Ricordando la giornalista e poeta Marcella Continanza - di Alessandra Dagostini

FRANCOFORTE\ aise\ - Il 19 ottobre Marcella Continanza avrebbe compiuto 84 anni.
Tra tradizione e modernità si è svolta nei giorni scorsi a Francoforte sul Meno la nota Fiera Internazionale del Libro, di cui l’Italia è stata ospite d’onore. A margine di questa importante occasione, non si può non ricordare la giornalista e poeta di origine lucana, Marcella Continanza, scomparsa quattro anni fa, che qui in terra teutonica aveva messo radici, creando un’ineguagliabile fucina di lavoro, dal giornale “Clic Donne 2000”, unica testata delle italiane emigrate in Germania, all’Associazione “Donne e Poesia Isabella Morra” fino ad arrivare al famigerato Festival della Poesia Europea che si è svolto sotto la sua sapiente guida per ben quattordici edizioni.
Marcella amava la poesia e credeva fortemente nel suo potere salvifico per l’umanità. Per me è stato un privilegio averla avuta come amica, direttrice e maestra di scrittura, di vita e di luce. A lei che non perdeva un’edizione della Buchmesse e che sabato 19 ottobre avrebbe compiuto 84 anni, voglio dedicare questa mia poesia, scritta nel 2016, al tempo della nostra collaborazione, come doveroso e commosso omaggio alla sua indimenticabile arte creativa.
Il grande Aldo Palazzeschi scriveva: “Muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia / è infinita / come la vita”. Grazie Marcella per avermelo insegnato. Tanti auguri di buon compleanno lassù!
Come un aruspice
a Marcella Continanza
Dalla finestra sulla metropoli
Marcella fissa il tetto
del cielo
e lo scoperchia.
Come un aruspice
ne sviscera i segreti.
E le nuvole si gonfiano
come leoni,
profumano di miti perduti.
Ma è dentro le sue viscere
che scorre la profezia
e la possiede.
Nei trucchi verdi sottratti
alla magara
l’eredità del dono.
Sugli alberi
gli occhi dei morti
angeli custodi della sera.
Nel ventre succoso
di un’arancia rossa
la fertilità del parto.
Sillabe di neve
per pochi eletti
i versi
- suoi unici figli -
scarti del cuore
serrati nell’anima.
Non sarà mai secco
quel giardino d’Alcinoo
pagato come dazio alla dogana. (alessandra dagostini\aise)