Ipc (Onu): a Gaza è carestia. A rischio 132.000 bambini

GINEVRA\ aise\ - È stato pubblicato oggi, 22 agosto, il nuovo rapporto dell'IPC, l'Integrated Food Security Phase Classification, sistema globale di monitoraggio della sicurezza alimentare sostenuto dalle Nazioni Unite, che per la prima volta ha dichiarato ufficialmente la carestia a Gaza. Una carestia che mette a rischio 132 mila bambini palestinesi.
Il nuovo rapporto afferma che la carestia a Gaza è stata causata dai combattimenti e dal blocco degli aiuti umanitari voluta dal Governo israeliano. Inoltre, è stata amplificata dagli sfollamenti diffusi, causati sempre dagli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano, e dal collasso della produzione alimentare, portando la fame a livelli pericolosi per la vita in tutto il territorio dopo 22 mesi di guerra.
È la prima volta che l'IPC conferma una carestia in Medio Oriente. In passato ha dichiarato lo stato di carestia in Somalia nel 2011, nel Sud Sudan nel 2017 e nel 2020 e in alcune zone della regione occidentale del Darfur, in Sudan, lo scorso anno.
Nel rapporto si afferma che i livelli di malnutrizione, in particolare fra i bambini, sono aumentati drasticamente negli ultimi mesi nella prima carestia conclamata del Medio Oriente. “Si prevede che entro giugno 2026 almeno 132.000 bimbi sotto i cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta, il doppio rispetto alle stime dell'Ipc di maggio”, si legge nel documento.
Ci sono oltre 41.000 casi di bambini ad alto rischio di morte e circa 55.500 donne incinte e in allattamento risultano malnutrite e richiedono urgentemente cibo e assistenza.
“Dopo 22 mesi di conflitto incessante, oltre mezzo milione di persone nella Striscia di Gaza si trova ad affrontare condizioni catastrofiche caratterizzate da fame, miseria e morte”, spiega ancora l’IPC.
Si prevede che questo mezzo milioni di persone, basato sulle informazioni raccolte tra il 1° luglio e il 15 agosto, salirà a quasi 641.000 persone, quasi un terzo della popolazione, entro la fine di settembre. L'Ipc ha anche affermato che si tratta del peggioramento più grave della situazione da quando ha iniziato ad analizzare i dati sulla fame nella Striscia.
Preoccupa, in particolare, la situazione a Gaza City, dove è stata avviata l'occupazione da parte dell'esercito israeliano, e la carestia potrebbe estendersi a sud, fino a Deir al-Balah e Khan Younis, entro la fine del mese prossimo.
A commento del rapporto, il responsabile umanitario delle Nazioni Uniti, Tom Fletcher, ha affermato che a Gaza la fame “è apertamente promossa da alcuni leader israeliani come arma di guerra”. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha commentato il rapporto con un post su X: “Proprio quando sembra che non ci siano più parole per descrivere l’inferno di Gaza, ne è stata aggiunta una nuova: “carestia”. Non si tratta di un mistero ma di un disastro provocato dall’uomo, un’accusa morale e un fallimento dell’umanità stessa. La carestia non riguarda solo il cibo, ma è il crollo deliberato dei sistemi necessari alla sopravvivenza umana. La gente muore di fame. I bambini muoiono. E chi ha il dovere di agire sta fallendo. In quanto potenza occupante, Israele ha obblighi inequivocabili ai sensi del diritto internazionale, compreso il dovere di garantire il cibo e le forniture mediche alla popolazione. Non possiamo permettere che questa situazione continui impunemente. Basta scuse. Il momento di agire non è domani, è adesso. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato, del rilascio immediato di tutti gli ostaggi e di un accesso umanitario completo e senza restrizioni”. (aise)