuti nei Paesi ricchi in termini di benessere dei bambini stanno diventando sempre più vulnerabili agli eventi e agli shock globali, come il cambiamento climatico.
“Sulla scia della pandemia, questi dati rappresentano un punto di riferimento preoccupante per il benessere dei bambini, soprattutto per quelli provenienti da contesti svantaggiati”, ha aggiunto in chiusura Nylund. “L'entità delle sfide che i bambini stanno affrontando ci impone un approccio coerente, olistico e completo all'infanzia, che affronti i loro bisogni in ogni fase della vita”. (aise)