Tornare all’essenziale: l’Italia e gli italiani visti dall’Eurispes

ROMA\ aise\ - Un Paese ancora al bivio che, di fronte ai grandi cambiamenti in atto in cui “sono messi in discussione i valori etici, religiosi, culturali, politici, sociali”, deve tornare ad agire con “pensiero essenziale”, mettendo da parte “le valutazioni effimere, gli atteggiamenti superficiali”. È quanto afferma il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, in occasione della presentazione del 37° Rapporto Italia.
Il Rapporto ruota attorno a 6 capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata, e si struttura attraverso 6 saggi e 60 schede fenomenologiche. Le dicotomie tematiche individuate per il Rapporto Italia 2025 sono: unione/divisione; cura/incuria; concentrazione/distribuzione; scelta/obbligo; speranza/rinuncia; e, infine, agio/disagio.
I DATI 
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI: PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, DIFESA, FORZE DELL’ORDINE, INTELLIGENCE SEMPRE LE PIÙ AMATE
Diminuisce la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema delle Istituzioni (ad indicare una diminuzione erano il 33,1% nel 2024, oggi sono il 36,5%). Questo andamento negativo non è però riscontrabile in tutte le Istituzioni osservate singolarmente. Infatti, si vede crescere sempre più la fiducia dei cittadini nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal 60,8% del 2024 al 63,6% del 2025.
Diminuiscono invece i consensi nei confronti del Parlamento (dal 33,6% al 25,4% di quest’anno); in misura minore per l’Esecutivo (dal 36,2% del 2024 al 30,2%), in linea con il trend degli ultimi anni; cala anche la fiducia nella Magistratura (dal 47% al 43,9%).
Anche nel 2025, prevalgono quanti sentono di non riporre alcuna fiducia nei Presidenti di Regione (complessivamente il 47,3%, erano il 38,9%) rispetto alla quota dei fiduciosi.
Per quanto riguarda le Forze dell’ordine, i consensi nei confronti dell’Arma dei Carabinieri aumentano passando dal 68,8% del 2024 al 71,6% del 2025. Torna a crescere il sentimento di fiducia nella Polizia di Stato (dal 63,5% 2024 al 68,6% del 2025). Allo stesso modo, la Guardia di Finanza raggiunge il 71,9% dei consensi (66,1% nel 2024).
Per quanto riguarda le Forze armate, il 75,5% dei cittadini ha fiducia nell’Esercito (erano il 69,4 nel 2024); allo steso tempo, gli italiani esprimono il proprio consenso in maniera sovrapponibile nei confronti dell’Aeronautica (77,4%) e della Marina (77,1%).
Anche la Guardia Costiera cresce passando da una fiducia al 71,8% del 2024 all’attuale 72,1%.
Guardando ancora al comparto della sicurezza, cresce il sentimento di fiducia dei cittadini che nel 67,2% dei casi esprimono un giudizio positivo rispetto al lavoro portato avanti dall’Intelligence (+4,4% rispetto al 2024). Sempre su posizioni plebiscitarie di consenso si posizionano i Vigili del Fuoco (86,2% di fiduciosi). La Polizia penitenziaria cresce (dal 59,5% al 64,4% del 2025) come pure la Polizia locale (56,2%; era al 54,3% nel 2024).
Tra le altre Istituzioni considerate con tassi al di sotto del 50% dei consensi troviamo: i partiti politici (dal 29,8% del 2024 al 21,1% del 2025); le confessioni religiose diverse da quella cattolica (dal 34,5% al 31,1%); i sindacati (38,6% dei fiduciosi nel 2025 contro il 42,7% del 2024); la Pubblica amministrazione (in calo dal 44,4% al 36,3%); le Associazioni degli imprenditori (dal 46% al 42,5%).
Sempre sul fronte della contrazione della fiducia, ma con Istituzioni che esprimono valori oltre i 50 punti percentuali, si trovano la Protezione civile (dal 78,5% al 74,4%); le Associazioni di volontariato (dal 68,7% al 60%); la Scuola (dal 66% al 64,9%) e il Sistema sanitario nazionale (dal 58,3% al 54,6%).
A poter annoverare un aumento di fiducia da parte dei cittadini, sebbene con quote minime, sono l’Università (dal 71,8% del 2024 al 72,3% del 2025); la Chiesa (dal 52,1% al 52,6%) e, infine, le Associazioni dei consumatori (dal 49,1% al 50,5%).
GLI ITALIANI E LA POLITICA
Gli italiani temono una nuova crisi economica globale, i conflitti in atto, gli eventi climatici estremi. Confermano la propria fiducia nella stabilità del Governo Meloni e approvano alcuni provvedimenti come l’imputabilità penale dei minori sotto i 14 anni per reati gravi, il nuovo Codice della strada, la separazione delle carriere per i magistrati; il quadro economico mondiale e i conflitti pericolosamente vicini all’Europa creano timore nel futuro.
Il 43,7% dei cittadini pensa che l’Italia sia uno Stato marginale, che non decide ma subisce la linea politica di Stati Uniti e Unione europea. Il 39,6% ritiene invece che il nostro sia uno Stato che in parte decide autonomamente e in parte segue le linee politiche di Usa e Ue. Il 43,2% si sente soprattutto un cittadino italiano. Poco meno di un italiano su cinque (22%) si sente europeo.
Gli italiani temono soprattutto una nuova crisi economica globale (67,6%). Sette su dieci (69,5%) temono gli eventi climatici estremi e il 57,8%, teme il verificarsi di terremoti. Un prelievo fiscale straordinario per salvare l’economia nazionale è temuto nel 45,2% dei casi.
Più contenuto è il timore di un attacco terroristico in Italia (39,7%) o l’estensione dei conflitti all’interno del territorio italiano (36,3%). Pochi (35,2%) hanno il timore dell’instaurarsi di una dittatura in Italia, contro il 64,8% di chi non sente questa preoccupazione.
LA CONDIZIONE ECONOMICA DELLE FAMIGLIE 
Più della metà degli italiani (55,7%) esprime una valutazione negativa sull’andamento generale dell’economia del nostro Paese nell’ultimo anno. Un quinto del campione (20%) ritiene invece che non vi siano stati cambiamenti rilevanti, indicando una sostanziale stabilità. Guardando al prossimo futuro, nel 36,7% dei casi gli italiani ritengono che la situazione economica italiana è destinata a peggiorare nei prossimi dodici mesi, mentre il 30,9% è convinto che la situazione rimarrà stabile e il 9,5% prospetta un miglioramento.
Il pagamento dell’affitto rappresenta la spesa più problematica (44,3%), seguono mutuo (32%), bollette (29,1%) e spese mediche (24,9%). Il 23,8% degli italiani riesce a mettere da parte risparmi, mentre il 35,4% è costretto ad attingere ai propri risparmi per arrivare a fine mese e, quasi il 60%, riporta difficoltà nell’arrivare a fine mese.
Di fronte alle difficoltà economiche, il ricorso alla famiglia d’origine rappresenta la soluzione più impiegata (29,2%). Un’altra strategia diffusa riguarda il ritardo nei pagamenti: il 20,8% dei cittadini ha pagato le bollette con forte ritardo, mentre il 19,3% dichiara ritardi nel pagamento delle tasse, delle rate condominiali (16,4%) e dei conti aperti presso commercianti locali (11%).
Sul fronte dell’inflazione, la maggior parte degli italiani riferisce prezzi in aumento (84,1%), seppur con differente intensità. Per contenere le spese, gli italiani rinviano uno o più acquisti necessari (59,5%), rinunciano alla babysitter (54%), riducono le uscite (50,1%), e tagliano su viaggi o vacanze (50%).
Nell’ultimo anno, più della metà degli italiani (53,4%; il 31,4% una/qualche volta, il 16,5% spesso, il 5,5% sempre) si è servito della rateizzazione dei pagamenti soprattutto per l’acquisto di elettrodomestici (44,5%), di auto/moto (42,5%) e tecnologia, televisori, smartphone, tablet (42,3%). L’uso delle piattaforme e app (es. Klarna, Scalapay, Clearpay, Paypal, Satispay, ecc.), che consentono la rateizzazione senza interessi, è ormai diffusissimo (65,3%).
La necessità di contenere le uscite porta spesso a dover rinunciare a spese necessarie per la salute e il benessere personale: il 28,2% degli italiani ha rinunciato a cure/interventi dentistici, il 27,2% ad effettuare controlli medici periodici e di prevenzione, il 22,3% a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e il 18,1% a terapie o interventi medici.
VIVERE IN ITALIA È UNA FORTUNA
Più di sette italiani su dieci, la maggioranza (72%, erano il 62,9% nel 2011), considerano, nel 2025, una fortuna vivere in Italia. Le bellezze naturali (21,6%), la tradizione artistica e culturale (19,6%) e la buona cucina (14,8%), la libertà d’opinione ed espressione (13,2%) e il clima favorevole (12%) sono i primi cinque motivi che rendono una fortuna il vivere in Italia. Tra chi invece considera il vivere in Italia una sfortuna le condizioni economiche generali (23,2%) e la precarietà lavorativa (22,7%) occupano i primi posti tra le ragioni indicate.
Negli ultimi dieci anni, secondo i dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), oltre 1,2 milioni di cittadini hanno lasciato il Paese. Nel 2025, secondo la rilevazione dell’Eurispes, quasi quattro italiani su dieci (39,5%, erano il 40,6% nel 2011) affermano che si trasferirebbero all’estero se ne avessero la possibilità, a fronte di un 60,5% che preferirebbe restare. I motivi per trasferirsi sono soprattutto: la ricerca di maggiori opportunità lavorative (29,8%), il minore costo della vita (17,1%) e il desiderio di offrire maggiori opportunità ai figli (13,9%).
LA PERCEZIONE DELLA SICUREZZA E DEGRADO
La criminalità giovanile è il fenomeno indicato in più netta crescita: ben il 52,5% dei cittadini ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato particolarmente allarmante poiché rappresenta una maggioranza assoluta
Cresce il numero di truffe ai danni degli anziani (+5.782 casi), passando dai 37.108 casi del 2023 a 42.890 (+15,58%). La fascia più colpita è quella tra i 65 e i 70 anni di età. Sono in costante aumento le vittime di truffe online che riguardano gli over 65 (fino a 25.440 nel 2024).
Fenomeni di antisemitismo: sebbene li ritengano per lo più casi isolati, secondo gli italiani sono il frutto di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Quella ebraica è vista come una comunità chiusa (58,2%); la maggioranza non ritiene che gli ebrei si siano appropriati in Palestina di territori altrui (55,8%). Quattro italiani su dieci non sanno quante sono state le vittime della Shoah.
GLI ITALIANI E I TEMI ETICI
Gli italiani favorevoli all’eutanasia sono il 67,9% (tra i dati più bassi rilevati in serie storica), mentre il 65,7% sostiene la possibilità di ricorrere all’eutanasia in caso di demenza senile avanzata se indicato dal soggetto interessato nelle proprie disposizioni anticipate: il suicidio assistito, con l’ausilio di un medico per porre fine alla propria vita, trova favorevoli il 46,9% dei cittadini. Il 77,8% degli italiani sono poi favorevoli al testamento biologico. Largo consenso trova anche la tutela giuridica delle coppie di fatto indipendentemente dal sesso (70,2%) e i matrimoni per le persone dello stesso sesso (66,8%). Poco più di un italiano su due si dichiara favorevole alla possibilità di adottare figli per le coppie omosessuali (51,9%) e per i single (54,3%). La fecondazione eterologa incontra il favore del 59,7% dei cittadini mentre sono pochi a concordare con la pratica dell’utero in affitto (35,5%).
IDENTITA ED ESCLUSIONE
Per quanto riguarda i temi dell’identità e dell’inclusione, il 51,3% dei cittadini è d’accordo sul fatto che gli uomini godano sul lavoro di privilegi rispetto alle donne; il 57,2% dei cittadini sono dell’idea che le persone bianche siano privilegiate rispetto a quelle di colore; il 50,2% concorda sul fatto che le persone omosessuali/bisessuali/trans siano discriminate nel mondo del lavoro; il 51,3% concorda sul fatto che queste persone siano discriminate nei rapporti sociali.
Secondo il 63,5% degli italiani l’Occidente è la culla della democrazia, la stessa percentuale indica che le più rilevanti scoperte scientifiche e tecnologiche si devono all’Occidente, mentre il 58% è convinto che la produzione artistica e culturale dell’Occidente è superiore a quella del resto del mondo.
GLI ITALIANI E LE TECNOLOGIE 
L’Intelligenza artificiale non ha ancora raggiunto una diffusione capillare tra la popolazione: la maggioranza degli italiani (circa il 58%) dichiara di non averla mai utilizzata. Spinge ad usarla soprattutto la curiosità (62,7%), l’uso ludico (55,7%) e l’abitudine a farne ricorso in àmbito lavorativo (48,4%) o per lo studio (39,2%). Nel complesso, solo una parte limitata della popolazione mostra una visione pienamente positiva: il 20,5% considera l’IA un’opportunità, mentre appena il 7,2% la identifica come una soluzione a moltissimi problemi.
Solo il 7,9% degli italiani non usa i Social network giudicati spesso come una fonte di distrazione e di tempo sottratto ad altre attività (46,6%).
Gli influencer orientano solo in parte le scelte degli utenti: il 29% sono andati in un ristorante o locale dopo aver visto un contenuto pubblicato da un influencer (29%), una quota simile ha acquistato un prodotto o una marca da loro promossi (28,8%) o ha scelto così il luogo delle proprie vacanze (25,2%). L’impatto risulta invece più contenuto in contesti come: partecipazione a iniziative benefiche, le scelte di voto, l’acquisto di prodotti di medicina naturale o farmaci. Queste percentuali raddoppiano tra i giovani che, invece, aderiscono con maggiore frequenza ai suggerimenti proposti dagli influencer.
Nel processo di formazione delle opinioni, gli italiani citano i personaggi del mondo della cultura, con il 23,5% delle preferenze, seguiti dai giornalisti, che raccolgono il 14,7% includendo sia la stampa tradizionale che l’informazione online. Le altre figure risultano decisamente più marginali: i personaggi dello spettacolo si fermano al 10,1%, i leader politici al 7,5% e gli influencer al 6,8%.
GLI ITALIANI E LA SALUTE
Tre italiani su quattro quando hanno un problema di salute si rivolgono a un medico; in particolare, al medico di base il 59,6% e a uno specialista il 15,6%. Solo il 13% tenta, se possibile, di risolvere il problema di salute cercando informazioni e consigli in Rete. L’11,8% trova altre soluzioni.
Quando si chiede poi a quanti è capitato di cercare informazioni su Internet quando hanno avuto un problema di salute, i risultati cambiano. Il 65,6% dichiara di aver cercato informazioni in Rete. Tra di essi il 59,5% si è anche rivolto a un medico, mentre il 6,1% non lo ha fatto, considerando probabilmente esaurienti le risposte ai propri quesiti di salute ottenute online. Informazioni e consigli relativi alla propria salute vengono cercati in Rete complessivamente dal 71,9% delle persone, anche se con diversa frequenza. La Rete si usa per capire a che cosa fossero dovuti i sintomi/disturbi avvertiti (61,9%), per informarsi su buone pratiche/abitudini utili alla salute (52,8%), capire quali farmaci usare per il disturbo manifestato (34,2%), per capire quali esami probabilmente si dovranno fare (35,2%).
GLI ITALIANI E GLI ANIMALI DOMESTICI
In 4 case su 10 c’è un animale domestico (+3,2% rispetto al 2024): cani e gatti in egual misura (37%). Il budget complessivo di spesa mensile per più della metà dei proprietari va dai 31 ai 100 euro. Osservando i dati in serie storica emerge che la tendenza è comunque a spendere sempre di più. Aderire ad un’assicurazione sanitaria (15,5%) o una per la tutela legale e la responsabilità civile (16%) è forse una tendenza che sta iniziando a diffondersi. (aise)