A Los Angeles “Mario Cresci. L’oro del tempo”

LOS ANGELES\ aise\ - Cosa succede quando la fotografia volge lo sguardo su se stessa? Ne “L’oro del tempo” il leggendario sperimentatore italiano Mario Cresci (Chiavari, 1942) si confronta con la vasta collezione fotografica dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) di Roma, trasformando materiale storico in un dialogo tra passato e presente.
La mostra “Mario Cresci L'oro del tempo” sarà inaugurata il 30 maggio a Los Angeles, nella sale dell’Istituto Italiano di Cultura, dove sarà allestita sino al 31 ottobre.
Durante la sua residenza all’ICCD, Cresci ha sfogliato migliaia di albumine, aristotipi, dagherrotipi e carte salate ottocentesche. Da questo oceano di lastre e stampe ha estratto due costellazioni d’immagini al femminile: i ritratti mondani di Mario Nunes Vais, scintillanti di ironia, e le fotografie di statuaria greco-romana realizzate nelle prime campagne di documentazione del patrimonio nazionale. L’artista ne isola dettagli, li moltiplica, li sovrappone, li piega in composizioni ludiche in bianco e nero dove segni leggeri e pesanti si trasformano in altre forme, altri significati.
Ogni immagine è materia viva, pronta a migrare verso nuove letture. Cresci ci ricorda che la realtà non è soltanto ciò che vediamo, ma ciò che sentiamo “nel trascorrere del tempo”.
Il titolo della mostra riprende l’epitaffio di André Breton, “Je cherche l’or du temps”: una caccia all’oro segreto che resiste, prezioso e incorruttibile, nel flusso delle epoche.
La mostra, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura Los Angeles e dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Roma (ICCD), in collaborazione con il Ministero della Cultura e sotto gli auspici del Ministero degli Affari Esteri e delle Cooperazione Internazionale e del Consolato Generale d'Italia a Los Angeles, è stata finanziata tramite il Bando di Promozione della Fotografia Italiana all’Estero promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Mario Cresci nasce a Chiavari nel 1942, in Liguria, e oggi vive e lavora a Bergamo. Nel 2004 realizza la sua prima antologica, Le case della fotografia. 1966-2003, alla GAM di Torino, mentre nel 2017 riassume i suoi cinquant’anni di attività artistica nella mostra “La fotografia del No. 1964-2016” alla GAMeC di Bergamo. Nel 2023, Cresci rilegge i primi venti anni del suo lavoro attraverso la mostra “L’esorcismo del tempo, 1960-1980” al MAXXI di Roma. La mostra “Colorland, 1975-1983”, dello stesso anno, al Monastero di Astino per la Fondazione MIA di Bergamo, unitamente alla recente collettiva “Viaggio in Italia” - riedizione di quella storica di Bari del 1984 - all’Istituto Italiano della Cultura di Parigi (2024), evidenziano il rinnovato interesse della critica per il progetto di Luigi Ghirri sul paesaggio italiano di quegli anni.
Cresci partecipa alla Biennale d'Arte di Venezia nel 1971, 1979 e nel 1993 in “Muri di carta. Fotografia e paesaggio dopo le avanguardie”, curata da Arturo Carlo Quintavalle. Dal 1974 alcune sue fotografie fanno parte della collezione del MoMA di New York. Molti lavori sono presenti in diverse collezioni d’arte e fotografia contemporanea di noti musei nazionali.
Dalla fine degli anni Settanta si dedica anche all’insegnamento, attività di esperienza creativa condivisa e intesa come parte integrante del suo lavoro d’autore, nella convinzione che l’opera d’arte può essere anche parte attiva di un processo di crescita sociale. Dal 1991 al 1999 dirige l'Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo. Insegna in diverse scuole, accademie e università come lo IED, l’Accademia di Brera, la NABA, il Politecnico di Milano, la Fondazione Modena Arti Visive e attualmente insegna all’Università ISIA di Urbino.
Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più̀ in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva. Nel 2019 pubblica “Segni migranti. Storia di grafica e fotografia” (Postcart Edizioni), un compendio della sua ricerca grafica e fotografica, premiato come Livre Historique ai Les Rencontres de la Photographie 2020 di Arles. Nel 2022 per Mimesis Edizioni pubblica “Matrici. L'incertezza del vero”, dove sperimenta la coesistenza tra scrittura e immagine. (aise)