Cittadinanza: il Senato approva la riforma in prima lettura

ROMA\ aise\ - Il Senato ha approvato oggi in prima lettura il decreto-legge 36/2025 in materia di cittadinanza.
Il testo è stato approvato con i voti dei partiti di maggioranza. Contrari tutti gli altri. 81 i voti a favore, 37 i contrari.
Nelle dichiarazioni finali hanno annunciato voto favorevole Occhiuto (FI) sostenendo che il decreto ha promosso il modello di ius Italiae, sostenuto da Forza Italia, basato su integrazione reale, scuola e lingua, rifiutando automatismi e valorizzando il radicamento; Daisy Pirovano (Lega), secondo la quale si è cercato un equilibrio tra il rispetto del legame di sangue con l'Italia e la necessità di riformare con urgenza, pur in mancanza di un vero dibattito parlamentare nell'auspicio che per il futuro non si ricorra ai decreti-legge per regolare materie così complesse; e Roberto Menia (FdI), che ha richiamato la visione "sacrale" dell'italianità: non solo sangue o suolo, ma spirito, identità e doveri, denunciando il business delle cittadinanze facili.
Hanno dichiarato voto contrario i senatori Lombardo (Azione), che ha accusato il Governo di incoerenza: dice di valorizzare gli italiani all'estero, ma toglie loro il diritto alla cittadinanza iure sanguinis, anche retroattivamente; Spagnolli (Aut), che ha proposto lo ius culturae come cittadinanza inclusiva: il decreto manca di visione e metodo, serve una riforma sistemica e non un provvedimento d'urgenza che spacca persino la maggioranza; Dafne Musolino (IV), che ha contestato l'introduzione di un balzello da 250 euro sulle domande e l'assenza di un disegno riformatore inclusivo, invocando un'evoluzione normativa verso ius soli e ius scholae.
In dissenso dal suo gruppo ha votato contro Mario Borghese (Maie), che ha contestato la logica emergenziale usata per giustificare la norma, che colpisce anche chi ha diritto legittimo alla cittadinanza, chiedendo una riforma organica e inclusiva. Contrario anche Magni (Misto-AVS), che ha denunciato l'assenza di visione storica sull'emigrazione italiana e richiamato la necessità di riconoscere la cittadinanza come diritto, non come concessione, ribadendo l'importanza dell'inclusione in una società ormai multietnica.
Cataldi (M5S) ha richiamato la ricchezza storica e culturale delle comunità italiane all'estero, che vanno valorizzate e non trattate come un problema amministrativo; mentre Parrini (Pd) ha definito il decreto frutto di malafede politica: il Governo ha adottato un modo di legiferare ritorsivo, colpendo categorie scomode come gli italiani residenti all'estero, accusandoli ingiustamente di speculazione, trascurando legami che meritano rispetto e non provvedimenti frettolosi.
Il testo passa ora alla Camera per la seconda lettura. (aise)