“Icaros”: il progetto del collettivo Opiemme in Colombia

BOGOTÀ\ aise\ - Opiemme è un collettivo artistico fondato a Torino nel 1998 che combina il mondo dell’arte visiva con la letteratura. Ad esso hanno rivolto la loro attenzione il Centro Colombo Americano, la Galleria Paul Bardwell di Medellin e l’Istituto Italiano di Cultura di Bogotà, che hanno promosso insieme una residenza del collettivo in Colombia.
L’opera di Opiemme si muove all’interno dell’universo della poesia visuale, alla quale unisce azioni di street poetry che hanno l’obiettivo di avvicinare la poesia alle persone.
La residenza si terrà dal 10 al 21 febbraio tra Bogotà e Medellin e si intitola “Icaros”: il riferimento è ai canti medicinali eseguiti nelle cerimonie medicinali sudamericane (dal quechua “ikaro” viene il verbo “ikaray” che significa “soffiare il fumo per guarire”) e al mito greco ed è metafora di quello “spirito febbrile e inarrestabile”, quel “fondamentalismo globalista”, che “con il suo pensiero unico mette in moto una macchina che schiaccia e annienta ogni cosa” (Zanzotto, In questo progresso scorsoio, 2009).
Il progetto trova ispirazione nell’opera poetica e nel pensiero di Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 1921 – Conegliano 2011), tra i poeti italiani più importanti del secondo ‘900. Zanzotto, già a partire dagli anni ’50, esibisce una sensibilità verso il paesaggio e riflette su di una catastrofe climatica già in atto che definisce come “il delirio sul quale si tenta di stendere un velo di dissimulazione” (Zanzotto, In questo progresso scorsoio, 2009).
Il progetto di Opiemme si articola in due fasi di intervento che saranno entrambe caratterizzate da un aspetto partecipativo nella realizzazione delle opere, oltre che dalla condivisione della consapevolezza dell’impatto umano sulla natura, attraverso una visione poetica.
A Bogotà, attraverso un laboratorio aperto al pubblico, verrà realizzata un’opera per la sala d’ingresso dell’Istituto Italiano di Cultura. Il laboratorio si terrà dal 10 al 14 febbraio dalle ore 13:00 alle ore 17:00 presso la sede dell’IIC. Il 14 febbraio alle ore 18:00 presso il Salone Eventi dell’Istituto si terrà la presentazione dei lavori creati nel corso del laboratorio, con un incontro nel quale si parlerà del progetto e delle opere che verranno lasciate alla sede dell’Istituto, tra le quali un’installazione di ferro che sarà posizionata nella terrazza dell’Istituto e che sarà aperta ai futuri visitatori. L’installazione dialogherà con il paesaggio della città di Bogotà e presenterà il famoso aforisma “In questo progresso scorsoio / non so se vengo ingoiato / o se ingoio”(Garzanti, 2009).
A Medellin verrà realizzata un’installazione composta da libri, raccolti con una call internazionale, e realizzata con il coinvolgimento attivo di studenti, ragazzi e abitanti della Calle Maracaibo.
La residenza sarà arricchita da una mostra collettiva dedicata alle ricerche verbo visive, in programma dal 22 febbraio al 28 marzo presso la Galeria Paul Bardwell di Medellin con opere di Miriam Londoño (Colombia) e Opiemme (Ita).
Parallelamente in Italia due mostre, ospitate presso la galleria Marignana Arte a Venezia fino al 1° marzo, riprendono le tematiche della residenza: una personale di Opiemme “What remains, what changes”, inspirata nel pensiero avanguardista espresso da Andrea Zanzotto negli anni ’50, e la mostra collettiva “Human Gravity”, creata dal collettivo Opiemme, che invita gli spettatori a riflettere sui temi della desacralizzazione della natura, l’impatto umano sul pianeta e la violenza insita nei processi antropogenici.
Opiemme è un collettivo fondato a Torino nel 1998. I membri sono Margherita Berardinelli, Tommaso Campano e Davide Bonatti. Il lavoro di Opiemme esplora i confini tra parole e immagini, analizzando gli elementi caratteristici della poesia, sia scritta, recitata, illustrata, narrata o letta silenziosamente. Opiemme si propone come portavoce della “poesia pubblica”, creando situazioni aperte che coinvolgono partecipanti improvvisati o si sviluppano attraverso progetti comunitari. L’obiettivo è suscitare riflessioni sui modi in cui siamo abituati a comunicare e comprendere la poesia.
In questo spazio in continua evoluzione, Opiemme introduce forme astratte, spesso lontane dalle parole codificate o dalle illustrazioni realistiche, catturando l’essenza del testo tramite una reinterpretazione emotiva e personale. Parte della ricerca del collettivo si concentra sul rapporto tra esseri umani, tecnologia e natura, senza confini netti tra questi tre aspetti, che si intrecciano e si mescolano. Il lavoro di Opiemme solleva interrogativi sul senso di inadeguatezza tipico della nostra era iper-tecnologica e iper-informativa. Rimanendo nel concetto di alienazione introdotto durante l’epoca industriale, Opiemme indaga su “ciò che resta e ciò che cambia” in un mondo sempre più distante dai cicli e ritmi naturali a cui gli esseri umani erano un tempo abituati. Le opere di Opiemme fanno parte di prestigiose collezioni come Imago Mundi Luciano Benetton, il Museo Magma di Follonica, la Fondazione Fernando Pessoa di Lisbona, la Fondazione Pistoletto e MAU di Torino. (aise)