“Gian Antonio Cibotto (1925–2017). Il gusto del racconto” in Palazzo Roncale a Rovigo

Carlo Rambaldi con E.T. (part.) © Fondazione Carlo Rambaldi

ROVIGO\ aise\ - Le ricerche che precedono l’attesa mostra del Centenario di Antonio Cibotto continuano a mettere in luce interessanti storie e curiosità poco note o del tutto sconosciute. Come quella che unisce sul set del film “Scano Boa”, tratto dal celebre romanzo dello scrittore polesano, i coetanei Cibotto e Carlo Rambaldi, il “mago”, e Oscar, degli effetti speciali. Sono suoi personaggi indimenticabili come E.T o King Kong.
A ricordare questo straordinario connubio è Silvia Nonnato, collezionista proprietaria dell'Archivio “L'Immagine in movimento” di Adria. Silvia Nonnato è coinvolta per la sezione dedicata all’attività di Cibotto per il cinema della prossima mostra “Gian Antonio Cibotto (1925 – 2017). Il gusto del racconto” che aprirà i battenti il 5 dicembre a Rovigo, in Palazzo Roncale, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, a cura di Francesco Jori. La mostra, da un’idea di Sergio Campagnolo, sarà allestita sino al 28 gennaio 2026.
“Le strade dello scrittore e del futuro premio Oscar”, ricorda la studiosa e collezionista adriese, ”si sono incrociate grazie al film "Scano Boa", una pellicola che ha immortalato le speranze e le fatiche di un territorio unico e affascinante come il Delta del Po.
“Scano Boa, un tempo, era più di un semplice lembo di terra tra il Po e il mare”, sottolinea Nonnato. “Era uno “scanno”, un luogo immerso nella povertà del Polesine del dopoguerra e rappresentava un'autentica isola di speranza, un luogo dove i sogni potevano ancora realizzarsi. Lì la cattura di uno storione non era solo pesca, ma la promessa di un guadagno facile, un raggio di luce per vite segnate dalle difficoltà. Questa realtà, intrisa di dramma e resilienza, non poteva sfuggire all'occhio attento del cinema, desideroso di catturare l'immagine di un pesce che, già allora raro, stava scomparendo dall'immaginario e dalla quotidianità dei pescatori locali, e oggi pressoché del tutto scomparso dalle foci del Po”.
A dare forma a questi sogni sul grande schermo fu un giovane di talento, destinato a diventare un'icona mondiale degli effetti speciali: Carlo Rambaldi. Originario di Vigarano Mainarda (Ferrara), Rambaldi è noto a livello internazionale per le sue opere in campo cinematografico, per aver vinto tre Premi Oscar per i migliori effetti speciali, grazie alla creazione di personaggi indimenticabili come E.T., Alien e King Kong. Ma fu proprio nel Delta del Po, a metà degli anni '50, che la sua genialità si manifestò per la prima volta.
Prima che il regista di Sant'Apollinare (Rovigo), Renato Dall'Ara, trasformasse il suo documentario del 1954 nell'omonimo film del 1960 – la cui sceneggiatura fu ispirata dal romanzo "Scano Boa" di Gian Antonio Cibotto, incentrato sulla vita dei pescatori di storioni e il loro legame indissolubile con il grande fiume – il trentenne Carlo Rambaldi giunse a Pila. Era lì per la realizzazione di un documentario a colori intitolato "Pescatori di storioni" (1956) di Antonio Sturla. Tuttavia, Rambaldi arrivò in un periodo in cui la pesca di questo pregiato pesce non era di stagione. Ma il soggetto del documentario non poteva cambiare, e la sfida stimolò la sua inesauribile creatività.
Se Antonio Sturla aprì a Rambaldi le porte del cinema, il Delta divenne il suo vero e proprio trampolino di lancio nel campo degli effetti speciali. Fu infatti qui che nacquero i primi lavori meccanizzati del futuro 'padre' di E.T.: gli storioni di Rambaldi.
In quel periodo, Rambaldi stava esplorando nuove applicazioni dell'elettromeccanica, con l'obiettivo di utilizzarle per creare sculture semoventi. Non trovando storioni veri da riprendere, realizzò tre esemplari elettromeccanici sorprendentemente realistici. Questi modelli non solo furono utilizzati nel documentario di Sturla, ma anche nel film di Renato Dall'Ara, diventando la rappresentazione tangibile dei sogni dei pescatori che si avverano.
Furono proprio questi storioni meccanici a dare la prima significativa visibilità al talento innovativo di Rambaldi e a condurlo lungo il corso del fiume più lungo d'Italia fino a Scano Boa, l'isola dei sogni che divenne il suo "battesimo" nel mondo del cinema. Questo fu solo l'inizio di una lunga serie di idee brillanti che lo avrebbero consacrato nella storia del cinema mondiale.
E Scano Boa divenne lo scenario anche del primo romanzo di Gian Antonio Cibotto, del suo primo, immediato successo. Un romanzo che si basa su frammenti di interviste raccolte qua e là, in osterie tra Pila e Scardovari, per lo più testimonianze di pescatori di storione. Così, gli esordi degli effetti speciali di Carlo Rambaldi e la letteratura di Gian Antonio Cibotto si incontrarono nel cuore del Delta Polesano grazie al film "Scano Boa" del regista polesano Renato Dall'Ara.
Si tratta di una delle tante, affascinanti storie che solo il cinema sa raccontare e una coincidenza vuole che proprio nel 2025 ricorra il centenario della nascita di entrambi questi straordinari artisti. Sono in programma diverse esposizioni per celebrare Rambaldi, da New York a Vibo Valentia. Analogamente, una grande mostra a Rovigo sarà allestita per ricordare la figura e l'opera di Cibotto, offrendo al pubblico l'opportunità di riscoprire anche il legame che unisce questi due giganti della cultura e il territorio che li ha ispirati”. (aise)