ALS MCL: ok ampliamento degli ingressi dei lavoratori stranieri ma serve logica di sistema

ROMA\ aise\ - Il Governo ha approvato nei giorni scorsi un decreto Legge che autorizza l’ingresso in Italia di 497.550 lavoratori stranieri per il triennio 2026-2028. Un numero in ulteriore crescita rispetto ai 450.000 ingressi già programmati per il triennio 2023-2025. La notizia dell’approvazione è stata accolta favorevolmente dall’Associazione Lavoratori Stranieri del Movimento Cristiano Lavoratori (ALS MCL), secondo la quale, questo decreto coinvolgerà quasi un milione di lavoratori stranieri in sei anni: un “dato storico” che, per ALS MCL, “non rappresenta una minaccia per il Paese, ma una risorsa indispensabile per le imprese e per l’economia italiana”.
A dichiarare la propria soddisfazione è stato Alfonso Luzzi, presidente generale di MCL. Una soddisfazione dovuta anche all’introduzione del “principio della ripartizione territoriale delle quote in ambito provinciale, che sarà affidata al Ministero del Lavoro entro dieci giorni dal decorso dei termini di presentazione delle istanze”.
In modo positivo è vista anche la presa di coscienza da parte del Governo sulla “necessità di superare il meccanismo del Click Day, seppur con un percorso di gradualità rispetto al quale è forse richiesto maggiore coraggio. Infatti, il Click Day, vincola gli ingressi a una finestra temporale molto limitata, trasformando la procedura in una vera e propria corsa al click, penalizzando lavoratori e imprese meritevoli. È tempo di un cambio di passo deciso, poiché l’ingresso dei lavoratori stranieri non può più essere regolato da logiche impersonali, ma deve basarsi su criteri di merito, qualità delle candidature e reale rispondenza ai bisogni del tessuto produttivo”.
ALS MCL ha condiviso dunque l’orientamento espresso dal Governo, nella relazione illustrativa del decreto volto a privilegiare gli ingressi fuori quota, a partire dal rafforzamento della formazione nei Paesi di origine.
Tuttavia, il presidente ALS MCL, Paolo Ragusa, ha sollevato un’altra questione da affrontare, la formazione professionale e civico-linguistica dei lavoratori stranieri. Secondo quanto spiegato da Ragusa, questa è affidata “quasi esclusivamente all’iniziativa delle singole organizzazioni private”. Mentre secondo lui “è necessario ricondurre queste attività a una logica di sistema, attraverso un investimento strutturale che attivi anche risorse pubbliche”. A tal fine, Ragusa ha proposto l’istituzione di una cabina di regia nazionale che metta in campo un pensiero strategico sui “corridoi lavorativi”. Una cabina “capace di coordinare in modo efficace formazione, inserimento e sviluppo professionale dei lavoratori stranieri”. (aise)