“La Natività” di Lorenzo Lotto è il Capolavoro per Milano 2025

Lorenzo Lotto, Natività (part.) - Siena, Pinacoteca Nazionale

MILANO\ aise\ - Il Capolavoro per Milano 2025, che il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospiterà dal 28 ottobre 2025 all’1 febbraio 2026, è la Natività (1525) di Lorenzo Lotto (1480-1556), in arrivo dalla Pinacoteca Nazionale di Siena.
L’opera, realizzata dall’artista definito “il genio inquieto” del Rinascimento per la sua straordinaria originalità, è al centro dell’esposizione che, per la diciassettesima edizione dell’iniziativa, è curata da Axel Hémery, direttore dei Musei Nazionali di Siena, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Milano, di Regione Lombardia e del Centro Internazionale di Studi e Documentazione su Lorenzo Lotto, grazie al supporto di numerosi sposnsor privati.
“Quest’anno abbiamo il piacere di presentare come Capolavoro per Milano la splendida tavola di Lorenzo Lotto, proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena”, ha annunciato Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano e co-curatrice della mostra. “Attraverso un lento percorso di avvicinamento che ogni anno sollecita ad avvicinarsi all’opera guardandola sia sotto il profilo storico artistico che spirituale, i visitatori potranno ammirare un dipinto caratterizzato da un’atmosfera intima e domestica, nel quale il tema della nascita di Gesù viene raccontato attraverso l’episodio del primo bagno del Bambino Gesù, narrato dai vangeli apocrifi. Lorenzo Lotto, straordinario sperimentatore di luci e colori, ambienta la scena in un notturno e ci offre un intreccio delicato di gesti e una straordinaria intensità di sguardi tra i protagonisti. Le sue inquietudini parlano ancora a noi, dopo cinque secoli, e ci invitano a cogliere il senso più profondo del Natale, l’irruzione dello straordinario dell’ordinario”.
“I musei nazionali di Siena sono felici di illuminare il Natale milanese con un gioiello dalle sfaccettature infinite: una iconografia unica, uno spessore spirituale, un fascino che durerà oltre la mostra”, ha dichiarato Axel Hémery, altro curatore della mostra e direttore dei Musei Nazionali di Siena.
Il dipinto affronta il tema della Natività secondo un’iconografia insolita: oltre alla Sacra Famiglia, è rappresentata in primo piano la figura di una anziana levatrice, non presente nei Vangeli canonici, ma introdotta dai Vangeli apocrifi.
La scena, intima e raccolta, si svolge all’interno di una semplice stalla, in un’ambientazione notturna, che l’artista riprende dai modelli nordici che circolavano in quegli anni a Venezia e, in generale, nell’Italia settentrionale. Maestro nella sperimentazione delle potenzialità della luce, Lotto ricorre a una doppia fonte luminosa: la prima è l’alone generato dal Bambino, che si diffonde sui visi e sugli abiti degli altri personaggi, per poi riflettersi anche sugli oggetti sparsi attorno a loro; la seconda è la fiamma del focolare in secondo piano, dove in un ambiente retrostante compare un’altra figura femminile.
Dall’opera emerge l’abilità di Lotto nel costruire un’ambientazione intima e domestica, dove gli strumenti di lavoro di Giuseppe e gli oggetti di casa si uniscono ai gesti affettuosi e spontanei dei personaggi, tra cui si innesca anche un sottile gioco di sguardi.
L’anziana levatrice osserva commossa la Vergine che a sua volta si concentra con struggente tenerezza sul Bambino, il quale con un gesto di grande naturalezza sembra ritrarsi dall’acqua fredda, mentre dietro di loro Giuseppe con le braccia spalancate assiste alla scena in disparte.
L’identificazione della anziana levatrice è tutt’altro che certa. Secondo alcuni Vangeli apocrifi dell’Infanzia, si tratterebbe dell’incredula Salomè, punita con la paralisi dell’arto a causa della sua diffidenza nei confronti della verginità di Maria e poi guarita grazie all’intervento di un angelo che la invita a toccare il neonato. In un altro testo, il Vangelo arabo dell’Infanzia di Cristo, che circolava anche in Europa, si tratterebbe invece di Anastasia, un’anziana donna con le mani paralizzate, accorsa ad aiutare Maria: rimanendo stupita dall’eccezionalità dell’evento, ottiene la grazia della guarigione.
È forse più corretto lasciare aperte entrambe le ipotesi, immaginando che Lotto abbia volutamente sovrapposto le due figure, concentrandosi sugli sguardi dell’anziana che osserva il viso di Maria, a sua volta impegnata a guardare il Bambino.
Dal punto di vista iconografico si notano ulteriori dettagli inconsueti, come il gesto stupito di San Giuseppe e la presenza nel Bambino del cordone ombelicale non ancora reciso, a sottolineare l’umanità di Cristo.
Quanto alla provenienza dell’opera, si ipotizza che la tavola sia appartenuta in origine alla collezione Gonzaga di Mantova saccheggiata nel 1630 durante la guerra dei Trent’Anni. In quella occasione, alcune opere, sottratte dal capitano Piccolomini sarebbero giunte a Siena. In seguito al matrimonio dell’ultima erede Piccolomini con Giuseppe Spannocchi il dipinto passa alla famiglia dello sposo che lo dona alle raccolte senesi nel XIX secolo.
Nel corso di un recente restauro (2018) sono emerse alla base dell’opera, in basso a destra, la data e la firma del pittore, sempre citate nei documenti ma ormai considerate perdute, celate dallo sporco e da vecchi interventi di integrazione pittorica. La critica è oggi concorde nell’interpretare la data 1525 e non 1521, come erroneamente ritenuto in precedenza.
L’opera sarebbe stata quindi eseguita al termine del lungo soggiorno bergamasco del pittore (1513-1526), tra i più sereni e fecondi periodi della sua attività artistica, in cui mette a punto uno stile assolutamente originale.
L’opera sarà presentata in un percorso espositivo che consente un approfondimento sia storico-artistico che spirituale, con l’ausilio di apparati didattici, immagini, video e musiche, che permettono una riflessione sul dipinto e sul suo significato.
Sono inoltre previste visite guidate ogni domenica, laboratori per i bambini e un ciclo di conferenze di approfondimento nel mese di gennaio.
Nelle passate edizioni di Un Capolavoro per Milano, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ha ospitato negli anni opere come la Deposizione (Pinacoteca Vaticana) e La cattura di Cristo di Caravaggio (National Gallery di Dublino), l’Annunciata (Galleria Regionale della Sicilia "Palazzo Abatellis", Palermo) e l’Ecce Homo (Piacenza, Collegio Alberoni) di Antonello da Messina, la Natività di Lorenzo Lotto (Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia), la Natività di Filippo Lippi (Musei Civici di Prato), la Giuditta di Botticelli (Gallerie degli Uffizi), la Sacra Famiglia di Mantegna (Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum), l’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer (Gallerie degli Uffizi), l’Adorazione dei Pastori di Perugino (Galleria Nazionale dell’Umbria), l’Adorazione dei Magi di Veronese (Vicenza, chiesa di Santa Corona), l’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi (Cattedrale di Pozzuoli), l’Annunciazione di Tiziano (Museo e Real Bosco di Capodimonte), la Predella della Pala Oddi di Raffaello (Musei Vaticani), lo scomparto dell’Armadio degli Argenti di Beato Angelico (Museo di San Marco di Firenze) e l’Adorazione dei Magi di Sandro Botticelli (Gallerie degli Uffizi di Firenze). (aise)